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CANTONEBeethoven e Brahms all’ombra di Mozart

10.03.21 - 19:31
Nuovo appuntamento dei giovedì OSI al LAC con Krzysztof Urbánski e Alice Sara Ott
OSI
Alice Sara Ott sarà tra i protagonisti del giovedì OSI al Lac.
Alice Sara Ott sarà tra i protagonisti del giovedì OSI al Lac.
Beethoven e Brahms all’ombra di Mozart
Nuovo appuntamento dei giovedì OSI al LAC con Krzysztof Urbánski e Alice Sara Ott

LUGANO - Proseguono i giovedì della rassegna OSI al LAC. Domani, 11 marzo alle ore 20.30, sarà la volta del gradito ritorno a Lugano del direttore d’orchestra polacco Krzysztof Urbánski, insieme alla non meno attesa pianista nipponico-tedesca Alice Sara Ott.

Come sempre in questo periodo i concerti si tengono a porte chiuse e, grazie alla collaborazione con la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, sono offerti in videostreaming RSI il giovedì alle ore 20.30 su www.osi.swiss o rsi.ch/live-streaming, oltre che in diretta radiofonica su RSI Rete Due.

Il programma della serata, in parte rimodulato, presenta in apertura la celebre ouverture per la tragedia di Goethe Egmont, primo numero di una serie di dieci musiche di scena che Ludwig van Beethoven realizzò affascinato dalla figura del conte di Egmont, eroe della lotta di liberazione delle Fiandre dal dominio spagnolo nel ‘500.

Al centro della serata figura invece il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do minore, con il quale Beethoven prese le distanze dai precedenti modelli mozartiani, realizzando nel Largo
centrale un capolavoro personale di raffinatezza e rarefazione espressiva.

Se Beethoven si dovette misurare con l’ombra di Mozart, entrambi i compositori furono in seguito costantemente alle spalle di un successivo genio tedesco, Johannes Brahms. La meravigliosa
Seconda sinfonia in re maggiore, che chiude il concerto con l’OSI, da una parte fu subito accostata al carattere “pastorale” della Sesta di Beethoven, ma per altri versi il parente più prossimo sembra essere sempre Mozart, come testimoniano il glorioso ‘Allegro con spirito’ finale e i suoi richiami all’analoga conclusione della Sinfonia mozartiana Jupiter. Una parentela che fu sottolineata dal critico viennese più influente dei tempi di Brahms (e suo grande amico), Eduard Hanslick, il quale esaltò il “sangue mozartiano” che scorre nel Finale, dopo l’elegiaco primo tempo, la profonda meditazione dell’Adagio non troppo e la grazia del Ländler, che funge da Intermezzo più che da classico Scherzo.

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