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LifestyleLe imprese svizzere sprecano inutilmente risorse

25.01.22 - 15:31
Se i consumi aumentano, l’ambiente soffre. Grazie all’economia circolare è possibile ridurre l’impatto ambientale.
Foto: Getty Images/iStockphoto
L’economia circolare non protegge solo le risorse ma permette anche di ridurre le emissioni di CO2. 
L’economia circolare non protegge solo le risorse ma permette anche di ridurre le emissioni di CO2. 
Le imprese svizzere sprecano inutilmente risorse
Se i consumi aumentano, l’ambiente soffre. Grazie all’economia circolare è possibile ridurre l’impatto ambientale.
Un nuovo studio mostra che le imprese svizzere non si impegnano a sufficienza in questo senso. La Svizzera ne trarrebbe però grandi benefici.

Nella lotta contro i cambiamenti climatici, la gestione delle risorse ha un ruolo di primo piano. La fabbricazione di nuovi prodotti consuma una quantità enorme di risorse e genera elevate emissioni di CO2. L’economia mondiale dipende tuttavia dal commercio di prodotti e finché la situazione resterà invariata continueremo a produrre, comprare, sfruttare e scartare. Cosa possiamo fare?

La parola magica è «economia circolare»: consiste nella rivalorizzazione delle risorse contenute negli oggetti che non hanno più alcuna utilità. L’economia circolare è molto di più che semplice riciclaggio. «Si tratta di sfruttare in modo più efficiente le risorse nel loro insieme», spiega Tobias Stucki, co-responsabile dell’istituto Sustainable Business della scuola universitaria professionale di Berna.

Dell’economia circolare fanno parte processi di produzione più efficienti ma anche una maggiore durata di vita: un prodotto che dura più a lungo finirà in discarica molto più tardi. Anche la chiusura del ciclo delle materie prime è di grande rilevanza. Oltre al riciclaggio, sono importanti anche il riutilizzo e la condivisione dei prodotti.

La Svizzera è solo agli inizi

In Svizzera l’economia circolare è di grande rilevanza non solo per la riduzione delle emissioni di CO2: «disponiamo di una quantità limitata di risorse naturali interne», spiega Stucki. Un utilizzo efficiente di queste risorse ridurrebbe la nostra dipendenza dall’estero migliorando anche il budget CO2.

Uno studio condotto dalla scuola universitaria professionale di Berna in collaborazione con il centro di ricerca congiunturale dell’ETH mostra che la Svizzera è ancora molto indietro. «Solo il dieci per cento delle imprese si preoccupa effettivamente del ciclo delle materie prime», spiega Stucki, co-autore dello studio. Il 40 per cento delle imprese non se ne occupa per nulla. È vero che il ciclo delle materie prime è molto più rilevante per le imprese industriali che, ad esempio, per uno studio legale, tuttavia: «tutte le imprese hanno la possibilità di svilupparsi verso l’economia circolare.»

Il problema principale sono quei processi ormai cristallizzati: «mentre ad esempio l’industria alimentare punta molto sullo sviluppo di fonti alternative di proteine, l’agricoltura rimane bloccata sui vecchi modelli», spiega il ricercatore. Si tratta quindi di sviluppare una nuova consapevolezza e di motivare le imprese ad aderire ai principi dell’economia circolare.

L’economia circolare è essenziale per l’obiettivo zero emissioni

Ci sono ancora molti ostacoli: oltre ai mezzi finanziari, devono essere disponibili anche le necessarie conoscenze tecnologiche. Più l’economia circolare viene perfezionata, più diventa complicato applicarla. In alcuni casi, occorre ribilanciare intere catene di produzione, spiega Stucki. «Quando un prodotto cambia, spesso occorre modificare anche il marketing.»

Si vede però la luce in fondo al tunnel: «la pressione da parte dei consumatori è sempre più elevata.» Le imprese dovranno riconoscere che l’economia circolare permette di trovare un equilibrio tra obiettivi ecologici ed economici.

«Se vogliamo raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050, non c’è altra via se non l’economia circolare», spiega Stucki e relativizza: «difficilmente si potrà raggiungere un ciclo chiuso al cento per cento ma dovrebbe comunque essere l’obiettivo finale.»

 

Lo studio
Lo studio sulla situazione dell’economia circolare in Svizzera («Statusbericht der Schweizer Kreislaufwirtschaft») nasce dall’interesse personale di Tobias Stucki e del suo collega all’ETH Martin Wörter. Il fattore scatenante è stata la realizzazione che in Svizzera non esistevano dati, studi o letteratura rilevante in merito a questo tema. Il rapporto finale dello studio è stato cofinanziato dall’Ufficio federale dell’ambiente e dell’organizzazione mantello per l’economia circolare Circular Economy Switzerland.

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