Sabato sera si esibiranno alla Tana del Luppolo di Castione per presentare il loro cd di recente uscita. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio.
Il gruppo offre interessanti riletture di canzoni già note curando particolarmente gli arrangiamenti vocali –sono infatti sei le voci soliste che di volta in volta si alternano- e quelli della sezione fiati, vero valore aggiunto del gruppo.
Durante le loro esibizioni hanno dimostrato di avere talento e gli apprezzamenti riscossi in occasione del Biasca Live 1998, l’open air “Terre di frontiera” e il “Pardo Live 2001” di Locarno ne sono stati una prova più che palese.
Da poco hanno pubblicato il loro primo cd “Green Onions”, registrato presso il Relief Studio di Belfaux di Friborgo. Il cd contiene dieci cover che abbracciano stili e sonorità diverse, rispecchiando il credo musicale della band. Si parte con una trascinante versione di “Sledgehammer” di Peter Gabriel, e si continua con una grintosa “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2, per poi fermarsi su lidi partenopei con “Tu vuo’ fa’ l’americano” e “Viento e terra” di Pino Daniele, fino ad arrivare al ritmo frenetico di “Aroma Funky” dei Ridillo e alle atmosfere soul di “Take me to the river” e “Do right woman, do right man” tratti dalla colonna sonora del film di Alan parker “The Commitments”. Non poteva mancare un omaggio a Freddy Mercury, di cui viene proposta una riuscitissima versione di “Somebody to love”, vero punto forte dell’intero lavoro.
I Green Onions si esibiranno sabato sera alla “Tana del luppolo" di Castione. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio e per parlare del loro nuovo cd.
Partiamo dal nome. Perché avete scelto Green Onions e cosa vuol dire.
Il nostro nome deriva dal titolo di un famoso pezzo strumentale di un gruppo
che a noi piaceva e piace tuttora moltissimo : i Blues Brothers. Ho definito
questo brano famoso perché sono sicuro che moltissime persone l'avranno già
sentito, pur non sapendo, tuttavia, che si chiama appunto Green Onions. Inoltre
ci sembrava che questo nome suonasse abbastanza bene e che la sua traduzione
letterale, cipolle verdi, abbinata a una band musicale fosse abbastanza
divertente.
Dopo una lunga esperienza come orchestra da ballo, nel 1995 avete pensato
di fare le cose sul serio, suonando una musica diversa, forse più affina ai
gusti della band. A cosa è dovuta questa svolta?
“Per risponderti bisogna iniziare dicendo che già come orchestra da ballo
proponevamo già un repertorio particolare : già allora in scaletta avevamo
brani di Peter Gabriel, dei Manhattan Transfert, di Enzo Jannacci, di Pino
Daniele, degli U2 con arrangiamenti strumentali e vocali molto curati che non
era propriamente facile trovare nelle feste campestri. In questo tipo di serate
la gente va per ballare, soprattutto i tormentoni d'annata (macarena e affini)
oppure i soliti brani italiani anni '60 (sempre gli stessi ovunque e suonati
nello stesso modo da tutti i gruppi e guai se non lo fanno) e spesso non bada
alla performance di chi sta suonando. Facevamo anche il liscio (con non troppo
entusiasmo lo ammetto ma comunque in un modo più che dignitoso) e anche qui
avevamo cercato di eseguire dei brani un po' diversi come "La trifola" che é
una marcetta di Fred Buscaglione o "La balada dal pitur", un bellissimo valzer
di Enzo Jannacci. Pensa che ci é anche capitato che ,dopo l'esecuzione di
quest'ultimo pezzo, un signore si avvicinasse e ci dicesse : " Bravi,
bravi, ma adesso ce lo suonate un bel valzerino ?! ".
Dopo diversi anni di grande impegno ma di scarse soddisfazioni musicali,
abbiamo deciso di lasciare perdere questo tipo di serate cercando occasioni per andare ad esibirci in manifestazioni e luoghi dove la gente
andasse per ascoltare la musica apprezzandone la scelta e l'esecuzione. Questo
ci ha permesso dedicarci a un tipo di musica che ci piaceva e ci divertiva di
più suonare, curando ancora maggiormente gli arrangiamenti e potendo così
scegliere dei brani più propriamente da concerto. In questa svolta ci ha
aiutato molto l'arrivo della sezione fiati che ci ha permesso di allargare il nostro ventaglio di possibilità esecutive ed espressive”.
Come avete iniziato ad avvicinarvi alla musica?
“Ognuno di noi suona da moltissimi anni , viene da una formazione e da
esperienze musicali molto diverse tra loro ed ha gusti musicali altrettanto
diversi. Credo che sia questo che fa si che cerchiamo sempre di confrontarci
con generi musicali a volte molto lontani tra di loro (musica latina, rock,
R&B, soul, jive, musica italiana, ecc...) e anche di epoche lontane negli anni
( da Louis Prima, Renato Carosone e Fred Buscaglione in poi)”.
Il vostro repertorio è basato essenzialmente sulle cover. Non avete mai
realizzato dei pezzi vostri?
“No, nessuno di noi ha una vena compositiva. Piuttosto che produrre dei pezzi
nostri magari poco originali e bruttini, preferiamo confrontarci con delle
cover che ci permettano di crescere musicalmente e di migliorarci sempre un po'
di più”.
È da poco uscito il vostro primo disco, che porta ovviamente il nome
della band? Come è nato questo progetto e soprattutto perché avete scelto
delle cover?
“Abbiamo scelto delle cover perché il nostro repertorio é formato solo da cover.
Il progetto é nato l'estate scorsa. L'idea era quella di andare in uno studio
e, dopo diversi anni di attività, di incidere una serie di brani che fossero
rappresentativi del nostro repertorio, di noi stessi, e del nostro modo di
suonare. Ci siamo messi alla ricerca, sul Web, di uno studio che facesse al
nostro caso e l'abbiamo trovato nel "Relief studio" di Belfaux, un paesino
sperduto nella campagna friborghese. Così dal 12 al 14 ottobre ci siamo chiusi
in sala d'incisione cercando di dare il meglio di noi stessi senza però
dimenticare di divertirci con quella che per noi é soprattutto una grande
passione. Devo dire che al "Relief" con Miguel Mariaca e Dom Torche, gli
ingegneri del suono che ci hanno registrati e Bertand Siffert, che ha fatto il
missaggio, abbiamo trovato un ambiente estremamente professionale e al tempo
stesso molto simpatico che ci ha messo immediatamente a nostro agio
permettendoci di esprimerci al meglio delle nostre capacità. Inizialmente
pensavamo di usare il materiale ottenuto per promuoverci presso i diversi
locali del cantone, ma poi vista l'ottima qualità dei pezzi abbiamo deciso di
farne un CD vero e proprio”.
Come è avvenuta la scelta dei brani?
“La scelta dei brani é avvenuta dopo una lunga discussione, come spesso ci
capita (siamo in sette e quindi i pareri da considerare sono tanti). Abbiamo
cercato di orientarci verso dei brani che innanzitutto ci piacessero
particolarmente e che fossero rappresentativi del nostro modo variegato di
intendere al musica”.
Ci sono anche due brani in napoletano una scelta piuttosto strana per una
band ticinese. Come mai?
A noi piace la musica bella da qualsiasi parte provenga. Noi suoniamo "Viento
'e terra" di Pino Daniele e "Tu vuò fà l'americano" di Carosone da diversi anni
pensiamo che siano dei pezzi magnifici, così quando si é trattato di scegliere
i brani da registrare non abbiamo avuto dubbi in merito. Inoltre io,
personalmente, penso che Renato Carosone, così come per esempio Fred
Buscaglione (altro musicista di cui eseguiamo dei brani durante le nostre
serate) sia uno dei musicisti più geniali che ci siano mai stati nella storia
della musica italiana. La dimostrazione di questo sta nel fatto che la sua
musica, ma lo stesso vale per Buscaglione, sia sempre attuale : vedi Arbore,
pollo canterino sul Web e adesso molto più modestamente anche noi”.
In Ticino sono molte le band che suonano. Secondo te che cosa manca per
riuscire veramente a sfondare e trasformare una passione in una attività
professionale.
“Credo che fondamentalmente manchino un numero di locali sufficiente, le
occasioni per suonare e soprattutto il bacino d'utenza che solo una grande
città può dare. Dimostrazione di questo é che tutti i più bravi musicisti
ticinesi che mi é capitato di conoscere vivano più insegnando piuttosto che
suonando, e comunque devono integrare queste due cose”.
Le maggiori difficoltà incontrate finora?
“Le maggiori difficoltà incontrate finora sono senz'altro il trovare delle
occasioni per esibirci e dei locali in grado di accoglierci : sai siamo una
band di 7 elementi e non tutti i posti sono adatti ad accoglierci”.
Per quanto riguarda il futuro quali sono gli altri progetti?
“I nostri progetti futuri sono essenzialmente due: promuovere il CD usandolo
come veicolo per farci conoscere un po' di più e soprattutto fare quello che
più ci piace, cioé andare in giro a suonare. A questo proposito approfitto
dell'occasione per segnalare che sabato 26 gennaio a partire dalle 21.15 saremo
alla "Tana del luppolo" di Castione”.
Concludiamo con Internet. Ho notato che avete un sito molto ben fatto
che è un ottima vetrina pubblicitaria. Qual è il vostro rapporto con
Internet?
“Diciamo che é molto buono. Per esempio abbiamo tutti un indirizzo di posta
elettronica e lo usiamo spesso per organizzare le prove o per scambiarci delle
comunicazioni. Il nostro sito é nato da un'iniziativa di Luca, il nostro
bassista. Ha un taglio piuttosto ironico che renda l'idea che per noi suonare é
anche, se non soprattutto, un modo per passare il nostro tempo libero
divertendoci e coltivando la nostra grande passione : la musica . Chi volesse
dargli un'occhiata per avere maggiori ragguagli su di noi può farlo cliccando
su http://listen.to/greenonions. Chi volesse invece contattarci per qualsiasi
motivo può farlo inviandoci un Email a green.onions@bluemail.ch “.
MUSICA: Alla scoperta dei Green Onions
Sabato sera si esibiranno alla Tana del Luppolo di Castione per presentare il loro cd di recente uscita. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio.
Suonano ormai molti anni ma da poco è uscito il loro primo cd, intitolato –come tradizione vuole per il disco di esordio- con il nome del gruppo. Stiamo parlando dei Green Onions, band del Mendrisiotto, costituitasi nel 1983 che dopo diverse vicissitudini, arrivi e partenze, dal 1995 si presenta nella formazione attuale: sette ragazzi che insieme condividono la passione per la musica. Rock, rithm’n blues, pop, funky, blues e musica leggera italiana sono gli ingredienti delle loro serate e dei concerti, nei quali da anni propongono il loro repertorio basato essenzialmente sulle cover di famosi brani internazionali e non.
Il gruppo offre interessanti riletture di canzoni già note curando particolarmente gli arrangiamenti vocali –sono infatti sei le voci soliste che di volta in volta si alternano- e quelli della sezione fiati, vero valore aggiunto del gruppo. Durante le loro esibizioni hanno dimostrato di avere talento e gli apprezzamenti riscossi in occasione del Biasca Live 1998, l’open air “Terre di frontiera” e il “Pardo Live 2001” di Locarno ne sono stati una prova più che palese.
Da poco hanno pubblicato il loro primo cd “Green Onions”, registrato presso il Relief Studio di Belfaux di Friburgo. Il cd contiene dieci cover che abbracciano stili e sonorità diverse, rispecchiando il credo musicale della band. Si parte con una trascinante versione di “Sledgehammer” di Peter Gabriel, e si continua con una grintosa “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2, per poi fermarsi su lidi partenopei con “Tu vuo’ fa’ l’americano” e “Viento e terra” di Pino Daniele, fino ad arrivare al ritmo frenetico di “Aroma Funky” dei Ridillo e alle atmosfere soul di “Take me to the river” e “Do right woman, do right man” tratti dalla colonna sonora del film di Alan parker “The Commitments”. Non poteva mancare un omaggio a Freddy Mercury, di cui viene proposta una riuscitissima versione di “Somebody to love”, vero punto forte dell’intero lavoro.
I Green Onions si esibiranno sabato sera alla “Tana del luppolo" di Castione. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio e per parlare del loro nuovo cd.
Partiamo dal nome. Perché avete scelto Green Onions e cosa vuol dire.
Il nostro nome deriva dal titolo di un famoso pezzo strumentale di un gruppo
che a noi piaceva e piace tuttora moltissimo : i Blues Brothers. Ho definito
questo brano famoso perché sono sicuro che moltissime persone l'avranno già
sentito, pur non sapendo, tuttavia, che si chiama appunto Green Onions. Inoltre
ci sembrava che questo nome suonasse abbastanza bene e che la sua traduzione
letterale, cipolle verdi, abbinata a una band musicale fosse abbastanza
divertente.
Dopo una lunga esperienza come orchestra da ballo, nel 1995 avete pensato
di fare le cose sul serio, suonando una musica diversa, forse più affina ai
gusti della band. A cosa è dovuta questa svolta?
“Per risponderti bisogna iniziare dicendo che già come orchestra da ballo
proponevamo già un repertorio particolare : già allora in scaletta avevamo
brani di Peter Gabriel, dei Manhattan Transfert, di Enzo Jannacci, di Pino
Daniele, degli U2 con arrangiamenti strumentali e vocali molto curati che non
era propriamente facile trovare nelle feste campestri. In questo tipo di serate
la gente va per ballare, soprattutto i tormentoni d'annata (macarena e affini)
oppure i soliti brani italiani anni '60 (sempre gli stessi ovunque e suonati
nello stesso modo da tutti i gruppi e guai se non lo fanno) e spesso non bada
alla performance di chi sta suonando. Facevamo anche il liscio (con non troppo
entusiasmo lo ammetto ma comunque in un modo più che dignitoso) e anche qui
avevamo cercato di eseguire dei brani un po' diversi come "La trifola" che é
una marcetta di Fred Buscaglione o "La balada dal pitur", un bellissimo valzer
di Enzo Jannacci. Pensa che ci é anche capitato che ,dopo l'esecuzione di
quest'ultimo pezzo, un signore si avvicinasse e ci dicesse : " Bravi,
bravi, ma adesso ce lo suonate un bel valzerino ?! ".
Dopo diversi anni di grande impegno ma di scarse soddisfazioni musicali,
abbiamo deciso di lasciare perdere questo tipo di serate cercando occasioni per andare ad esibirci in manifestazioni e luoghi dove la gente
andasse per ascoltare la musica apprezzandone la scelta e l'esecuzione. Questo
ci ha permesso dedicarci a un tipo di musica che ci piaceva e ci divertiva di
più suonare, curando ancora maggiormente gli arrangiamenti e potendo così
scegliere dei brani più propriamente da concerto. In questa svolta ci ha
aiutato molto l'arrivo della sezione fiati che ci ha permesso di allargare il nostro ventaglio di possibilità esecutive ed espressive”.
Come avete iniziato ad avvicinarvi alla musica?
“Ognuno di noi suona da moltissimi anni , viene da una formazione e da
esperienze musicali molto diverse tra loro ed ha gusti musicali altrettanto
diversi. Credo che sia questo che fa si che cerchiamo sempre di confrontarci
con generi musicali a volte molto lontani tra di loro (musica latina, rock,
R&B, soul, jive, musica italiana, ecc...) e anche di epoche lontane negli anni
( da Louis Prima, Renato Carosone e Fred Buscaglione in poi)”.
Il vostro repertorio è basato essenzialmente sulle cover. Non avete mai
realizzato dei pezzi vostri?
“No, nessuno di noi ha una vena compositiva. Piuttosto che produrre dei pezzi
nostri magari poco originali e bruttini, preferiamo confrontarci con delle
cover che ci permettano di crescere musicalmente e di migliorarci sempre un po'
di più”.
È da poco uscito il vostro primo disco, che porta ovviamente il nome
della band? Come è nato questo progetto e soprattutto perché avete scelto
delle cover?
“Abbiamo scelto delle cover perché il nostro repertorio é formato solo da cover.
Il progetto é nato l'estate scorsa. L'idea era quella di andare in uno studio
e, dopo diversi anni di attività, di incidere una serie di brani che fossero
rappresentativi del nostro repertorio, di noi stessi, e del nostro modo di
suonare. Ci siamo messi alla ricerca, sul Web, di uno studio che facesse al
nostro caso e l'abbiamo trovato nel "Relief studio" di Belfaux, un paesino
sperduto nella campagna friborghese. Così dal 12 al 14 ottobre ci siamo chiusi
in sala d'incisione cercando di dare il meglio di noi stessi senza però
dimenticare di divertirci con quella che per noi é soprattutto una grande
passione. Devo dire che al "Relief" con Miguel Mariaca e Dom Torche, gli
ingegneri del suono che ci hanno registrati e Bertand Siffert, che ha fatto il
missaggio, abbiamo trovato un ambiente estremamente professionale e al tempo
stesso molto simpatico che ci ha messo immediatamente a nostro agio
permettendoci di esprimerci al meglio delle nostre capacità. Inizialmente
pensavamo di usare il materiale ottenuto per promuoverci presso i diversi
locali del cantone, ma poi vista l'ottima qualità dei pezzi abbiamo deciso di
farne un CD vero e proprio”.
Come è avvenuta la scelta dei brani?
“La scelta dei brani é avvenuta dopo una lunga discussione, come spesso ci
capita (siamo in sette e quindi i pareri da considerare sono tanti). Abbiamo
cercato di orientarci verso dei brani che innanzitutto ci piacessero
particolarmente e che fossero rappresentativi del nostro modo variegato di
intendere al musica”.
Ci sono anche due brani in napoletano una scelta piuttosto strana per una
band ticinese. Come mai?
A noi piace la musica bella da qualsiasi parte provenga. Noi suoniamo "Viento
'e terra" di Pino Daniele e "Tu vuò fà l'americano" di Carosone da diversi anni
pensiamo che siano dei pezzi magnifici, così quando si é trattato di scegliere
i brani da registrare non abbiamo avuto dubbi in merito. Inoltre io,
personalmente, penso che Renato Carosone, così come per esempio Fred
Buscaglione (altro musicista di cui eseguiamo dei brani durante le nostre
serate) sia uno dei musicisti più geniali che ci siano mai stati nella storia
della musica italiana. La dimostrazione di questo sta nel fatto che la sua
musica, ma lo stesso vale per Buscaglione, sia sempre attuale : vedi Arbore,
pollo canterino sul Web e adesso molto più modestamente anche noi”.
In Ticino sono molte le band che suonano. Secondo te che cosa manca per
riuscire veramente a sfondare e trasformare una passione in una attività
professionale.
“Credo che fondamentalmente manchino un numero di locali sufficiente, le
occasioni per suonare e soprattutto il bacino d'utenza che solo una grande
città può dare. Dimostrazione di questo é che tutti i più bravi musicisti
ticinesi che mi é capitato di conoscere vivano più insegnando piuttosto che
suonando, e comunque devono integrare queste due cose”.
Le maggiori difficoltà incontrate finora?
“Le maggiori difficoltà incontrate finora sono senz'altro il trovare delle
occasioni per esibirci e dei locali in grado di accoglierci : sai siamo una
band di 7 elementi e non tutti i posti sono adatti ad accoglierci”.
Per quanto riguarda il futuro quali sono gli altri progetti?
“I nostri progetti futuri sono essenzialmente due: promuovere il CD usandolo
come veicolo per farci conoscere un po' di più e soprattutto fare quello che
più ci piace, cioé andare in giro a suonare. A questo proposito approfitto
dell'occasione per segnalare che sabato 26 gennaio a partire dalle 21.15 saremo
alla "Tana del luppolo" di Castione”.
Concludiamo con Internet. Ho notato che avete un sito molto ben fatto
che è un ottima vetrina pubblicitaria. Qual è il vostro rapporto con
Internet?
“Diciamo che é molto buono. Per esempio abbiamo tutti un indirizzo di posta
elettronica e lo usiamo spesso per organizzare le prove o per scambiarci delle
comunicazioni. Il nostro sito é nato da un'iniziativa di Luca, il nostro
bassista. Ha un taglio piuttosto ironico che renda l'idea che per noi suonare é
anche, se non soprattutto, un modo per passare il nostro tempo libero
divertendoci e coltivando la nostra grande passione : la musica . Chi volesse
dargli un'occhiata per avere maggiori ragguagli su di noi può farlo cliccando
su http://listen.to/greenonions. Chi volesse invece contattarci per qualsiasi
motivo può farlo inviandoci un Email a green.onions@bluemail.ch “.
di Sal Feo