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CANTONE«Non servono nomi e partito. È dalle azioni che capisci se una persona è buona o è una merda»

25.01.19 - 06:01
In attesa di vederlo sul palcoscenico del Palacongressi di Lugano il 10 febbraio con “Perché mi stai guardando?”, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Angelo Duro
«Non servono nomi e partito. È dalle azioni che capisci se una persona è buona o è una merda»
In attesa di vederlo sul palcoscenico del Palacongressi di Lugano il 10 febbraio con “Perché mi stai guardando?”, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Angelo Duro

LUGANO - Da “Le Iene” al cinema - accanto a Fabio de Luigi in “Tiramisù” (2016) -, dal web ai romanzi - lo scorso novembre per Mondadori è uscito “Il piano B” -, per poi sbarcare sul palcoscenico.

Nel corso dello spettacolo che porterà a Lugano, Angelo racconterà di come - dall’adolescente ingenuo che era - ha reagito alle ingiustizie della vita, trasformandosi in un ragazzo dispotico, «ma con il cuore di Robin Hood». Affronta ogni argomento senza filtri, con sincerità, sarcasmo e ironia. E di conseguenza, sui suoi profili social è seguito da oltre 1 milione e 700mila follower.

Angelo, da quanto mi è sembrato di capire, in questo mondo, in questa società, hai dovuto indossare una sorta di armatura fatta di riflessioni, di parole… Che vuoi dirmi al riguardo?

«Ognuno di noi è arricchito da centinaia di traumi lasciati da coloro che ci circondano. Siamo noi a dover imparare a reagire e a trovare la strada giusta da percorrere: tutto ciò che ci ritroviamo attorno - che subiamo e viviamo - mette alla prova la nostra vita. Per cui, dentro di noi scaturisce un conflitto tra ciò che noi vorremmo essere e ciò che gli altri vorrebbero che diventassimo...».

Non è sempre facile farsi ascoltare… C'è un trucco, immagino, visto che sui social stai viaggiando verso i due milioni di follower... 

«Non c'è un trucco. E devo dire che credo poco ai numeri gratuiti del web. Lo sforzo vero, secondo me, è quello che sto realizzando con il teatro: chi acquista un biglietto, chi spende del denaro per me, è davvero interessato a ciò che sto proponendo... Capisci? È differente...».

Lo spettacolo ha un titolo curioso, “Perché mi stai guardando?”.

«Credo definisca bene il mio carattere, ossia il carattere di una persona stanca dei pregiudizi e con un atteggiamento rissoso, ma anche ironico, nei confronti della realtà».

Com'è impostato?

«È un monologo di 90 minuti in cui racconto la storia del perché sono diventato così dispotico. Insomma, i passaggi della mia vita. Che sono un po' quelli di tutti. A cui, però, come dicevo poco fa, ho reagito...».

Cosa, in particolare, ha incominciato a forgiare, diciamo così, l'Angelo Duro di oggi?

«In sintesi, sono le delusioni ad avere sagomato questo mio carattere: come sai, siamo costantemente circondati da false promesse, per cui io ho iniziato a vivere senza aspettative».

Nei tuoi interventi ti focalizzi spesso su razzismo e omofobia. Temi, purtroppo, al centro della più stretta attualità: mi viene in mente il titolo di Libero di mercoledì: “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”.

«Gli omofobi non hanno capito che se i gay aumentano la concorrenza maschile cala. Già soltanto da questo punto di vista si rivelano ottusi...».

E dei 47 migranti in attesa da giorni del porto sicuro nel Mediterraneo cosa pensi?

«Non servono nomi, cognomi e partito. È dalle azioni che capisci se una persona è buona o è una merda».

Prima di concludere: ti rivedremo un giorno a “Le Iene”?

«Sì, certo. Negli anni sono cambiato, per cui non farò più le cose fatte in passato...».

E al cinema?

«Per ora no, anche perché sto lavorando a un altro spettacolo teatrale (per il momento ancora senza titolo, ndr), la cui prima è prevista a settembre».

Prevendita: biglietteria.ch

 

 

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