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CORRISPONDENZE ESTEROMigliaia di case in eterna costruzione: in Tanzania il cielo è in una stanza

16.09.15 - 09:47
Un'abitazione propria. È il sogno di ogni abitante del Paese. Ma spesso il destino decide altrimenti
Migliaia di case in eterna costruzione: in Tanzania il cielo è in una stanza
Un'abitazione propria. È il sogno di ogni abitante del Paese. Ma spesso il destino decide altrimenti

IRINGA ­- Il sogno nel cassetto di ogni giovane tanzaniano è costruire una casa propria. Grande o piccola, bella o brutta, l'importante è che sia tutta sua. Per avere la sicurezza di avere sempre e in ogni caso un posto sotto il quale dormire. Anche senza lavoro, anche senza spiccioli.

Il terreno già c'è: un angolo di proprietà di famiglia, nel villaggio natale. Con i primi risparmi si comprano i mattoni. Si aspetta la stagione secca, e poi mischiando con l'acqua la terra rossa del suolo si fabbricano a mano migliaia di mattoncini da lasciar essicare al sole.

In seguito crescono le pareti, con i buchi per porte e finestre. Poi il passo più grande: il tetto; preferibilmente in lamiera, altrimenti di fieno. E una volta piazzata la porta d'entrata nella casa si comincia a viverci. Per ridurre il vento e la polvere le finestre sono coperte da cartoni o da grandi teloni in plastica. Il pavimento è terra pressata. Le porte all'interno sono lunghe tende leggere che svolazzano per gli spifferi.

E a questo punto i lavori si fermano. Non c'è fretta. L'obiettivo è stato raggiunto. Il giovane cammina orgoglioso per le stradine del villaggio. La comunità lo rispetta. Prima di trovare un divano, o un armadio, ha bisogno di una moglie. E dei figli. Ora è tutto pronto.

Arriva il primo figlio, e la casa é sempre la stessa. Arriva il secondo, e non è ancora cambiato molto. Poi i progressi si fanno vedere di anno in anno. Un cavo elettrico viene tirato giù dal tetto, con una presa per caricare il telefonino e una lampadina. Un affare andato bene significa una borsa di cemento da spalmare sul pavimento. Poi si intonacano le pareti. A poco a poco, una camera alla volta. Prima il salotto. Poi la camera da letto.

Sono poche le case che si vedono finite. Pochissime che vedono un soffitto. O un pavimento di piastrelle. Una casa moderna prima che sia completata è già diventata di vecchio stampo.

Il paesaggio è denso di case in eterna costruzione, che fanno parte di esso come un formicaio in un bosco. O come le nostre cascine in sasso di montagna. Le case di fango rosso non hanno contorno. Senza tetto, senza finestre. Per alcune i lavori durano anni e anni. Le case crescono cosí lentamente da venir un giorno dimenticate. E alle pareti di nessuno vengono poi a poco poco rubati i mattoni. E la casa muore così, di nuovo risucchiata nella terra.

Nate in modo così semplice e locale, sono talvolta fragili e pericolose. L'acqua le può indebolire e addirittura sciogliere. Le termiti adorano scavare lunghi tunnel nelle assi in legno del tetto. Migliaia di formichine vivono tra le pareti rosse. E così, di tanto in tanto, una qualche casa crolla con un tonfo. È un tonfo grave, sordo, che risuona per tutto il villaggio. In centinaia accorrono a rilevare i danni.

Altre volte una raffica di vento si porta via un tetto. La lamiera svolazzante si dimena in cielo: un'arma letale, che può tagliare come burro qualsiasi cosa si trovi sfortunatamente sul suo percorso. Speriamo solo questo succeda durante la stagione secca, cosicchè dormire sotto le stelle non sia particolarmente problematico.

Come nel caso di Nuru, donna che ha visto il suo tetto volare fino a schiantarsi sulla lamiera della casa vicina, tagliandola a metà. Vedova, con i figli lontani, ha risposto ai vicini allarmati: “Si vede che è giunta la mia ora, visto che neanche la casa mi rimane più!”.

Il giorno seguente è morta così, investita da un camion del legname, che non s'è nemmeno fermato per guardare indietro. E la sua casa è ancora lì. A cielo aperto sotto le stelle.

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