ROMA - Pelle a rischio, sulla spiaggia, anche con le cure ´fai da te´ a base di erbe.
"In natura - spiega Fabio Firenzuoli, presidente dell´Associazione nazionale medici fitoterapeuti italiani - le sostanze fotosensibilizzanti sono molto diffuse, sia tra gli alimenti, come prezzemolo o fichi, sia tra le sostanze medicinali che abitualmente vengono usate nella pratica dell´automedicazione". Le piante più pericolose appartengono alla famiglia delle ombrellifere: prezzemolo, finocchio, angelica ma anche iperico.
Gli effetti fotosensibilizzanti sono dovuti a dosi ´concentrate´ di particolari sostanze. Più a rischio, dunque, olii essenziali e estratti. "Non ci sono problemi - continua Firenzuoli - ad usare un leggero decotto di finocchio, nè a mangiare cibi arricchiti di prezzemolo, per le quantità estremamente limitata di principio attivo. Ma chi utilizza olii o estratti deve fare attenzione: bisogna sospendere o ridurre la cura qualche giorno prima di esporsi al sole".
Nessun problema invece per chi usa l´iperico come antidepressivo. "Questa pianta - aggiunge l´esperto - è fotosensibilizzante solo a dosi 30 volte maggiori di quelle terapeutiche". Assolutamente vietate, per l´alto potere irritante, le sostanze da spalmare direttamente sulla pelle come gli estratti oleosi di mallo di noce o l´olio di iperico (ottenuto dalla macerazione della pianta in olio di oliva).
"Le erbe - conclude Firenzuoli - contengono principi attivi e vanno usate con prudenza. Anche alimenti banali possono nascondere insidie. Qualche tempo fa mi è capitato di curare un uomo che si era gravemente ustionato con un impacco di aglio (fortemente caustico) utilizzato per ´curare´ un´artrosi al ginocchio".