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GERMANIAEverett, Wilde e l'inizio del movimento gay

17.02.18 - 15:21
"The Happy Prince" segna l'esordio alla regia di Rupert Everett. Il film passa oggi nella sezione fuori concorso Berlinale Special
Keystone
Everett, Wilde e l'inizio del movimento gay
"The Happy Prince" segna l'esordio alla regia di Rupert Everett. Il film passa oggi nella sezione fuori concorso Berlinale Special

BERLINO - Più che una recitazione, quella di Rupert Everett nei panni di Oscar Wilde sembra essere una vera e propria reincarnazione-omaggio allo scrittore, aforista, poeta, drammaturgo e saggista irlandese, omosessuale dichiarato ante litteram.

In "The Happy Prince", esordio alla regia di Everett che passa oggi nella sezione fuori concorso Berlinale Special, non s'indugia in sfumature di troppo, ma si va diritti nel raccontare la "morte a Venezia" dell'autore di Dorian Gray, la sua prigionia, il periodo più nero dell'artista, il suo De Profundis. Una biopic questa già portata più volte a teatro e che ha una coproduzione italiana (la Palomar che lo distribuirà con al Vision).

«Wilde è stato il primo a portare avanti il movimento gay. La parola omosessualità è diventata tale solo dopo la sua morte - dice Everett -. Lo stesso movimento LGBT inizia in realtà con lui. Credo così che la sua storia sia incredibilmente attuale e possa dare la forza, come è stato per me, di fare un confronto tra quello che accadeva allora agli omosessuali e quello che accade oggi».

Nel film, già passato al Sundance, la sua prigionia (due anni di lavori forzati per omosessualità), la conversione al cattolicesimo e il suo esilio, senza troppi soldi, a Napoli e Parigi. E ancora nel film la ricerca di una riconciliazione con la moglie Constance (Emilie Watson), il suo difficile rapporto con il giovane Lord Douglas che lo sprofonderà ancora di più nel disastro. Non mancano poi le sue eccentriche relazioni con ragazzi di strada interessati al suo denaro, ma anche parzialmente affascinati dalla sua figura.

Nel cast anche Colin Firth, che ha coprodotto il film, nel ruolo del giornalista e scrittore Reggie Turner, amico e sostenitore di Wilde, e l'attore irlandese Colin Morgan nei panni dello storico amante Lord Alfred Bruce Douglas, marchese di Queensberry, detto Bosie.

«Sono sempre stato affascinato dalla tragedia finale della vita di Oscar Wilde perché trovo sia una storia molto romantica, una delle più grandi storie di fine XIX secolo. Mostra la tragedia di Wilde, la sua caduta e anche la sua follia così estremamente umana, toccante e affascinante allo stesso tempo».

E infine da Everett anche un parallelo con Cristo: «Oscar era un grande genio ma anche un grande essere umano - dice Everett -. Una cosa che lo avvicina a Cristo. In più è stato crocifisso ed è rinato dopo la morte, proprio come Gesù».

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