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LOCARNOLa vita è una soap opera

11.08.17 - 10:00
Un film surreale del regista cileno Raul Ruiz porta sullo schermo una società incapace di comunicare veramente.
La vita è una soap opera
Un film surreale del regista cileno Raul Ruiz porta sullo schermo una società incapace di comunicare veramente.

LOCARNO - Presentato nella sezione Concorso internazionale al Locarno Festival, “La Telenovela errante” inizia con una serie di sequenze che fanno morire dal ridere i giornalisti durante l’anteprima stampa. Un attempato seduttore vuole accarezzare la gamba sinistra di una donna, che gli chiede: “Ma allora sei di sinistra?”. “ Ma di sinistra come?”, rilancia. Il seduttore, che altro non è che il cognato, risponde con vigore: “Sinistra socialista, ma non socialista cattolico”. E quando lei gli confida che ama gli uomini muscolosi, ecco che lui estrae dalla tasca interna della giacca i suoi muscoli, ossia un paio di bistecche che consegna nelle mani della trasognata cognata; la donna può così toccare con mano la consistenza di tale virilità, che manca totalmente al ridicolo marito. il quale improvvisamente irrompe nella scena.

Si susseguono scene surreali ed esilaranti dove a tratti si perde il filo del discorso: scambi di battute senza senso, un gruppo di persone che sembra entrare ed uscire dal televisore, dialoghi composti di frasi fatte, che comunque esprimono una società in cui il peso della finzione o della traslazione della realtà incide sulle relazioni. Sembra quasi che molti protagonisti vivano per interposta persona, riproducendo senza fine scene delle telenovelas che invadono il Cile.

Scrive il direttore artistico del Locarno Festival Carlo Chatrian su Pardo Live: “Pensato come un viaggio scandito in 7 giornate, La telenovela errante è un film che sequenza dopo sequenza passa dalla riproduzione di una realtà dove le parole non comunicano più nulla a una visione dove nulla è più reale. Una lenta progressione in cui la tv inizia a dialogare con il pubblico e lo schermo non è più una barriera ma diventa una membrana porosa che collega luoghi diversi. Un film che viene dal passato e che oggi trova la forza di affacciarsi per la prima volta al cinema perché ancora capace di leggere e raccontare il presente come pochi altri. In piena sintonia con quella missione verso “scoperte autoriali” che Locarno non ha mai ridotto a questioni anagrafiche” .

Il film è stato curato dalla consorte del regista scomparso, Valeria Sarmiento, sceneggiatrice, regista e montatrice di numerosi progetti. Sarmiento ha portato alla luce materiale inedito girato dal marito quasi 30 anni fa, ricostruendo “La telenovela errante”. Le sequenze filmiche rappresentano la realtà cilena che, secondo il celebre regista, non esisteva più, poiché ridotta a un insieme di soap opera comunicanti fra loro.

Raul Ruiz e Valeria Sarmiento vogliono condividere con lo spettatore l’assurdità del linguaggio delle telenovelas che in qualche modo rispecchiano l’assurdità della situazione politica dell’epoca. Con grande abilità mettono l’accento sul linguaggio e soprattutto sul significato (o meno) delle parole. Parole che si rincorrono per non arrivare da nessuna parte, in una sorta di continuo smarrimento. La critica è comunque feroce, perché fa capire quanto le soap opera che anche oggi entrano nelle nostre case, possano influenzare le mentalità, i comportamenti e la cultura, veicolando – puntata dopo puntata – non solo messaggi, ma anche visioni di una società sempre più acritica.

Da vedere, venerdì 11 agosto ore 22.00, La Sala; sabato 12 agosto, ore 11.00, Palavideo

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