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LUGANOIl dj più famoso d'Italia: “Illuminerò Lugano con la mia musica"

11.12.15 - 06:00
Dj Albertino svela il segreto del suo successo: "Non c'è nessuno che fa quello che faccio io"
Il dj più famoso d'Italia: “Illuminerò Lugano con la mia musica"
Dj Albertino svela il segreto del suo successo: "Non c'è nessuno che fa quello che faccio io"

LUGANO - È iniziato il conto alla rovescia per il party natalizio che porterà in Ticino una star del rap, una bellezza mozzafiato, e il dj più famoso d'Italia.

J-Ax, ex cantante degli Articolo 31, la stupenda Dj Sophie e, direttamente da Radio Deejay, Albertino, punto riferimento della radiofonia del pomeriggio e giudice del talent TOP DJ sono gli ingredienti del Christmas Party, in programma il 18 dicembre dalle 19.00 alle 04.00 al Padiglione Conza di Lugano. Proprio quest’ultimo ci assicura che la serata sarà… “Illuminante”.

Albertino non è più solo un dj, è anche il comico che inventa personaggi, la mente creativa che c'è dietro un tormentone, dietro tutto quel mondo che nasce dal Deejay Time. È persino diventato un giudice televisivo. Come vivi questa esistenza schizofrenica?
"Avere diverse identità, farle convivere e trovare il tempo per tutto è abbastanza impegnativo. Ma sono cose collegate tra loro, che mi piacciono, mi appartengono, le faccio con passione. In verità non mi pesa questo ritmo serrato che comprende, non lo dimentichiamo, anche l’impegno delle serate da dj in discoteche, club o palazzetti.

Impegno che si è moltiplicato con il successo della “Reunion” di quest'anno, che ha rimesso insieme musica e formazione degli anni ‘90. Che pubblico ti sei trovato di fronte?
"È successo tutti in modo abbastanza naturale. La cosa più bella della Reunion non è tanto l'aspetto nostalgico, quello legato agli amici della "cassettina", la nostra community di 20 anni fa ormai diventata adulta e che ha piacere di rivivere con noi quei momenti, ma scoprire che le nuove generazioni apprezzano ancora quella musica, ma anche lo stile di allora, legato ai tormentoni, gli slogan. Un modo di fare la radio che negli anni ‘90 era particolarmente innovativo e che non risulta vecchio ad oggi”.

Come mai sono tornati a piacere così tanto gli anni 90, anche tra i giovanissimi. C’è penuria di nuove idee?
"Come nella moda e nella letteratura è tutto ciclico. Si è finito di pescare dai ‘70 e gli ‘80. Adesso è il turno degli anni ‘90. Ci siamo ritrovati a cavalcare una cosa che è nuovamente attuale. Il fenomeno della musica dance oggi si ispira molto a quel tipo di sonorità”.

E mentre c’è qualcosa che torna, c’è anche molto che cambia. Come Radio Deejay, che sta subendo negli ultimi anni cambiamenti radicali, nel team, ma anche nel rapporto con il pubblico. La gente, grazie anche alla nuova app, è sempre più nel programma. Come sta cambiando il mondo radiofonico?
"In generale in peggio. Noi cerchiamo di rimanere coerenti con le cose che facciamo, di essere un po' più originali rispetto all'etere radiofonico che mi sembra sia andato verso una deriva rassicurante, noiosa, poco propensa al rischio e alla novità. Io mi ispiro alle radio private, libere, che differiscono dalla radio di stato e i media importanti per la loro freschezza e voglia di cambiamento, di proporre, di anticipare le mode".

E coi social? Come vi ci rapportate?
"Sono una cosa dalla quale, nel bene o nel male, non si può prescindere. Ma deve essere uno strumento in funzione della radio e non che ti inghiotte”.

Tuo fratello (Linus, direttore di Radio Deejay) ti chiama principino, sei davvero un privilegiato in radio?
"Diciamo che ci sono dei privilegi che mi sono conquistato come delle medaglie sul campo. Avendo dato così tanto alla radio in 30 anni di onorata carriera e presenza costante, credo di potermi permettere di avere un trattamento di favore (ride)".

Hai mai pensato di lasciare il testimone a qualcuno?
"Una domanda molto difficile. Non voglio sembrarti presuntuoso, ma non credo che esista un altro Albertino, al momento, che possa sostituirmi. Nel mio ruolo, che credo sia in via d'estinzione, non c'è nessuno che fa quello che faccio io. Metto ancora la musica, parlo poco, faccio un programma molto diverso da tutto il resto delle radio e anche della mia. E mi diverto ancora. Credo che una possibile evoluzione potrà essere quella di fare tesoro della mia esperienza e usarla per gli altri".

Dalla mitica "cassettina" a iTunes non è passata di acqua sotto i ponti. Cosa sta succedendo alla musica oggi?
"Succede che non si vendono più le compilation (ride). Una volta ne vendevamo milioni. È cambiata la fruizione della musica. Si può scaricarla illegalmente oppure usare altri strumenti, il supporto fisico però non esiste quasi più. Ma la gente la musica l'ascolta ancora, la balla, la canta, va ai concerti. Ed è cambiato qualcosa anche per me, che uso la chiavetta USB e non vado più in giro con la valigetta piena di vinili".

A Top Dj, il talent di cui tu sei giudice, però il vinile è ancora valorizzato
"Certo, diciamo che è un passaggio obbligato. Sono basi che bisogna avere per fare il dj. Bisogna prima imparare a scrivere con la penna, solo dopo ad usare il computer".

E come è stata questa esperienza televisiva?
"È stato bello. Fare la tv sinceramente non era una cosa che mi interessava più di tanto. Non è un mezzo in cui riesco ad esprimermi come vorrei. Ma trattandosi, in questo caso, di una materia che conosco molto bene, mi sono divertito molto. Ho partecipato non solo come conduttore e giudice, ma anche come autore. Mi sono personalmente impegnato a contattare amici che sono venuti ospiti... È stato un bel progetto".

Utile anche per capire cosa c'è dietro il mestiere del dj
"Infatti. Spero sia passato il fatto che il dj non è soltanto quello che fa le mani a cuore, ma una persona che studia e conosce la musica".

Un disco del passato che metti ancora e che secondo te non ha tempo?
"Io sono un po' diviso tra quello che scelgo, perché so che piacerà agli altri, e quello che piace a me. Non sempre le due cose combaciano. Ci sono dei pezzi che ascolto e che non metterei mai in radio o in discoteca, altri che invece mi piacciono e riesco a suonare. Un disco ricorrente, che suono ancora oggi, è "Sweet Dreams" degli Eurythmics".

Il dj che preferisci di questi ultimi anni?
"Ultimamente la parola è abusata. Ci sono diversi bravissimi produttori in giro che, per necessità, si sono trasformati in dj. Ma, per come lo intendo io, il dj è colui che si dedica di più alla ricerca musicale e alla tecnica, a saper far divertire la gente. Magari anche in un piccolo club. A me piace Carl Cox, Danny Tenaglia, questa generazione qui".

Lo farai un “illumina” (tormentone del Deejay Time) anche da noi?
"Per forza. Anche questo… Ancora mi sorprendo di come una cosa detta per gioco possa prendere piede. Non c'è dietro una strategia. Nasce con spontaneità, poi la gente la assimila, la ripete, ed ecco il tormentone".

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