Jean-Jacques Aeschlimann ha vestito per ben 14 stagioni il bianconero conquistando due titoli, tra cui quello indimenticabile alla Valascia
LUGANO - Quella sua finta nei rigori è diventata il suo marchio di fabbrica. Sempre la stessa. (Quasi) sempre vincente. E di rigori, Jean-Jacques Aeschlimann ne ha tirati tanti nella sua lunga e onorata carriera durata 23 stagioni, 14 delle quali trascorse sotto le volte della Resega.
Nato a Bienne nel 1967, Jean-Jacques - per tutti JJ - muove i primi passi nel Seeland. Esordisce in prima squadra nell’annata 1985/86 a soli 18 anni, mostrando subito una maturità e un carisma rari per quell’età. A Bienne, il giovane Jean-Jacques cresce e impara. Carpisce i segreti dai giocatori più scafati tra i quali figura un campione assoluto come Normand Dupont. E nel 1991 firma per il “Grande Lugano”, che però - dopo aver cannibalizzato la LNA con quattro titoli in cinque stagioni (dal 1986 al 1990) - vivrà in quegli anni un periodo di appannamento.
Per alzare al cielo il primo trofeo di campione svizzero (ne vincerà due) Aeschlimann dovrà infatti attendere 9 anni. Un titolo indimenticabile per lui e per tutti i tifosi bianconeri. Vinto in casa dei rivali di sempre. Una serie di finale - in cui la linea di Aeschlimann riuscì spesso ad imbrigliare il duo terribile composto da Petrov e Di Pietro - che ebbe la sua apoteosi il 5 aprile 1999.
Una gara-5 che è indelebilmente impressa nella memoria di JJ. Lo storico numero 19 bianconero è infatti il primo ad andare ad abbracciare Geoffrey Vauclair dopo il provvisorio 1-0 ed è uno dei primi a saltare in aria dalla gioia per il definitivo 3-1 ottenuto da Fuchs a gabbia sguarnita a 18 secondi dalla fine. Poi fu soltanto gioia. E festeggiamenti irripetibili. JJ e diversi compagni di squadra tornano a Lugano con ancora indosso i pattini. Alla Resega vi è una folla oceanica per festeggiare gli eroi del titolo probabilmente più iconico della storia bianconera. Due colori che il nativo di Bienne - ma ormai luganese d’adozione - porta nel cuore e si è fatto tatuare sulla pelle. Dopo il titolo del 2003, JJ saluta la sua Lugano nel 2005 - dopo 712 partite e 317 punti (138 reti) - per una breve parentesi prima a Friborgo (in A) e poi al Losanna (in B). «Ma certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano» cantava Venditti, e allora Aeschlimann - dopo un apprendistato dietro alla scrivania in Leventina - torna nel 2013 dal suo amore diventandone il direttore amministrativo. Il “vecchio cuore” bianconero. Un marchio di fabbrica come quel rigore.
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