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ITALIAUniversità: l'onda invade Roma, ma è uno tsunami pacifico

14.11.08 - 18:53
Keystone/AP/Gregorio Borgia
Università: l'onda invade Roma, ma è uno tsunami pacifico

ROMA - L´onda ha invaso Roma, ma non ha distrutto. Coerente con le promesse della vigilia, la manifestazione contro le politiche del governo italiano in materia di università e ricerca è stata uno tsunami pacifico che ha lambito Montecitorio, il Senato e Palazzo Chigi, per poi ritirarsi, lasciandosi dietro lattine vuote e cartelli stropicciati, verso i luoghi di partenza: l´università La Sapienza, gli altri atenei romani o le tante città da cui, tra ieri sera e stamani, si sono mossi migliaia di studenti, precari, ricercatori, docenti, allievi di conservatori e accademie per dire "no" alla legge 133, ai tagli di personale e risorse, alla trasformazione delle università in fondazioni, al provvedimento ammazza-precari.

È stata una protesta con due anime - quella del sindacato e quella del movimento studentesco - e due grandi assenti: il sindacato Cisl che ha ritenuto sufficienti le rassicurazioni avute dal ministro Gelmini e, a 48 ore dallo sciopero, ha revocato la mobilitazione, e il Partito democratico che, a parte qualche solitaria presenza avvistata nei pressi del palco di piazza Navona ha disertato la piazza.

Movimento studentesco e sindacale si sono sfiorati, ma non saldati. Forse non soltanto fisicamente. I tre cortei degli studenti (agli universitari si sono uniti anche gli studenti medi) sono partiti stamani da La Sapienza (dove in tanti arrivati da fuori Roma hanno dormito la scorsa notte nelle facoltà occupate), da Roma Tre, da piazza della Repubblica. Quello dei sindacati ha preso il via dalla Bocca della Verità. Destinazione comune piazza Navona. Ma lo spezzone forte degli studenti è arrivato a comizi conclusi.

In tanti hanno deviato prima, per raggiungere Montecitorio; altri li hanno raggiunti o si sono dispersi in tanti rivoli per le vie del centro: "blocchiamo la città, questa è la risposta dell´universita": Una promessa che non è rimasta campata in aria. Centomila hanno sfilato con i sindacati, secondo gli organizzatori, mezzo milione di ragazzi in piazza alla conta delle associazioni studentesche. Cifre ridimensionate dalla questura che parla di un più modesto 30 mila.

Tanti i cori e gli slogan che hanno avuto come bersaglio non soltanto la Gelmini, ma anche il ministro Brunetta e l´intero Governo, alternando il sofisticato al casereccio: "Legge 133 più irrazionale di radice quadrata di due", "Il sonno della ragione genera mostri", "Quo usque tandem Gelmini abutere patientia nostra" ma anche i più spiccioli "governo di nani arriva lo tsunami", "Gelmini ci hai provocato?... e noi te se magnamo" o il drammaticamente realistico cartellone arrivato da Cosenza "la ´ndrangheta ringrazia vivamente per la manodopera di cualita´". Tantissimi i dipendenti, per lo più precari, degli enti di ricerca. "Si sta affrontando la questione dei precari come mai si era fatto in precedenza", ha dichiarato Brunetta in una nota stampa.

Ma con i tagli, solo con i tagli - ha insistito il sindacato - non si va da nessuna parte. "Il Governo cambi rotta" ha ammonito ai manifestanti che affollavano piazza Navona il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. E ha avvisato: "siamo solo all´inizio e finché non raggiungeremo i nostri obiettivi non ci fermeremo. Tocca all´esecutivo decidere se aprire seriamente un confronto o continuare con l´autoritarismo e l´autoreferenzialità che lo ha contraddistinto fin dall´inizio". Una posizione condivisa anche dal movimento studentesco: domani e domenica assemblea nazionale a La Sapienza per decidere le prossime mosse. L´Onda oggi si è ritratta, ma il mare resta agitato.

ATS/ANSA

Foto d'apertura: Keystone/AP/Alessandra Tarantino
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