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CANTONEWidmer-Schlumpf e la fuga di Agno

25.02.14 - 21:42
La Consigliera federale si è negata ai cronisti e non ha rilasciato dichiarazioni destando non pochi interrogativi. A parlare è Beltraminelli: "In futuro ci saranno meno frontalieri in Ticino"
Foto (Tipress)
Widmer-Schlumpf e la fuga di Agno
La Consigliera federale si è negata ai cronisti e non ha rilasciato dichiarazioni destando non pochi interrogativi. A parlare è Beltraminelli: "In futuro ci saranno meno frontalieri in Ticino"

AGNO - All'uscita della Consigliera federale dalla casa comunale di Agno un nugolo di cameramen e giornalisti ha tentato di strappare una dichiarazione alla ministra. Invano. Un silenzio stampa assordante quello di Eveline Widmer-Schlumpf, riempito dal rumore dei flash e da un urlo che si è sentito, lanciato da lontano: "Ticino libero!". E mentre il Consigliere di Stato Norman Gobbi, a chi gli chiedeva i motivi di questa "fuga di Agno", dimostrava il suo imbarazzo con un vago "non chiedetelo a me", sono stati il Presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli e il Cancelliere Giampiero Gianella a spiegare la scelta di Widmer-Schlumpf: "Ci sono delle trattative ancora in corso e la consigliera federale ha preferito non rilasciare dichiarazioni". Il presidente del Governo, nella sala del consiglio comunale di Agno, ha definito l'incontro tra il Consiglio di Stato Ticinese e il Consigliere federale Widmer-Schlumpf: "positivo". Sul tavolo delle trattative il Consiglio di Stato ticinese ha sottoposto all'attenzione della rappresentante federale i tre temi forti:

- l'accordo fiscale tra Italia e Svizzera in vista dell'introduzione dello scambio automatico delle informazioni

- l'abrogazione dell'accordo del 1974 sui frontalieri tra Italia e Svizzera  e il blocco dei ristorni

- i frontalieri e il Ticino del dopo 9 febbraio

Scambio automatico delle informazioni - L'Italia ha un nuovo governo. E le trattative per un accordo fiscale stanno procedendo. Sullo sfondo vi è lo scenario del futuro: lo scambio automatico delle informazioni. Prima di arrivare a ciò -ha osservato il presidente Beltraminelli "si deve giungere a un accordo passerella per sanare il passato. Dobbiamo evitare che i 2/3 dei capitali se ne vadano dalla piazza finanziaria ticinese". Il timore è che se la Svizzera non riuscirà a giungere a quello che Beltraminelli ha definito "accordo passerella", ossia una sorta di sanatoria che regolarizzi il passato, con lo scambio automatico delle informazioni si rischia che i capitali se ne vadano via "sia dall'Italia sia dalla Svizzera". In tutti i casi, come ha dichiarato Beltraminelli, "l'autodenuncia cosi pronunciata è inaccettabile".

L'accordo sui frontalieri tra Italia e Svizzera del 1974 - Il Consiglio di Stato, come ha chiesto all'unanimità il parlamento ticinese, ritiene ormai l'accordo sui frontalieri tra Italia e Svizzera ormai datato e quindi da abrogare. "L'accordo sui frontalieri rimane parte delle trattative in quello più ampio tra Italia e Svizzera e legato al capitolo della doppia imposizione - ha detto un Beltraminelli sollevato - anche se è difficile capire quale sarà il risultato". Beltraminelli è sollevato, si diceva, perché la consigliera federale ha promesso al Governo cantonale che l'accordo che ne uscirà sarà migliore per il Ticino. Canton Ticino che vuole abolire il sistema di ristorno attuale, mentre Berna no: "Noi abbiamo fatto presente che le imposte alla fonte pagate dai frontalieri, che ammontano a circa 145 milioni di franchi, circa 90 restano in Ticino e il resto va all'Italia" ha spiegato Beltraminelli, che ha parlato di un superamento dell'accordo del 1974 in quanto oggi i frontalieri pagano meno tasse rispetto ai loro colleghi italiani che abitano in Italia. Si vuole così giungere ad un accordo che preveda una aliquota di imposta alla fonte ai frontalieri che viene trattenuta per intero in Ticino. Il lavoratore frontaliero, (contrariamente ad oggi che non paga imposte in Italia, in quanto una parte della sua quota pagata alla fonte in Ticino viene ridistribuita da Roma nel suo Comune di residenza), sarà tassato in Italia sul netto. Beltraminelli ha poi fatto presente che i 150 milioni di franchi di imposte pagate dai 60mila frontalieri sono ben poca cosa rispetto al miliardo di franchi che pagano quelli francesi al Canton Ginevra, lasciando intendere che il trattamento fiscale riservato ai frontalieri italiani in Ticino è molto per così dire, di favore ed è necessario quindi una ridiscussione per quanto riguarda le aliquote, evitando comunque eccessi che potrebbero creare problemi.

Il blocco dei ristorni - Per quanto riguarda la richiesta avanzata ieri dai Verdi, insieme a Lega e UDC, Beltraminelli è parso piuttosto scettico sull'efficacia di tale manovra. Oltre al fatto di non avere un effetto immediato su Roma ("i ristorni versati dal Ticino a Roma vengono ridistribuiti dopo tre anni ai comuni di frontiera, quindi non se ne accorgerebbero subito") in questo momento questa mossa indebolirebbe la Svizzera in sede di trattative con l'Italia per quanto riguarda l'accordo fiscale".

Le conseguenze del 9 febbraio in Ticino - Beltraminelli su questo punto è stato chiaro: "Bisogna rendersi conto che il 9 febbraio ha cambiato le carte in tavola". Con Widmer Schlumpf "si è accennato alla ricerca di una soluzione per il dopo 9 febbraio che arriverà entro l'estate" ha detto il presidente del Consiglio di Stato che ha aggiunto: "Da Berna si rassicura che il numero di frontalieri diminuirà".

"L'esito della votazione impone una diminuzione del numero di frontalieri - ha continuato il presidente del Consiglio di Stato - anche se non si sa ancora come saranno ridistribuiti i contingenti".

Già, come saranno ridistribuiti i permessi di lavoro agli stranieri? In che modo? "La possibilità potrebbe essere una ridistribuzione dei permessi in base all'esito della votazione". Uno scenario - è doveroso precisare, evocato dal governo cantonale e non dalla Consigliera federale - in cui nel cantone dove "più è stato alto il sì all'immigrazione di massa, meno saranno i permessi rilasciati ai frontalieri."

"I frontalieri - ha voluto precisare Beltraminelli - sono parte integrante della nostra economia e il nostro benessere è dato anche grazie al loro lavoro". Ma una storia, ha fatto capire il presidente - sono i campi strategici come la sanità e un'altra sono quelle aziende italiane a basso valore aggiunto che arrivano in Ticino per pagare meno tasse e ad assumere personale a prezzo scontato.

Beltraminelli non ha nascosto i problemi di natura economica e sociale che si stanno verificando in Ticino in questi ultimi anni e, in tutti i casi, ha dimostrato soddisfazione per l'incontro  di oggi, giudicato "positivo e a cui potrebbero farne seguito altri, in cui il Ticino potrà sedere al tavolo dei lavori tecnici".

In definitiva il consigliere di Stato, a chi teme scenari apocalittici per l'economia ticinese e a un suo indebolimento per "colpa" del sì all'iniziativa dell'UDC contro l'immigrazione di massa del 9 febbraio, ha fatto capire che i tempi sono cambiati ed è giunta l'ora che la Confederazione e i Cantoni cambino mentalità e, in definitiva, spendano più soldi per potenziare il sistema formativo che consenta di formare più medici svizzeri ("non è etico quello che succede oggi"), eccetera, per avere un certo grado di autonomia e non dipendere così fortemente dalla manodopera dall'estero.

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