Sul referendum promosso dai Cantoni contro la legge d’applicazione relativa all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, l’UDC chiede «prova di buona fede e il ravvedimento al PPD Ticino»
LUMINO - Il Partito Popolare Democratico ha manifestato negli scorsi giorni l'intenzione di volersi avvalere del diritto di referendum dei Cantoni per chiamare il Popolo svizzero a esprimersi sulla legge d’applicazione dell’iniziativa in questione. Bastano otto Cantoni, per lo più con decisione del parlamento cantonale (in alcuni Cantoni dal governo, in altri attraverso un'iniziativa popolare cantonale), per chiedere una votazione popolare su leggi federali, decreti federali o trattati internazionali.
Un appoggio da parte dell'UDC, in tal senso, sembra possibile. Ma ad alcune condizioni. «Il 16 dicembre 2016, la maggioranza del Parlamento federale ha deliberatamente deciso di non rispettare la volontà popolare scaturita dalle urne il 9 febbraio 2014 - sottolinea in una nota odierna la sezione ticinese dell'Unione Democratica di centro, riunitasi ieri a Losone -. La Costituzione svizzera, sulla quale hanno giurato i Consiglieri nazionali e i Consiglieri agli Stati, e in particolare l’articolo 121a, è stata indiscutibilmente umiliata. La legge d’applicazione non prevede l’introduzione né di contingenti né di tetti massimi. La preferenza indigena, così come fortemente sostenuta dai ticinesi al momento del voto, è rimasta lettera morta».
L'UDC identifica quindi dei responsabili: «Il PPD svizzero ha partecipato al sabotaggio dell’applicazione letterale della legge presentata dall’UDC, astenendosi in votazione finale. Se l’UDC avesse potuto contare sul sostegno del PPD svizzero, la legge d’applicazione che il PPD Ticino intende attaccare in referendum non avrebbe mai visto la luce».
Al fine di ottenere il proprio sostegno alla richiesta di un referendum promosso dai Cantoni contro la legge d’applicazione relativa all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, l’UDC Ticino chiede «prova di buona fede e il ravvedimento al PPD Ticino».
Qui di seguito le garanzie chieste dall'UDC:
«Senza queste doverose premesse il gruppo in Gran Consiglio, su richiesta del Comitato cantonale, non potrà sostenere il referendum cantonale promosso dal PPD Ticino. Non vi sarebbe ovviamente alcun senso nell’intraprendere un percorso volto a modificare la legge d’applicazione senza che coloro che si sono astenuti facendo sì che il testo venisse approvato nella forma che non rispetta il volere d’iniziativa, non dichiarassero preventivamente la loro volontà di modificare il loro voto in Parlamento e di sostenere il testo di legge proposto dall’UDC», sottolinea l'UDC.