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ATTUALITÀMercato azionario svizzero: cancellati 3 anni di Peg e 1 di performance

19.01.15 - 09:59
La decisione della BNS ha preso tutti di sorpresa
Ti-Press
Mercato azionario svizzero: cancellati 3 anni di Peg e 1 di performance
La decisione della BNS ha preso tutti di sorpresa

Il 2015 per l’SMI era partito sotto i migliori auspici: a metà di gennaio l’indice aveva infatti già stabilito un nuovo massimo post-2008, che lo metteva in una posizione migliore rispetto ai principali indici occidentali.

Fino alla mattina del 15.01, quando la BNS ha emanato la decisione epocale di abbandonare la parità con l’euro iniziata oltre 3 anni fa. La decisione ha preso tutti di sorpresa, compreso il Fondo Monetario che di regola viene informato in anticipo dalle maggiori banche centrali su cambiamenti di questa importanza. L’eccessivo cumularsi di riserve di valuta, l’accresciuta attrattività del CHF come moneta rifugio, l’imminente QE della BCE ed il costo crescente per mantenere il peg hanno quindi affrettato la decisione della BNS.

La reazione sul mercato azionario è stata immediata e violenta, considerato come la grande maggioranza dalla cifra d’affari delle società quotate sia in valute estere, e principalmente EUR e USD. La correzione di ieri e oggi, che racchiude in se le reazioni delle borse con diverso fuso orario, rappresenta un’approssimazione delle rettifiche che le società dovranno apportare alla rispettive cifre trimestrali e soprattutto alle guidances che ora il mercato attende assieme alla earnings season.

Un fattore mitigante è rappresentato dalla più o meno estesa base di costi incorsi all’estero, che quindi andranno ad ammorbidire le perdite, tuttavia questo è un fattore che andrà in modo preeponderante a beneficio delle maggiori capitalizzazioni, mentre le small & mid caps saranno quelle che si troveranno a soffrire maggiormente, avendo dei costi di produzione che rimarranno elevati, ma i cui prezzi all’esportazione, perlopiù in Europa con un accento verso la Germania, saranno drasticamente ridimensionati. Un effetto collaterale è che negli ultimi 3 anni, la BNS ha assunto il costo dell’hedging verso l’EUR, mentre d’ora in poi saranno le aziende a dover sostenere questa ulteriore spesa.

I settori più colpiti sono il turismo, le industrie che non possono delocalizzare la produzione se non con ingenti investimenti, e il prodotto “Swiss made” che perderà di competitività. Il bancario, sotto pressione in termini operativi, è invece maggiormente risparmiato visti i suoi costi elevati sulle maggiori piazze finanziarie mondiali, mentre l’assicurativo, grazie anche ai cospicui dividendi che saranno versati a primavera, oltre che i titoli difensivi che caratterizzano l’SMI, hanno contenuto le perdite.

L’indice ha quindi subìto la maggiore escursione di giornata da sempre, toccando in poco tempo il minimo di metà ottobre. Tuttavia, questa volta il minimo è arrivato in poche ore ed è di natura endogena, pertanto non è un movimento borsistico destinato ad innescare un recupero, ma riporta semplicemente la borsa indietro nel tempo, fortunatamente di un solo anno, a dimostrazione che il peg con l’EUR ha certamente aiutato la Svizzera ma che molti fondamentali hanno contribuito e continueranno a deporre a favore dell’economia elvetica a più lungo termine. A partire dallo scarto tra il DY dell’SMI, elevato e sostenibile, e il rendimento del Conf, in chiara tendenza discendente, che rimane un solido argomento per la borsa elvetica.

Per terminare, una veloce osservazione della volatilità di lungo termine mostra come l’SMI abbia raggiunto un picco molto più importante di quello di ottobre (poiché raggiunto in 1 solo giorno), ma solamente il terzo in ordine d’importanza degli ultimi 10 anni, ben inferiore ai livelli del 2008. L’SMI ha subìto una fortissima perdita, tuttavia, non appena stabilizzatosi al nuovo punto d’equilibrio, riteniamo possieda qualità sufficienti per poter riprendere una traiettoria positiva di lungo periodo.

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