Dibattito sulla lotta contro la sperimentazione sugli animali
IRB Bellinzona: siamo uomini o topi?
In questi giorni si è acceso un dibattito che ha riportato al centro dell’attenzione pubblica (per ragioni e con motivazioni diverse) l’IRB di Bellinzona. Non entriamo nel merito degli squallidi attacchi a Michel Venturelli e delle discussioni (pur importanti) sulla pianificazione territoriale. Per ragioni di spazio e competenza, preferiamo soffermarci sul tema che ci vede impegnati in Svizzera e all’estero da oltre 30 anni: la lotta contro la sperimentazione sugli animali (che all’IRB viene praticata, come tutti ormai sanno) e la diffusione delle metodologie scientifiche sostitutive, riconosciute da una parte enorme e sempre crescente della comunità scientifica, anche in ambito immunologico.
Non portano a nulla affermazioni (che abbiamo letto) sulla "inevitabile necessità" di ricorrere agli animali che vengono invece utilizzati per ragioni economiche, di praticità ed altro che nulla hanno a che vedere con la scienza. E neppure la supposta "obbligatorietà di legge" (quasi un "vorremo evitare ma siamo costretti") che non sta scritta da nessuna parte, neppure nella seppur permissiva legge federale in materia (per chi fa ricerca). A sostegno dell’assurdità dell’utilizzo di topi e ratti come modello per gli esseri umani, ci sono centinaia di pubblicazioni scientifiche, associazioni di medici e dichiarazioni di esperti nelle varie discipline mediche (quindi anche in ambito immunologico, nella ricerca contro il cancro, l’AIDS, ecc..); contraddizioni ormai evidenti e pubblicate anche sulle riviste mediche più accreditate. Qui non c’è lo spazio, ma siamo disponibili a fornire ogni dettaglio in merito e spesso riportiamo articoli e testimonianze sulla rivista Orizzonti.
Rispetto al campo di ricerca collegato alla vivisezione compiuta all'IRB, abbiamo ospitato testimonianze di esperti proprio in virologia ed immunologia che lavorano in Francia e in Italia che, per esempio, dichiarano:
"Ogni specie animale ha una propria fisiologia e risponde diversamente all’ambiente che lo circonda. Uomini, topi, conigli, ratti, primati non umani, si ammalano di malattie diverse o sono più sensibili o più resistenti allo stesso agente patogeno, rispondono anche in maniera completamente opposta ai farmaci o a sostanze naturali" .[Orizzonti dic.2010, Dott.ssa Valentina D’Arienzo, virologa, Unité INSERM U966, Parigi].
"Le condizioni sperimentali sarebbero già da sole, sufficienti per rendere inattendibili le ricerche, ma, come se questo non bastasse, a questo si aggiunge la manipolabilità dei risultati a cui, perfino in buona fede, si può far dire tutto ciò che si vuole. La vivisezione è dunque una metodica per risultati fuorvianti, un potente mezzo di falsificazione scientifica e utilizzata come mezzo di raccolta di denaro pubblico e privato semplicemente dichiarando promettenti alcuni risultati preliminari" . [Orizzonti, dic.2006, Prof. Giulio Tarro, collaboratore del Prof. Sabin all'Università di Cincinnati, Professore di Virologia Oncologica presso l'Università di Napoli, già Direttore del National Cancer Institute, Presidente della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera UNESCO].
Quello che i portavoce dell'IRB evitano di dire è che:
Queste massime differenze nel sistema immunitario sono probabilmente dovute al fatto che uno dei fattori necessari per la sopravvivenza è la capacità di resistere ad agenti patogeni; quindi il sistema immunitario tende ad evolversi e a differenziarsi fra le specie decisamente più velocemente rispetto ad altri sistemi fisiologici.
E mentre sui giornali si leggono paragoni surreali quanto inutili come "(…) se invece dobbiamo mettere tutti sullo stesso piano, allora paragoneremo il taglio di un albero all’eliminazione di un individuo. Oppure valuteremo il gesto di un bambino che raccoglie qualche fiore da regalare alla mamma come una fra le attività più abominevoli da compiere nei confronti del vegetale." [La Regione, 15.03.2011, Christian Paglia] nessuno cita che una ricerca dell' Università di Edimburgo, dell'Università di Bristol, della Yale University del New Haven e della Scuola di Igiene e Medicina Tropicale di Londra [British Medical Journal, numero 328 del 28-2-2004] ha dimostrato che:
Non stupisce quindi il fatto che, non solo gli animalisti, ma anche nuove associazioni di malati gravi (di cui la più nota è l’associazione « Seriously III Against Vivisection»), si stanno organizzando e, seguendo da anni i continui « successi » ottenuti sugli animali rivelatisi poi fallimentari nell’uomo, stanno iniziando a chiedere:
Per il momento quindi la nostra critica è ferma e decisa, indipendentemente dal quantitativo e dalla tipologia di animale utilizzato. Se non sarà una decisione diretta dell’IRB siamo convinti che arriverà il giorno in cui, sulla spinta di cambiamenti legislativi e delle conoscenze scientifiche, anche questo Istituto di ricerca come altri abbandonerà completamente e definitivamente la vivisezione, pratica obsoleta, crudele e contraddittoria.
Massimo Tettamanti, Ph.D., consulente scientifico ATRA
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