Sulla scia del Canton Zurigo, alcuni deputati chiedono se non sia il caso di vietare queste azioni di proselitismo anche alle nostre latitudini
BELLINZONA - Venerdì scorso il Canton Zurigo ha invitato i comuni a vietare le azioni di distribuzione gratuita del Corano promosse dall’organizzazione “LIES!”. Il gruppo, che è già bandito in Germania e Austria, è conosciuto da anni per le sue bancarelle dove offre il testo sacro islamico ai passanti ed è sospettato di vicinanza allo Stato Islamico, per il quale si teme che abbia reclutato jihadisti anche in Svizzera. Il tema è così giunto anche tra le file della politica ticinese, il deputato Plr Andrea Giudici ha inoltrato un’interrogazione al Consiglio di Stato in cui chiede come intenda muoversi il Canton Ticino: «Intende vietare le attività di tutti i gruppi di predicazione islamista nel nostro Cantone?», chiede il granconsigliere, il cui testo è stato firmato anche da alcuni deputati di Udc e Lega.
Divieto d’entrata - Giudici chiede anche se sia intenzione del Governo intervenire presso la Confederazione perché emani un divieto di entrata «nel nostro Cantone nei confronti di «Ibrahim Abou Nagie, Bilal Gümüs, Pierre Vogel, Sertac Odabas e Amir El Shamy». Si tratta di esponenti dell’organizzazione LIES! e dei sottogruppi nati per aggirare i vari divieti decisi in giro per l’Europa.
Radicalismo in Ticino - Il deputato liberale chiede anche a che punto sia il nostro Cantone di fronte al radicalismo, in particolare dopo l’operazione congiunta di Fedpol e Polizia cantonale che ha portato all’arresto del presunto reclutatore dell’Isis che era impiegato presso l’agenzia di sicurezza Argo 1: «Il Consiglio di Stato ritiene di tenere questo pericolo sotto controllo?».