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ZURIGOHugh Jackman e quell'incontro (di mamma e papà) a Interlaken

30.09.13 - 09:46
La star, a Zurigo per presentare il suo film "Prisoners", ricorda di quando viveva sulla Limmat con 15 franchi al giorno...
Foto Keystone Walter Bieri
Hugh Jackman e quell'incontro (di mamma e papà) a Interlaken
La star, a Zurigo per presentare il suo film "Prisoners", ricorda di quando viveva sulla Limmat con 15 franchi al giorno...

ZURIGO - Hugh Jackman è l’ospite d’onore del Zurich Film Festival. La star, nota soprattutto per il suo ruolo di Wolverine nella serie X-Men, ha presentato il suo nuovo film “Prisoners” e ha ricevuto il Golden Icon Award alla carriera.

 

A Zurigo, sabato sera l’australiano ha ricordato che se i suoi genitori non si fossero conosciuti a Interlaken nel 1960, lui non sarebbe mai esistito. “Grazie Svizzera!”, ha gridato alla platea in visibilio del cinema Corso, dove si teneva la consegna del premio.

 

Benvenuto in Svizzera. Le piace Zurigo?

Mi piace un sacco! Ho trascorso un periodo a Zurigo da studente quando avevo 18 anni. Dovevo sopravvivere con 15 franchi al giorno. Non mi sono potuto permettere nulla, ma ho girato tutta la città.

 

Lo farà anche questa volta?

Spero di avere il tempo per uscire un po’. Ma sono molto occupato. D’altra parte, va bene anche così. Il nostro lavoro presentato al festival è un’ottima pellicola.

 

Si diverte ancora ad andare ai festival del film in giro per il mondo?

Lo adoro! Il cinema e i viaggi sono le mie passioni. Se a 15 anni, mi avessero detto che un giorno sarei vissuto così, non sarei mai tornato in classe per le lezioni di matematica. Il mio sogno è sempre stato quello di essere pagato per viaggiare.

 

Si ricorda del suo primo festival?

Sì, è stato Cannes. Ci sono andato come attore di un piccolo film australiano. Pernottavo in un albergo a una stella e mi sono dovuto pagare tutto. Nessuno sapeva chi fossi. Non me ne dimenticherò mai. Da quella volta, sono tornato a Cannes. Ma la prima volta, è quella che mi piace ricordare di più.

 

In “Prisoners”, svolge il ruolo di un padre che si fa legge da solo dopo che la figlia è stata sequestrata. Fino a che punto andrebbe per proteggere i suoi figli.

Potrei andare molto lontano. Ma le assicuro che mia moglie sarebbe in grado di andare ancora più in là.

 

Se si è padri anche nella vita reale non è più facile mettersi nei panni di un padre?

Sicuramente! Ma d’altra parte, come attore devo essere capace di prendere le distanze da me stesso. Le emozioni di cui trattiamo sono troppo forti.

 

Cosa pensano i suoi figli del suo lavoro?

Penso che non gli piaccia per niente! Recentemente, mio figlio mi ha detto: tu rovini la mia reputazione! È anche molto difficile gestire i paparazzi. A mia figlia piace, a mio figlio no. È sempre stato molto timido. Mentre mia figlia è molto interessata. È sicuramente una situazione difficile, dal momento che gli amici iniziano a fare commenti sul fatto che il padre è Wolverine, tutto cambia.

 

Vogliono venire tutti a casa vostra a giocare?

Sì. E allora cerco di chiedere ai miei figli in modo fine: “siete davvero sicuri che vengono solo per giocare con voi e non perché in casa c’è anche Wolverine?” Queste sono cose che mi preoccupano enormemente.

 

Finora ha avuto ruoli di supereroi e ceffi duri. Accetterebbe anche il ruolo di un debole?

Sì, certo. Mio figlio ha detto a un amico che era molto impressionato di me: “guarda che mio padre non è così forte e cool come Wolverine”. Ed è vero. Nei miei personaggi cerco le loro forze, ma la loro vulnerabilità è ancora più importante. Anche nel caso di Wolverine. Tutta la rabbia di questo personaggio si basa sulla sua grande vulnerabilità e le sue paure.

 

Qual è stato il più grande malinteso pubblico sulla sua persona?

Non leggo quasi mai quello che si scrive di me.

 

Non inserisce mai il suo nome in Google?

No, mai! È la ricetta per una catastrofe sicura. Mio padre mi ha sostenuto molto quando ho deciso di iniziare la carriera di attore. Ma nel contempo mi ha anche avvertito. Ha detto che ero troppo sensibile per essere confrontato all’attenzione del pubblico. E forse ha anche ragione.

 

Praticamente ogni giorno, si vedono delle foto sue e della sua famiglia scattate dai paparazzi. Sicuramente è snervante.

Spesso lo è, sì. Ma se sono da solo, va bene. I paparazzi fanno parte del mio lavoro. Ho sempre saputo di dovermi confrontare anche con questo. Ma non ero consapevole di quanto avrebbe compromesso anche la mia famiglia. I bambini meritano di avere una sfera privata. Ma i miei, non hanno avuto questa possibilità.

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