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CHIASSOChiasso scopre la "Via della salute" dei Fedora Saura

02.05.14 - 08:58
Il disco della band ticinese verrà presentato a ChiassoLetteraria
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Chiasso scopre la "Via della salute" dei Fedora Saura
Il disco della band ticinese verrà presentato a ChiassoLetteraria

CHIASSO - Uno degli appuntamenti clou di ChiassoLetteraria è senz’altro la presentazione di “La via della Salute” (Pulver und Asche) dei Fedora Saura, band culto ticinese, sabato 3 maggio alle 23.30 presso il Griffe 123 . Fedora Saura è Marko Miladinovic, Zeno Maspoli, Marco Guglielmetti, Claudio Büchler e Giovanni Cantani.

 

Di questa inedita creazione ne parliamo con il cantante Marko Miladinovic.

 

Si sente un’urgenza comunicativa ancora molto forte, il ribadire concetti e tematiche, che “bagnavano” anche il primo disco. Come mai? È per via della nuova formazione allargata oppure altro?

Vi è l'urgenza di creare arte, che non è comunicazione né scelta, bensì un atto di resistenza o anche un fare il palombaro nell'oblio. E non può, tale urgenza, che divenire sempre più grande e sempre migliore... perché, naturalmente, non viviamo se non per superare noi stessi.

L'opera prima, “Muscoli in musica / Scelta degli uguali” (presentata nella Mole Vanvitelliana di Ancona per Mediterranea 16 – Biennal of Young Artists from Europe and the Mediterranean) tratta della cristianità. Era necessario affrontarla al fine di levarsi di dosso (insieme alla vergogna, la colpa, il risentimento, la vendetta, il premio e il castigo, bene e male, la compassione, la verità, la speranza, il peccato, l'aldilà, l'uguaglianza, il mondo vero, il bene in sé, ecc ecc) duemila e più danni.

“La via della salute” è, etimologicamente, l'opposto: il primo disco laico in un'Europa che ancora pensa da cristiano e parla da capitalista.

 

Siete partiti come duo-bomba, come vi siete espansi? È una scelta frutto della necessità? Avevate finito di esprimervi con i “colori” di chitarra/batteria?

Questi colori sono esplosi come a van Gogh i suoi “colori patata”. Così mi vien da pensare: non si finisce di esprimersi neppure morendo. Ciò non riguarda i fantasmi né gli ideali, piuttosto l'eredità che si lascia ai posteri. Con la nascita di mia nipote, ho riconosciuto due cose dolorose ma che conducono a una grande felicità e riguardano appunto questo discorso: soltanto la vita esiste; soltanto il futuro è possibile.

La necessità è cosa tanto buona che dà frutti e non dà scelte (riconosco anche che la scelta è sempre tra una Cocacola e una Cocacola Zero) – non sarebbe una libertà altrimenti!

Mentre l'espansione non è certo un fatto d'insufficienze espressive. È invece un'ulteriore opera e prova del valore che, dopo anni di esercizi e rifiniture, abbiamo creato con Fedora Saura.

 

In molti vi paragonano al cantautorato italiano e a band impegnate come CCCP o C.S.I. Sono vostre influenze? O le vostre influenze sono “autorali” (nel senso letterario del termine)? In soldoni, più musica o più lettera?

Chi scrive canta l'oblio. Così Gaber come Nietzsche, Petrolini come Michelstaedter, Modugno come Shellac. Landolfi nel Rien va: “Non si fa letteratura con la letteratura”. Non si fa musica con la musica, aggiungo.

 

Nelle vostre canzoni le parole contano. Oggi pare quasi una cosa in controtendenza: la gente sente ma non ascolta più. Come mai? Un consiglio per iniziare di nuovo ad ascoltare?

Le parole contano anche fuori dalle nostre canzoni, e mica solo nostre. A patto si smetta di contarle. Ho fiducia in quelle persone: forse c'è molto più da sentire che da ascoltare. C'è da ritornare a fidarsi (senza fede è meglio) dei propri sensi. Ciò significa che se mostro a due persone lo stesso colore, questi lo vedranno differentemente tra loro. Una stessa parola risuona diversamente in ogni bocca, così se i due pensassero lo stesso pensiero, questo non sarebbe più lo stesso. Ogni azione al mondo è irrepetibile: che sia un grattarsi il naso o un salto mortale: soltanto la miopia della morale vuole assoggettare ogni cosa alla sua debolezza e rigidità. Ancora non vuol spezzarsi, ma spezzarla è compito di ognuno. Nessuno al mondo è mai stato uguale a un altro.

Ritornando alla domanda: la miglior parte delle persone preferisce pensare a niente piuttosto che non pensare affatto. Ebbene: prima di parlare, provi a non pensare affatto.

Noi stessi siamo il nostro primo interlocutore.

 

Così come nel disco precedente ritorna in scena l’Europa. Cosa rappresenta per voi?

L'Europa è sempre esistita, ma una bandiera la rende distante. Le nazioni finiscono, questo lo sanno tutti, devono finire. Non rimarrà che l'Europa – irrealizzabile (non c'è sovranità che tenga).

Desideriamo far rivivere la potenza, la felicità, la forza,... che i nostri maestri, coloro che noi abbiamo scelto come maestri e per il nostro giudizio hanno ecceduto l'arte e loro stessi, ci hanno lasciato, ma non in silenzio.... bensì con un gran fracasso d'opere!

Fare l'Europa è lo scopo che ci prefiggiamo. Ma lo scopo è ciò a cui si tende, guai a realizzarlo! Come il desiderio, se esaudito muore. Come la morte, soltanto una metafora.

Affinché l'umanità torni bambina... Europei! Ancora uno sforzo se volete essere laici!

 

In una frase, quali progetti per il futuro?

Ozio e felicità: la sapienza del mondo!

(E anche suonare e cantare per il più bel concerto impossibile il 3 maggio a CHIASSOLETTERARIA alle 23.30 al Griffe 123 in Corso San Gottardo 11 a Chiasso).

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