Per il partito è stato eletto perché «sostenuto dal gruppo parlamentare più numeroso». E richiama tutti i gruppi parlamentari ad «anteporre la competenza alle etichette di partito»
BELLINZONA - L’elezione del nuovo procuratore generale non è stata accolta di buon occhio dal PPD, che la definisce «un capitolo poco edificante nei rapporti tra politica e giustizia».
La nomina di Andrea Pagani viene criticata in quanto eletto perché «sostenuto dal gruppo parlamentare più numeroso», nonostante fosse Antonio Perugini ad essere stato indicato quale «unico candidato particolarmente idoneo» dalla Commissione di esperti indipendenti.
Il PPD definisce «preoccupante che la massima autorità inquirente del nostro Cantone sia eletta con i voti di appena un terzo dei deputati e contro le indicazioni della Commissione di esperti indipendenti nonché dell’assessment». E «richiama tutti i gruppi parlamentari a essere coerenti con i proclami di anteporre la competenza alle etichette di partito».
In conclusione, il partito riprende l’idea della nomina popolare - lanciata prima dello scrutinio da Daniele Caverzasio - definendola «una proposta radicale», ma ammettendo «che riceverà sempre più consensi anche dal mondo della politica se non ci sarà un sussulto di serietà e responsabilità da parte di tutti». In ogni caso, per il PPD «se, in occasione di future elezioni, il Gran Consiglio non riuscisse a recuperare il necessario senso delle Istituzioni, si renderà necessario riflettere se apportare dei correttivi all’attuale procedura di nomina».