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CANTONE«L'iniziativa "la scuola che vogliamo" è da respingere»

25.01.17 - 16:40
Le modifiche proposte dai deputati Morisoli e Pamini contraddirebbero - secondo il Governo - la volontà del Parlamento di prolungare la fase d'analisi della riforma de "la scuola che verrà»
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«L'iniziativa "la scuola che vogliamo" è da respingere»
Le modifiche proposte dai deputati Morisoli e Pamini contraddirebbero - secondo il Governo - la volontà del Parlamento di prolungare la fase d'analisi della riforma de "la scuola che verrà»

BELLINZONA - Il Consiglio di Stato invita il Gran Consiglio a respingere l'iniziativa parlamentare «La scuola che vogliamo: realista – pluralità di istituti nell’unità educativa», presentata il 19 settembre 2016 dai deputati Sergio Morisoli e Paolo Pamini (La Destra).

I motivi? Secondo il Governo le modifiche legislative proposte «contraddirebbero la volontà del Parlamento di prolungare la fase di analisi della riforma "La scuola che verrà"».

Nonostante il parere dei promotori, secondo i quali l’iniziativa intende migliorare le condizioni strutturali della scuola ticinese grazie a una serie di modifiche alla Legge della scuola il Consiglio di Stato esprime numerose riserve. 

La prima obiezione, di tipo formale, si riferisce alla scelta degli iniziativisti di introdurre nella Legge una serie di modifiche legislative che riguardano unicamente la Scuola media; la Lsc, tuttavia, è la norma di riferimento per tutte le scuole ticinesi non universitarie, obbligatorie e postobbligatorie. 

La seconda riserva riguarda invece la ridefinizione dello statuto delle scuole private, che secondo l’iniziativa sarebbero a ogni effetto parificate alle scuole pubbliche, beneficiando di finanziamenti senza tuttavia essere sottoposte a un regime di autorizzazione in base al fabbisogno. Sul piano pedagogico, gli iniziativisti intendono infine consentire al sistema scolastico di estendere a tutte le materie la differenziazione strutturale attualmente operata attraverso i corsi base e attitudinali. Una misura che contraddice la politica scolastica cantonale degli ultimi decenni e ignora i più recenti risultati della ricerca internazionale (compresi quelli recentemente pubblicati nell’ambito dello studio PISA), che mettono in evidenza l’impatto negativo, in termini di equità, dei sistemi segregativi come quello proposto. 

A questo proposito, il Consiglio di Stato ricorda che il progetto "La scuola che verrà" «si muove in direzione esattamente opposta, proponendo l’abolizione dei due corsi attitudinali e di base (matematica e tedesco) che ancora esistono nel nostro sistema». Sulla base dei punti appena elencati e di altre considerazioni puntuali indicate nel rapporto, non da ultimo per il suo costo, il Consiglio di Stato propone al Parlamento di respingere l’iniziativa. Il Governo sottolinea inoltre che la proposta degli iniziativisti di modificare la Legge durante la fase di sperimentazione del progetto di riforma «La scuola che verrà» contraddice la volontà espressa dal Parlamento di prolungare la fase di analisi del progetto.

 

 

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