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Lifestyle«Separiamo la spazzatura a mano»

05.07.22 - 11:00
I festival musicali come l’Openair Frauenfeld sono sotto pressione...
Foto: Oskar Moyano
Non tutti gli spettatori hanno la stessa consapevolezza ambientale. I più grandi si comportano in modo più rispettoso. 
Non tutti gli spettatori hanno la stessa consapevolezza ambientale. I più grandi si comportano in modo più rispettoso. 
«Separiamo la spazzatura a mano»
I festival musicali come l’Openair Frauenfeld sono sotto pressione...
Devono assolutamente diventare più sostenibili. L’amministratore delegato René Götz spiega quali sono le maggiori sfide e perché talvolta il pubblico lo fa arrabbiare.

20 minuti: René Götz, i festival hanno una cattiva reputazione per quanto riguarda la protezione dell’ambiente. Quanto pesa sul festival la pressione della collettività?

René Götz: La pressione dell’opinione pubblica si sente soprattutto tramite i rapporti dei media e non viene esercitata direttamente su di noi. Nel quadro di quanto è possibile fare al giorno d’oggi, mettiamo in atto molte misure. Abbiamo un responsabile che si impegna a fondo per la sostenibilità.

Quello dei rifiuti è un tema sempre attuale. Che cosa fate per contrastare questo fenomeno?

Lavoriamo con un’impresa locale di riciclaggio che si trova a soli 500 metri da dove si tiene il festival. Portiamo i sacchi in questa impresa, li apriamo e dividiamo i rifiuti a mano. Se però piove per tre giorni di fila, non c’è sforzo che tenga.

Anche le tende monouso sono una vera spina nel fianco.

Sulle tende chiediamo un deposito di venti franchi. A qualcosa serve ma ci sono ancora spettatori che la abbandonano sul posto.

Non percepite quindi una particolare consapevolezza ambientale nei partecipanti?

Il nostro pubblico è molto giovane, tra i 16 e i 24 anni. Il cambiamento di mentalità lo percepisco tuttavia soprattutto tra i più grandi. Talvolta mi capita di arrabbiarmi per la mancanza di responsabilità sociale e spero che la collaborazione possa funzionare meglio in futuro così che sia possibile evitare di introdurre misure drastiche.

Anche molti artisti viaggiano ormai in modo «green». Questo ha qualche effetto sul festival?

Attualmente non vediamo effetti particolari e finora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta in tal senso. Gli artisti che partecipano al nostro festival sono principalmente in tournée europea, il viaggio è quindi molto breve.

Tutti i festival hanno bisogno di elettricità che viene prodotta con generatori a diesel. È possibile alimentare un festival solo con energia solare?

Abbiamo creato le zone V.E.P, alimentate esclusivamente con energia solare, proprio per raccogliere le prime sensazioni su questo tema. Mettiamo a disposizione 3000 metri quadrati. Per la prima volta misureremo inoltre la produzione elettrica di ogni singolo generatore a diesel così da ottenere cifre precise. Poi vedremo cosa è possibile fare.

Che misure attuate per quanto riguarda lo spreco alimentare e l’offerta gastronomica?

Offriamo mezze porzioni e compriamo per quanto possibile da produttori della regione. Collaboriamo con numerosi marchi ambientali. I venditori sono tenuti a rispettare le nostre direttive.

Torniamo alle zone V.E.P. Cosa vi aspettate da queste aree?

Sono entusiasta di come funzionano, anche per quanto riguarda il campeggio. Mi affascina che non ci limitiamo a parlare ma facciamo qualcosa di concreto. Alla fine del festival tireremo le nostre conclusioni.

Quali sono le maggiori sfide per un festival lungo la strada verso la sostenibilità?

L’equilibrio tra economia ed ecologia: quali misure sono finanziabili? E come? Grazie a una collaborazione con la scuola universitaria grigionese, cercheremo di rispondere a queste domande entro l’autunno. Insieme ad altri organizzatori nel settore dei festival e a un’impresa di consulting, abbiamo creato la piattaforma per eventi sostenibili Nachhaltige-Events.ch su cui tutti gli organizzatori condividono le proprie emissioni. In questo modo potremo capire dove vanno applicate le misure più incisive.

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