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ArchivioINTERVISTA: Enzo Jannacci: "Via del Campo? L'ho scritta io!"

11.04.00 - 16:39
Chiacchierata a ruota libera con Enzo Jannacci, protagonista sabato sera al Casinò di Campione di un intenso ed apprezzato concerto.
INTERVISTA: Enzo Jannacci: "Via del Campo? L'ho scritta io!"
Chiacchierata a ruota libera con Enzo Jannacci, protagonista sabato sera al Casinò di Campione di un intenso ed apprezzato concerto.
Un intervista a Enzo Jannacci può essere descritta sinteticamente come "l'incubo del cronista". Per quanto il giornalista possa essersi preparato, abbia selezionato con cura i temi e circoscritto gli argomenti su cui discutere, Jannacci Vincenzo, eminenza grigia della canzone d'autore italiana ma anche imprevedibile interlocutore, con quel suo fare a metà tra l'indolenza e l'ironia, riuscirà inevitabilmente a divagare e a parlare prevalentemente... di quello che interessa a lui. Chi ha poi il coraggio di interromperlo? Jannacci butta lì nomi, aneddoti e ricordi che spaziano attraverso gli ultimi trent'anni di cultura musicale italiana. Dopo cinque minuti la scaletta delle domande va a pallino, l'intervista diventa una affascinante conversazione...e meno male che c'è il registratore...

L'ultima volta che ha suonato dalle nostre parti, a Chiasso due anni fa, si era parlato delle difficoltà nei rapporti con la sua casa discografica. Come si è evoluta la situazione, in particolare dopo la sua partecipazione a Sanremo dello scorso anno?

Dopo Sanremo sono stato cacciato via. Hanno fatto di tutto perché me ne andassi, mi hanno persino pagato. Nei loro piani, il CD realizzato per Sanremo doveva servire a contrastare una casa concorrente che continuava a fare uscire dischi con i miei vecchi pezzi. Hanno insistito per pubblicarlo, anche se conteneva solo due canzoni inedite (tra cui appunto "Quando un musicista ride", abbastanza emozionante ma che non c'entrava niente con Sanremo), mentre tutte le altre erano cover di cose già incise. Avrebbero dovuto aspettare: proprio ultimamente ho composto per Cochi e Renato "Nebbia in Valpadana", poi abbiamo fatto una canzone per "Luna Rossa" di Prada.

Era sua la sigla di "Nebbia in Valpadana?"

Certo. Quando è venuto da me Renato (Pozzetto) con questa frase "Nebbia in Valpadana, calmi gli altri mari", una frase che è una folgorazione, non ho saputo resistere. Renato è ancora lo stesso, intelligente, come Cochi, sono capaci di avere idee stimolanti e divertenti.Anche col gruppo la suoniamo, adesso, ma in modo diverso da come è venuta nella sigla della trasmissione, meno burlesca, più funky. Per tornare al discorso di prima, ho preparato altri pezzi oltre a questi, e sono pronto a registrare un nuovo disco. Sto solo aspettando l'offerta più interessante di una casa che mi garantisca di realizzare un prodotto valido...insomma visto che in questi giorni continuano a intervistarmi per altre cose, per parlare di Mina, per parlare di Dario Fo...beh, sono contento di poter parlare un po' anche di me e dei miei progetti. Anche perché non amo andare in televisione ed espormi per farmi pubblicità.

Domenica scorsa era a Genova per la commemorazione di De Andrè. La canzone che ha cantato, "Via del Campo", le è stata proposta o l'ha scelta lei?

La canzone è mia (momento di stupore del cronista), si è mia. Si chiamava "La mia morosa va alla fonte", e risale al periodo delle canzoni composte con Fo, come "Prete Eliprando". Ad un certo punto avevo sentito un paio di volte "Via del Campo" e con Dario ci siamo detti: "Ma questa qui è nostra!". Tramite la casa discografica di allora, la Ricordi, ci siamo messi in contatto con Fabrizio, che da gran signore, ha ammesso di aver ripreso la melodia perché la credeva di una canzone popolare. La suonerò anche stasera, ma naturalmente nella versione di Fabrizio, in cui ogni parola pesa una tonnellata, con un arrangiamento molto particolare di piano e fisarmonica.

Parliamo un momento del suo gruppo: in questi ultimi anni i suoi organici e i suoi arrangiamenti vanno sempre più orientandosi verso il jazz.

Il curatore degli arrangiamenti è mio figlio Paolo, io non me ne occupo più. Il nostro organico attuale dà molto spazio ad un giovane flicornista, Marco Brioschi, la cui sonorità si inserisce perfettamente tra la mia voce e le tastiere. Il batterista è un giovane, che chiamo "Pierino", molto timido, Roberto Baida. Il bassista è Marco Ricci, con cui collaboro da anni, bravo sia con il basso elettrico che con il contrabbasso. Il gruppo ha una sonorità molto funky, che però richiede una grande attenzione al ritmo. Ci sono certe basi... sentirai in "Hey Luna Rossa": lì, se sbagli il tempo, è finita. "Luna rossa" ha avuto un grande successo e si è diffusa molto tramite Internet. Pare che fosse trasmessa dai DJ delle radio locali e poi passasse agli altoparlanti sul molo durante le regate. La cantavano tutti. Ne ha scritto persino Zucconi sul "Corriere della Sera". Il testo è stato pubblicato sulla "Gazzetta dello Sport" nelle scorse settimana.

Ma lei dunque è un appassionato di regate...

E' stata una sofferenza, il Milan al confronto non è niente. Mi sono svegliato una notte in cui ero sicuro che avremmo perso la partita con Cayard e ho composto "Hey Luna Rossa" per incoraggiare l'equipaggio della barca italiana.

E qui Jannacci si inoltra in una approfondita spiegazione dei motivi che hanno portato alla (ingiusta) sconfitta della barca di Prada. Ma non per molto: il discorso si sposta su Internet, per passare alla versatilità musicale di Paolo Jannacci, e poi ad una serie di considerazioni su alcuni dei musicisti che hanno partecipato alla realizzazione dei suoi album. Mentre stiamo abbordando il discorso "Ti ricordi Mark Harris, il pianista che è venuto dall'America per imparare il sardo e poi è finito a suonare il jazz in Italia? C'era anche lui l'altra sera a Genova..." il suo manager mi fa gentilmente segno che l'intervista è finita. L'intervista? E chi se ne ricordava più!

Alessandro Zanoli
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