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Dal MondoSchengen: piccole città prima anti Ue passate al sì

07.06.05 - 15:41
Schengen: piccole città prima anti Ue passate al sì

BERNA - Le città svizzere di piccola e media grandezza dalle cui urne nel 1992 era uscito un "no" allo Spazio economico europeo (SEE) hanno avuto in seguito un'evoluzione in senso europeista e sono passate al "sì" lo scorso fine settimana sugli accordi di Schengene e Dublino. È quanto emerge da una prima analisi sulle votazioni a tema "europeo" fatta dall'istituto di ricerche specializzato gfs.bern.

Una comparazione tra i risultati del 1992 (SEE), del 2000 (accordi bilaterali) e del 2005 (Schengen/Dublino) a seconda del tipo di agglomerato mostra che in quelli delle grandi città gli elettori si sono espressi nelle tre occasioni in senso europeista, con una media del 58, del 78 e del 66 per cento rispettivamente. I comuni di campagna hanno invece accolto i bilaterali (58%), mentre hanno respinto sia il SEE sia Schengen: nelle due votazioni i sì sono stati il 42 e il 45% rispettivamente.

Le città di media grandezza invece, che nel 1992 avevano votato ancora come i comuni di campagna (49% di sì), in seguito hanno subìto una evoluzione più filo-UE: i sì ai bilaterali sono stati il 67% e quelli a Schengen/Dublino il 55%. Nel 1992 per esempio, la regione di Olten aveva respinto il SEE con un 58% di "no", ma poi ha approvato i bilaterali e anche gli accordi di Schengen e Dublino situandosi nella media svizzera. Soprattutto le piccole città svizzerotedesche situate lungo i grandi assi di traffico hanno modificato il loro atteggiamento, rileva gfs.bern.

Secondo l'istituto di ricerca, nella campagna in vista delle ultime votazioni gli avversari di Schengen hanno potuto rafforzare le loro posizioni soprattutto nella Svizzera rurale, mentre i guadagni nelle regioni delle città piccole e medie sono stati esigui.

ATS
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