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STATI UNITIPolemiche per "Green Book": vittoria «buonista»

25.02.19 - 18:22
Molte le critiche per la scelta del miglior film
Keystone
Polemiche per "Green Book": vittoria «buonista»
Molte le critiche per la scelta del miglior film

NEW YORK - Ha lasciato a molti l'amaro in bocca l'Oscar a "Green Book" per il miglior film 2019: la storia dell'amicizia dell'autista bianco razzista (Tony Lip, interpretato da Viggo Mortensen) che guida l'auto del pianista jazz nero (Don Shirley, nella parte Mahershala Ali) nel sud segregato degli anni Sessanta è sembrata troppo "buonista" nell'America di Donald Trump e di Black Lives Matter, dove la pace razziale ancora non esiste.

Tanto per cominciare, nel corso della campagna per gli Awards, gli eredi di Shirley avevano accusato il film, scritto in parte dal figlio di Tony, Nick Vallelonga, di essere pieno di inesattezze e peggio, «una sinfonia di bugie». Erano poi emersi tweet razzisti e anti-islamici dello stesso Vallelonga mentre Mortensen aveva fatto scalpore usando la parola "negro" e venendo poi costretto al mea culpa.

«Perché gli Oscar continuano a cadere nella trappola delle fantasie di una riconciliazione razziale?», si era chiesto il critico del New York Times Wesley Morris, spiegando che, proprio come in "Driving Miss Daisy" 30 anni fa, il presupposto è che il contatto prolungato con la metà nera dei due protagonisti rafforza l'umanità della sua controparte bianca, frequentemente razzista.

Il regista di "BlaKkKlansman" Spike Lee è uscito furibondo dalla sala. «Non è il mio genere», ha protestato, visibilmente indignato, paragonando la vittoria di "Green Book" a «quando l'arbitro prende la decisione sbagliata».

Spietato Justin Chang del Los Angeles Times: «Il peggior vincitore di Oscar dai tempi di "Crash" e un imbarazzo per come riduce la lunga e barbarica storia del razzismo americano a una formula, una equazione che può essere risolta».

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