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CANTONEIl vero vantaggio dei bilaterali? "Nessuno sa indicarlo"

30.09.15 - 12:00
Il Consigliere nazionale uscente della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri risponde alle 8 domande in vista delle Federali del 18 ottobre
Il vero vantaggio dei bilaterali? "Nessuno sa indicarlo"
Il Consigliere nazionale uscente della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri risponde alle 8 domande in vista delle Federali del 18 ottobre

LUGANO - Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale uscente della Lega dei Ticinesi, ha risposto alle nostre 8 domande per le Elezioni federali del 18 ottobre. Quadri siede in Parlamento dal 2011, dove è entrato da subentrante nel mese di giugno di quell'anno (al posto di Norman Gobbi) e poi è stato confermato nella carica.

Lavoro: nel Mendrisiotto c'è una percentuale di frontalieri che supera il 50%. Neppure in Lussemburgo vi è una situazione del genere. Il liberismo abbinato al pragmatismo e all'utilitarismo tipicamente elvetici non rischiano di essere controproducenti per il nostro Cantone?

"Il problema è libera circolazione delle persone senza limiti, che ha spalancato le porte del piccolo mercato del lavoro ticinese all’enorme bacino di manodopera lombarda. La crisi occupazionale italiana fa sì che la pressione sul nostro Cantone sia enorme, e il differenziale tra il costo della vita al di qua e al di là dal confine, che costituisce un unico in Svizzera, genera fenomeni di dumping salariale e di sostituzione di residenti con frontalieri. Solo il contingentamento dei frontalieri e la preferenza indigena permetteranno di mettere un freno ad una deriva insostenibile".

Si dice che l'economia ticinese sia diventata più ricca dall'entrata in vigore degli accordi bilaterali. Questa ricchezza come è stata distribuita? I ticinesi sono più ricchi di prima?

"Si dice, appunto. Ma quale sia il reale e concreto vantaggio portato dagli Accordi bilaterali nessuno è in grado di indicarlo: essi non sono indispensabili all’esportazione, visto che si esportava anche prima. I ticinesi non sono in media diventati più ricchi, anzi perfino la SECO ammette l’esistenza di una pressione sui salari provocata dalla libera circolazione. I bilaterali hanno inoltre provocato aumento della criminalità, ingorghi viari e in generale diminuzione della qualità di vita".

Franco forte. Nonostante l'allarme lanciato dal settore industriale, dal turismo e dalla vendita al dettaglio, gli studi di ricerca parlano di economia svizzera che tiene e cresce. Tanto rumore per nulla?

"Questo genere di studi dice ciò che il committente vuole sentirsi dire. Nel turismo gli effetti del franco forte si vedono eccome. Inoltre il franco forte aggrava il dumping salariale e spinge privati ed aziende a fare acquisti all’estero. Ed è questo che ha permesso all’industria che importa le materie prime di parare il colpo".

Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno messo in discussione la politica del Consiglio federale in materia di migrazione. Come se ne esce?

"Non l’hanno messa in discussione, l’hanno bocciata. La politica migratoria del Consiglio federale è fallimentare. O piuttosto, è una non politica: infatti è la rinuncia al diritto di stabilire quanta e quale immigrazione si vuole in Svizzera. L’immigrazione nel nostro Paese dobbiamo tornare a deciderla noi, non l’UE. Del resto, indietro non si torna. Se Bruxelles non accetterà di concretizzare il voto svizzero del 9 febbraio, dovranno saltare i bilaterali. Meglio non avere accordi bilaterali nella forma attuale che andare avanti con la libera circolazione senza limiti".

I premi della cassa malati aumentano ancora. Fino a quando reggerà questo sistema?

"Fino a quando i cittadini non rifiuteranno in massa di pagare i premi gonfiati. Dopo la bocciatura popolare della cassa malati pubblica federale, tocca ai Cantoni muoversi, se del caso unendosi per creare delle casse regionali. La LAMal ha mostrato i suoi limiti: era scontato che sarebbe accaduto facendo gestire ai privati un’assicurazione sociale obbligatoria, che oltre un terzo dei ticinesi non è già ora in grado di pagare senza aiuti statali. La revisione del catalogo delle prestazioni coperte dalla LAMal non è comunque un tabù".

La Svizzera è risparmiata dal grande flusso di migranti in cerca di rifugio e prospettive di vita migliori. Ritiene necessario potenziare i controlli ai confini?

"Il fatto che finora nel nostro Paese non ci sia ancora il caos asilanti – ma i primi segnali si vedono - non garantisce affatto che ne saremo al riparo anche nel futuro prossimo. Tanto più che la Svizzera continua a farsi male da sola, rendendosi sempre più attrattiva per i finti rifugiati: vedi la nuova legge sull’asilo che garantisce loro l’assistenza giudiziaria gratuita “a prescindere”: un diritto che nemmeno i cittadini svizzeri hanno. Gli accordi di Schengen vanno subito sospesi. Occorre reintrodurre i controlli sistematici al confine. Controlli la cui abolizione presupponeva che i confini esterni delle spazio Schengen fossero a tenuta stagna, e che gli accordi di Dublino venissero applicati dai paesi firmatari. Ma né l’una né l’altra condizione si è mai verificata. Il Sì popolare al sistema di Schengen/Dublino è stato estorto con l’inganno".

La politica energetica è abbastanza o troppo coraggiosa?

"Direi azzardata. Sull’onda emotiva di Fukushima, si è decisa l’uscita dal nucleare, che è la nostra principale fonte di approvvigionamento energetico, senza avere delle alternative. Per fortuna il Consiglio degli Stati ha deciso di non mettere una data di scadenza alle centrali nucleari svizzere, che potranno rimanere in funzione fino a quando rispetteranno i severi standard di sicurezza nazionali ed internazionali. Ed ha pure deciso che i sussidi alle energie rinnovabili abbiano una scadenza, perché non si può continuare a gravare di nuovi costi la piazza industriale svizzera, oltre che tutti i consumatori. Inoltre anche il settore idroelettrico ed i canoni d’acqua sono minacciati. I Cantoni alpini, tra cui il nostro, si troveranno in difficoltà".

Finanziamenti ai partiti poco trasparenti, rappresentanti del popolo al servizio delle lobby dei potenti dell'economia. Come rispondere a queste accuse? 

"Io non faccio parte di alcuna lobby e non siedo in nessun consiglio d’amministrazione (se non quelli legati alla carica di municipale di Lugano). La mia campagna elettorale la finanzio interamente di tasca mia".

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