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LOCARNOPacifici e armati. Quando la libertà suona come uno sparo

11.08.13 - 18:30
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Pacifici e armati. Quando la libertà suona come uno sparo

LOCARNO - Intervista al regista di Heritage David Induni, il cui sguardo ci ha portato nel cuore di un’antica tradizione senza giudizi e pregiudizi alla scoperta del rapporto ancestrale che la Svizzera ha con le armi.

Ci sono giovani svizzeri che fanno di tutto per evitare il servizio militare lui, invece, avrebbe tanto voluto indossare la tutta mimeticaAvrei voluto fare la scuola reclute ma non ho potuto – racconta David Induni regista di Heritage, un documentario sul rapporto degli svizzeri con le armi - mi sa che ero troppo vecchio, in compenso mi sono beccato una multa (ride ndr). Lo volevo fare perché sarebbe stato un ottimo modo per conoscere la Svizzera: con l’esercito si gira in lungo e in largo su tutto il territorio, finendo anche in paesini che altrimenti non s’incontrerebbero. È davvero un ottimo modo per incontrare luoghi e persone diverse tra loro”.

Un modo al quanto singolare di guardare  l’esercito ma che rispecchia perfettamente lo spirito curioso di questo regista partito alla ricerca delle radici di una tradizione, quella del tiro, che in un qualche modo, in quanto svizzero, lo riguarda da vicino:

“Non sono affascinato dalle armi in sé – continua David – ma dalla tradizione. Sono uno svizzero cresciuto all’estero e a casa mia non c’erano armi. Ho incontrato il tiro per la prima volta quando sono rimpatriato: sentivo sparare ma non capivo cosa fosse e allora ho cominciato a indagare. Questo mi ha intrigato. Volevo capire ed entrare nel cuore di questa tradizione; per farlo senza giudizi e pregiudizi è stato importante mettere, rispettandolo, il punto di vista di tutti.”

Non deve essere stato facile non prendere posizione…
“No, e infatti la scommessa è stata proprio quella: non cadere, come facilmente poteva succedere, nella propaganda, in un senso o nell’altro.”

 

Per quanto tu possa essere stato bravo a evitare questo rischio, qualcuno potrebbe comunque vederci una presa di posizione, pro o contro. Come vivi questo aspetto?
“Con la mia piccola esperienza di vita ho imparato a rispettare i diversi punti di vista. Mi piace calarmi nei panni degli altri per capire meglio ciò che pensano. Chiaro preferirei che chiunque prima di dire David Induni è uno pro o contro le armi, venisse a parlare con me”.

Ti hanno proposto di sparare?
“Certo, e ho sparato, sei o sette volte. Tutta la mia troupe lo ha fatto. È molto facile parlare senza aver provato in prima persona. Così l’abbiamo provato sulla nostra pelle”.

Cos’hai provato?
“Oggi tiro con la balestra ma con un fucile è una sensazione differente, non è descrivibile, bisogna provarla”.

Molti spettatori hanno riso di alcune testimonianze, come interpretare questa reazione?
“Ci sono molti svizzeri che non conoscono il loro paese e le loro tradizioni perché non viaggiano, perché non si interessano; quando non conosci è facile cadere nel pregiudizio e quindi ci sono cose che fanno sorridere se non sei d’accordo o se non hai lo stesso punto di vista. Se questo riso sia positivo o negativo non lo so, l’importante è che il film piaccia alla gente e che susciti delle reazioni nelle persone. Questo mi farebbe piacere perché vuol dire  che la gente lo sta guardando davvero e che si interessano al tema”.

Il tiro come sport e la Svizzera esportatrice d’armi: due facce della stessa medaglia o due realtà che hanno in comune “solo” un fucile?
“Non sono io che posso rispondere a una domanda così. L’idea del film era di fare un percorso non per prendere una posizione pro o contro le armi, ma per indagare una tradizione e infatti si vedono persone che sono dei tiratori e come tali raccontano la loro passione. Visto il tema così forte, mi è anche sembrato giusto sentire dei politici dando una chiave per il dibattito dopo il film.

Quello che posso dire è che i tiratori non vivono l’arma in quell’ottica e non ne parlano in quei termini. È una tradizione, molto popolare, molto radicata ed è questo che mi ha colpito insieme al grande cameratismo che c’è. Ho sempre fatto il paragone fra il calcio e il tiro, perché quel tipo di cameratismo e quel fascino l’ho visto nel calcio”.

Molti tiratori hanno associato l’arma all’essere liberi, per te cos’è la libertà?
“Rispettare i differenti punti di vista, questa è la libertà, è la democrazia purtroppo molto difficile da trovare oggi.”

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