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ELEZIONI FEDERALIRivo Cortonesi dei Liberisti: "A Berna per impedire danni al Ticino"

12.09.07 - 12:04
Parte oggi sul nostro portale una nuova iniziativa editoriale legata alle prossime elezioni federali. Si tratta di Una nuova sezione curata dalla redazione di Tio dove sarà possibile trovare tutte le notizie inerenti le elezioni: interviste, prese di posizioni dei partiti, i programmi elettorali. Insomma tutto quello che c'è da sapere in vista delle elezioni di ottobre. Iniziamo a proporvi una serie di interviste ai vari candidati ticinesi per il Consiglio degli Stati. Ad inaugurare la sezion
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Rivo Cortonesi dei Liberisti: "A Berna per impedire danni al Ticino"
Parte oggi sul nostro portale una nuova iniziativa editoriale legata alle prossime elezioni federali. Si tratta di Una nuova sezione curata dalla redazione di Tio dove sarà possibile trovare tutte le notizie inerenti le elezioni: interviste, prese di posizioni dei partiti, i programmi elettorali. Insomma tutto quello che c'è da sapere in vista delle elezioni di ottobre. Iniziamo a proporvi una serie di interviste ai vari candidati ticinesi per il Consiglio degli Stati. Ad inaugurare la sezion

Per quali tematiche ticinesi intende battersi a Berna? E per quali motivi?
"Così come viene posta, la domanda tradisce un’idea radicata in moltissimi cittadini, e cioè che a Berna ci sia una fabbrica di leggi dove occorra “battersi”  per spuntarne qualcuna a nostro favore. Noi invece ci adopereremo per ... smontare la fabbrica, cioè per impedirle di nuocere, al Ticino così come agli altri  cantoni e agli altri cittadini svizzeri. Per quale motivo? Perché, in linea con la nostra filosofia politica libertaria, riteniamo che la società civile sia una cosa e lo Stato un’altra. La prima “vive” se il diritto dei cittadini all’uso esclusivo “del proprio corpo, della propria mente e dei frutti del proprio  lavoro” e “al loro libero scambio” sono garantiti integralmente, il secondo è tollerabile solo se si limita a difendere questi diritti e non si impiccia  d’altro".

Quali cambiamenti vorrebbe vedere a livello svizzero?
"Vorrei vedere un virata in stile Alinghi verso una rotta libertaria. Ciò è possibile solo garantendo ai cittadini quei diritti fondamentali cui ho accennato. Noi liberisti riteniamo che questo sia anche l’unico modo per rifondare su basi ideologicamente salde e affidabili il Sonderfall elvetico".

Secondo lei di cosa ha bisogno oggi la Svizzera?
"Ha bisogno di buttare nella mischia della competizione globale tutte le sue forze; ogni vettovaglia che non giunge al fronte, perché dirottata ad ingozzare gli allegri bagordi di retrovie parassitarie, la espone alla sconfitta. Dobbiamo assolutamente evitare di perdere. Dunque si tratta di fare buon uso delle  risorse, restituendole alla creatività e alla laboriosità dei cittadini e sottraendole all’invadenza inconcludente e dispersiva dello Stato in ogni settore  della vita sociale".

Leggendo i blog di politica emerge un atteggiamento di sfiducia nella politica e nei politici da parte della popolazione. Secondo lei perché, e come bisognerebbe correre ai ripari?
"Non tutti hanno un senso di sfiducia nella classe politica. Quelli che, ad esempio, traggono indubbi vantaggi dalla spoliazione altrui, se la ridono alla grande e a loro la classe politica va bene così com’è. Gli altri invece avvertono un senso di impotenza che è sintomo manifesto di una condizione servile. Il problema è che non l’hanno ancora realizzato pienamente e confidano ancora, assurdamente, che siano i loro stessi guardiani ad aprire la porta della cella. Siccome questo non è evidentemente possibile, cadono nello sconforto. Come bisognerebbe correre ai ripari? Disintossicandoli il più fretta possibile da
tutte le paure che i guardiani gli mettono addosso. È come se dicessero: se cerchi di evadere, chissà cosa ti aspetta là fuori! Tanto basta perché i più decidano di non tentare neppure la fuga. Noi gli offriamo, in queste elezioni, un’occasione unica per cercare di liberarsi da certi guardiani. Sta a loro coglierla oppure no".

Quattro problematiche di cui si parla spesso: integrazione, ambiente, disoccupazione e costi della salute. Qual è la sua posizione in merito a queste tematiche?

Integrazione: credo, in tutta sincerità che “la migliore politica dell’immigrazione consista nel non averne”. Ognuno deve essere libero di offrire, in ogni parte del mondo, le sue prestazioni di lavoro e gli altri devono essere liberi di accettarle o di rifiutarle, per qualsiasi ragione. La libertà di migrazione non significa affatto che uno straniero ha il diritto di andare dove vuole, ma che può andare liberamente solo là dove c’è la volontà di riceverlo.
Se gli Stati non ci mettono lo zampino, se cioè “si evita di mettere in atto misure di sostegno all’immigrazione finanziate con i soldi pubblici”, lo straniero che verrà in Svizzera o lo svizzero che emigrerà in un paese straniero, saranno esattamente sullo stesso piano del cittadino indigeno: lavoreranno (e dunque emigreranno) solo se qualcuno li accetterà in quel paese offrendo loro del lavoro; potranno sopravvivere dignitosamente solo se
riusciranno a contrattare un salario adeguato al costo della vita in quel paese e rispetteranno i diritti di proprietà altrui, allo stesso modo in cui gli altri rispetteranno i loro.

Ambiente: i problemi legati alla protezione dell’ambiente sono di facile soluzione quando sono ben definiti i diritti di proprietà dell’inquinato e dell’inquinatore; perché ad un diritto di proprietà ben definito è sempre associata   una “responsabilità” ben definita; diversamente tutto si fa maledettamente più complicato. Come ingegnere, opero da anni in campo ecologico: mi sono occupato agli inizi della mia vita lavorativa delle emissioni inquinanti dei motori Diesel, poi di inquinamento acustico e, più genericamente, ambientale. Le posso assicurare che, laddove i diritti di proprietà sono ben definiti, lo stato attuale della tecnica e la giurisprudenza consentono di risolvere quasi sempre in modo soddisfacente, per le parti in contenzioso, il problema. Diverso è quando ad inquinare è lo Stato stesso e, più difficile ancora, quando un popolo intero diventa inquinatore (ad esempio attraverso l’uso
massiccio dell’automobile) o un’azienda scarica nell’atmosfera inquinanti che, per quanto non evidenti localmente, possono risultare nocivi se cumulati con quelli di altre aziende, magari distanti centinaia di km da essa. Alludo evidentemente alle tanto controverse emissioni di CO2. Per risolvere questo tipo di problemi non esistono che quattro strade:  un’esatta valutazione scientifica, la sensibilizzazione, l’evoluzione della tecnica e un libero mercato che consenta di premiare le aziende più innovative. Sono contrario ad ogni forma di intervento statale, meno che mai “sussidi” o “imposizioni fiscali”, fatti salvi provvedimenti di incentivazione attraverso “detassazione”.

Disoccupazione: a costo di sembrare crudele occorre che dica chiaro e tondo che “il diritto al lavoro non esiste”. Quello che esiste è soltanto il diritto alla libertà di scambio, ossia il diritto di accettare un posto di lavoro se un altro decide di offrirlo. È proprio perché poi le cose, alla fine, stanno sempre così, in tutta la loro crudezza, che bisogna sgombrare il campo dalle false promesse e dalle facili illusioni: lo Stato, parliamoci chiaro, non è affatto in grado di creare posti di lavoro “veri”. Quello che gli uomini dello Stato possono però fare è NON RUBARE. Cioè evitare di sottrarre soldi alla gente attraverso la coercizione fiscale per poi distribuirli, in modo improduttivo, agli amici più vicini ai loro centri di potere. Se si dimostreranno capaci di tenere lontano la zampina dalla marmellata, le possibilità che la società civile sappia “da sola” creare opportunità di lavoro con le risorse che non gli saranno forzosamente sottratte, aumenteranno sicuramente. Poiché però non mi fido degli uomini dello Stato, l’unico modo per far sì che ciò accada non è confidare nell’uso “etico” della zampina, ma, più brutalmente, togliere proprio la marmellata dal tavolo. Per questo, come scritto nel nostro documento elettorale “Per un Ticino liberista a Berna” noi ci adopereremo, ovviamente insieme ad altre formazioni politiche, perché il problema della “coercizione fiscale” sia posto chiaramente dinanzi al paese.

Costi della salute: viviamo in un sistema salute gestito solo apparentemente in regime concorrenziale. Come per la scuola e le assicurazioni sociali, anche per la salute, lo Stato è il “monopolista” di riferimento. Mi piace citare la risposta che a questo quesito dette il prof. Giovanni Barone Adesi: “Dobbiamo pagare premi sempre crescenti senza discutere; naturalmente in qualsiasi mercato, nel quale si é obbligati ad acquistare senza poter contrattare, il prezzo esplode; è cio' che sta avvenendo in Svizzera”. Le soluzioni? Mi limito ad elencarne alcune: la libertà di contrarre polizze assicurative con chiunque e con qualunque franchigia, la soppressione del controllo sui prezzi, la creazione di un conto salute a capitalizzazione per i più giovani.

RED

 

 

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