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LUGANOIl giorno dopo, di tsunami e onde lunghe

15.04.13 - 07:45
Le prime pagine dei quotidiani ticinesi di oggi si affidano agli sconvolgimenti atmosferici per commentare le votazioni di ieri
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Il giorno dopo, di tsunami e onde lunghe
Le prime pagine dei quotidiani ticinesi di oggi si affidano agli sconvolgimenti atmosferici per commentare le votazioni di ieri

LUGANO - Tsunami e onde lunghe che travolgono. Sono queste le metafore con le quali i quotidiani ticinesi di oggi aprono le loro prime pagine commentando le votazioni di ieri a Lugano.
LaRegioneTicino, a firma del suo direttore Matteo Caratti apre con "La cheta acqua del Ceresio inganna: c’è stato uno tsunami", e parla del "ciclone Lega". Due i motivi essenziali alla base di questa rivoluzione metereologica secondo Caratti: "la locomotiva Marco Borradori, leghista assai atipico, considerato più liberale che leghista" e  "la morte, a poche settimane dal voto, del presidente a vita Bignasca".

"Chi l’avrebbe mai detto? Lugano era Giudici, Giudici era Lugano - si legge nelll'editoriale - Ora non più. La sconfitta fa particolarmente male al Plr e si aggiunge alla perdita del sindacato alla testa del comune di Bellinzona". Considerazioni ce analisi che portano a farsi delle domande come quella su che tipo di gestione la Lega farà a Lugano. Ad iniziare dal LAC "contro il quale ‘il Mattino’, ora del direttore Cane Peo, si è scagliato e profilato! E non da ultimo, visto che la Lega è un movimento luganocentrico, come si muoverà la nuova maggioranza nei suoi rapporti col cantone? Pigerà o meno sull’acceleratore sulle richieste di Lugano a statuto speciale?" si chiede Caratti.

"L'onda che travolge quasi tutto" è invece il titolo dell'editoriale di Fabio Pontiggia sul Corriere del Ticino, un'inda che fa perdere al PLR la capitale economica, dopo aver perso la capitale politica con l'estromissione di Brenno Martignoni da Bellinzona. "La sconfitta di Giorgio Giudici a Lugano è bruciante e gravida di implicazioni non solo sul piano cittadino" scrive Pontiggia che individua due chiavi di lettura: "La prima. Giudici è stato un grande sindaco, ma è stato sindaco troppo a lungo". La seconda è la necessità di costruire le cose in grande purchè ci siano delle solide basi finanziarie. "Negli ultimi anni - si legge nell'editoriale del CdT - questa condizione è venuta progressivamente a mancare: Lugano ha progettato, costruito e quindi speso troppo, più di quanto i principi di una corretta gestione della cosa pubblica  fondamentali nell'ottica liberale permettessero". POntiggia conclude con la constatazione che "senza Borradori in lista, l'ondata emotiva per la scomparsa del leader leghista non si sarebbe tradotta nell'ondata di consensi che invece c'è stata e che è stata determinante per il ribaltone in Municipio. La Lega, oggi più che mai, è Borradori. Lo sarà ancor più domani, tanto a Lugano quanto, di riflesso, in Ticino. E una Lega educata potrebbe dare ancor più filo da torcere agli altri partiti".

Il direttore del Giornale del Popolo, Claudio Mésoniat, punta invece sul fatto che almeno la metà degli aventi diritto al voto hano preferito non recarsi alle urne. "Questo disinteresse fotografa, comunque, una condizione di forte diseducazione - non solo alla politica, mi permetto di dire - e certamente un calo di tensione ideale verso la convivenza e il bene comune". Il merito della Lega per Mésoniat è quello di essere "l'unico movimento che in Ticino abbia saputo intercettare le (confuse e contraddittorie) aspettative dell'elettore-massa". I fatti vincenti vengono individuati  in Bignasca "che ha saputo coniugare uno spiccato pragmatismo post-ideologico a un forte appello (...) al senso primario di giustizia", e in Borradori, quel Borradori "votato anche dai sassi per il suo volto pulito, simpatico e per la sua grande capacità di mediatore".

 

 

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