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SPECIALE FORMAZIONECISA, la scuola dove si impara l'arte cinematografica

25.05.20 - 06:30
Entriamo nelle aule dove il «cinema si impara facendolo». Ci guida il direttore Domenico Lucchini
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CISA, la scuola dove si impara l'arte cinematografica
Entriamo nelle aule dove il «cinema si impara facendolo». Ci guida il direttore Domenico Lucchini

LUGANO - Quali studi si possono intraprendere al CISA? Quali gli sbocchi professionali? Lo abbiamo chiesto direttamente a Domenico Lucchini, direttore della scuola. 

Quali studi si possono intraprendere al CISA? 
«Il CISA è un centro di formazione e cultura cinematografica, televisiva e multimediale orientato alla formazione di professionisti. Prepara dunque con un orientamento didattico eminentemente pratico ad alcune professioni nell’ambito audiovisivo. Dopo un primo biennio rilascia un diploma SSS in “Designer visivo/film”, seguito da un anno post diploma di specializzazione (SPD) che consente di ottener la qualifica di “Cineasta cinetelevisivo”. Gli indirizzi del percorso scolastico sono quelli di regia, direzione della fotografia e camera, sound design, montaggio, produzione creativa e scrittura cinetelevisiva».

Quanti studenti e professori conta oggi la scuola? 
«Oggi il CISA conta una cinquantina di studenti provenienti da Svizzera, Italia e altri paesi con un massimo di 18 allievi per classe; ciò che consente un accompagnamento pedagogico ottimale oltre che a garantire ad ognuno le strumentazioni tecniche necessarie. I docenti, che per la maggior parte sono dei professionisti provenienti dalla filiera cinematografica e televisiva, sono anche una cinquantina. In pratica un virtuale rapporto quindi allievo-professore di uno a uno! A queste componenti si deve aggiungere una decina di operatori fissi che costituiscono lo staff, l'amministrazione e la direzione della scuola».

Quali sono gli sbocchi professionali? 
«Essendo il CISA una Scuola Specializzata Superiore che è un genere di scuola professionale vicina al mercato del lavoro, gli sbocchi professionali sono molteplici. Come “designer visivo” per esempio si possono sviluppare progetti di comunicazione o realizzare prodotti multimediali collaborando con professionisti del video, della televisione, del web o del cinema. Come “filmaker" si padroneggiano per contro già le tecnologie per produrre e realizzare documentari, videoclip o cortometraggi di finzione. Statisticamente è comprovato che l’85% dei nostri allievi trova subito un impiego nell’ambito audiovisivo».

Quanto conta la pratica per gli studenti della scuola?
«La pratica al CISA, dove si impartisce il metodo del “learning by doing” e dove quindi il cinema si impara facendolo, conta molto. Gli studenti sono inseriti in contesti creativi, dove viene valorizzato il lavoro di gruppo, e dove sono simulati ma spesso anche sperimentati attraverso degli stages (per altro obbligatori) degli scenari e delle situazioni di vita professionale reale. L’indagine della realtà è una prerogativa della scuola che è un luogo di incontro tra le idee e la pratica del vivere dove la rappresentazione della realtà si misura con le cose e le persone in un contesto esaltante come il Palacinema».

Come avete gestito la crisi Coronavirus al CISA?
«Grazie ai mezzi tecnologici e alla straordinaria disponibilità dei docenti e dello staff della didattica, il CISA non ha mai dovuto interrompere la sua attività. Abbiamo adeguato piani di studio, tempi di lavoro e calendari e dotato di mezzi gli studenti che non ne erano in possesso. Le lezioni teoriche sono state così assicurate, quotidianamente, con efficaci sistemi di e-learning. Gli studenti hanno inoltre potuto accedere, singolarmente e rispettando tutte le misure di sicurezza, alla sede (studi, sale di montaggio e biblioteca) e alle attrezzature della scuola. I ragazzi, tra pochi giorni, pur dovendo seguire le rigide misure di sicurezza, potranno tornare assieme al PalaCinema, per concludere l’anno e realizzare i film di diploma».

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