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TICINO«Quell'email è stata un'ingenuità»

29.10.17 - 11:02
Il ministro Beltraminelli spiega in un'intervista i retroscena del caso Argo 1. E ammette di avere chiesto delle verifiche sull'ex agente invalido in Italia
«Quell'email è stata un'ingenuità»
Il ministro Beltraminelli spiega in un'intervista i retroscena del caso Argo 1. E ammette di avere chiesto delle verifiche sull'ex agente invalido in Italia

CANTONE. L'allontanamento dell'ex agente della Argo1 dal centro asilanti di Camorino ha suscitato scalpore nei giorni scorsi. Oggi, in un'intervista al domenicale il Caffè il ministro Paolo Beltraminelli chiarisce alcuni importanti retroscena della vicenda. «È stata un'ingenuità». Così il Consigliere di Stato definisce la mail inviata da un suo sottoposto, il capodivisione Renato Bernasconi, alla ditta Securitas per chiedere l'allontanamento dell'agente. «Dal momento che il nome dell’agente era uscito (sui media, in particolare il Corriere del Ticino, ndr.), se un controllo sull’idoneità era corretto, nei modi lo doveva decidere l’agenzia di sicurezza. Lo scopo è che nei centri lavorino delle persone irreprensibili. L’email di Bernasconi, che può lasciare adito a malintesi, è stata, ripeto, un’ingenuità».

E l'inchiesta interna avviata nei confronti di un altro agente di sicurezza? Beltraminelli spiega di avere «ricevuto un'informazione in direzione» secondo cui l'uomo «era invalido in Italia». Ma la soffiata, volta evidentemente a screditare l'agente come testimone nell'indagine su Argo1 condotta dal Ministero Pubblico, da dove veniva? Da chi?

Alla domanda del giornalista, il ministro risponde che «è uguale da chi». Il punto per Beltraminelli è che «se una persona è invalida all’estero e lavora qui non è un fatto irrilevante. Dopo averlo saputo, cosa ho fatto? Ho chiesto ai miei collaboratori, nello specifico all’Istituto delle assicurazioni sociali, se risultava loro questa invalidità». Ma il ministro nega qualsiasi accanimento nei confronti del testimone "scomodo". «Ho l’impressione che qualcuno pensi che ci sia da parte mia, o dei miei collaboratori una caccia alle streghe. Guai! I fatti sono molto semplici è stata solo una verifica su un’informazione» precisa il direttore del Dss. 

 

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