Così si è espresso il consigliere Federale Ignazio Cassis ieri sera al Centro svizzero di Milano dove si è celebrata - con un po' di giorni di anticipo - la festa nazionale
MILANO - Nella terrazza del centro svizzero di Milano, ieri sera i cittadini elvetici del capoluogo lombardo hanno, come da tradizione, celebrato la festa nazionale. Un evento da tutto esaurito con tavoli recanti il nome dei 26 cantoni e bandiere rossocrociate appese alle pareti: il tutto allietato dalla musica degli ottoni della Bandella di Arogno. Ma dal pulpito, allestito anch’esso con la bandiera biancorossa, gli oltre 200 invitati, oltre ai saluti di benvenuto del presidente della Società svizzera di Milano Gian Franco Definti, hanno potuto ascoltare il discorso del consigliere Federale ticinese Ignazio Cassis, ospite d’onore della serata.
Arrivato a Milano accompagnato dalla moglie, Cassis ha innanzitutto voluto rassicurare gli Svizzeri milanesi confermandogli che il Centro svizzero di Milano - il bene immobile più importante situato al di fuori della Confederazione - come da decisione del consiglio federale non sarà venduto ma anzi anche rimodernato. Poi ha parlato della sana e buona reputazione di cui gode la Svizzera e dell’ammirazione che all’estero e soprattutto nei paesi limitrofi e del continente europeo si ha verso il nostro paese. «Questo anche grazie al fatto che stiamo meglio di molti altri paesi soprattutto mediterranei e che siamo riusciti a superare la crisi, mentre altri paesi, come per esempio l’Italia, ne stanno ancora soffrendo le conseguenze. E questo grazie alla nostra capacità di resilienza, al tessuto economico estremamente solido e alla differenziazione della nostra industria».
Il consigliere si è poi soffermato sulle relazioni della Svizzera con l’Unione Europea: «Vogliamo essere integrati economicamente nella Ue permettendo alla nostra industria di esportare nel mercato unico europeo senza troppi ostacoli servizi ma soprattutto beni e prodotti. Però occorre che la Ue ci lasci l’accesso a questo mercato di 520 milioni di consumatori e attraverso il quale scambiamo un miliardo di franchi al giorno. La Svizzera è nel cuore dell’Europa e l’Europa è nel cuore della Svizzera. E questo grazie a profondi legami. Il nostro è un concubinato che cerca degli standard comuni per favorire i nostri interessi. Anch’io voglio essere libero e svizzero ma l'accordo con la Ue che stiamo negoziando darebbe stabilità per i prossimi 20 anni ai nostri rapporti e favorirebbe i nostri interessi rimanendo più sovrani possibile».
In conclusione ha voluto anche parlare di Italia e Svizzera. «Quello con l’Italia è un rapporto che va diritto al cuore ed è un rapporto molto intimo. Noi ticinesi siamo Italiani, siamo Svizzeri, siamo svizzero-italiani e italiano-svizzeri. E’ importante però che anche gli italiani capiscano che la svizzera italiana è solo una parte della Svizzera e che è anche differente dalla maggioranza svizzera che decide il destino del nostro Paese».