Non una, ma tante le domande nel "the day after" del crollo della BSI. A farle sono Matteo Pronzini e Jacques Ducry che ricordano: «Perchè Banca Stato voleva comprare la BSI?»
BELLINZONA - La bufera di ieri sulla BSI non si è affatto calmata. E oggi arrivano i primi strascichi politici. Una delle prime interrogazioni, divisa in due parti, è firmata da Matteo Pronzini e Jacques Ducry. Ma andiamo con ordine.
Come è potuto accadere ciò che è successo ieri alla BSI, senza che nessuno se ne fosse accorto prima, soprattutto gli addetti ai lavori? È quello che si sono chiesti i due deputati: «Ci pare francamente impossibile credere che chi è addentro “a le segrete cose” (responsabili bancari, membri del governo cantonale, autorità fiscali cantonali, responsabili dei partiti di governo) non abbiano avuto sentore di quanto succedeva. Eppure - continuano Ducry e Pronzini - già alla fine del 2013 la FINMA aveva “in maniera indubbia richiamato l’attenzione della banca sui gravi e molteplici rischi connessi a tali relazioni d’affari, ingiungendola a procedere a ulteriori accertamenti”, ipotizzando di fatto quello che è successo in questi giorni».
Dov’era il governo? - In concreto i due deputati chiedono al Consiglio di Stato se il governo fosse a conoscenza del serio e formale avvertimento che la FINMA aveva indirizzato ai dirigenti di BSI alla fine del 2013 e, se sì, quali siano stati i passi intrapresi per accertarsi delle conseguenze che questa situazione avrebbe potuto avere non solo sulla banca, ma anche sull’immagine e le prospettive della piazza finanziaria ticinese, e di conseguenza per l’intera economia locale, e se sempre in caso affermativo, il governo non pensi che, in circostanze simili, sarebbe importante disporre di queste informazioni: «Quali passi pensa di intraprendere perché questo possa avvenire?».
I due deputati chiedono inoltre se non sia necessario costituire un gruppo di crisi, in particolare per gestire l’emergenza di tipo occupazionale e sociale che questa crisi comporterà.
Quando Banca Stato voleva comprarsi la BSI - Nella seconda parte dell’interrogazione si affronta invece il delicato argomento della possibile acquisizione di BSI da parte di Banca Stato di cinque mesi fa.
«La questione BSI solleva altri inquietanti e politicamente rilevanti interrogativi che mettono a nudo l’inspienza e la irresponsabilità della classe politica cantonale» si legge nel testo dell’interrogazione che precede le domande. «Né il Gran Consiglio, né eventualmente la popolazione attraverso un referendum, ha potuto esprimere il proprio punto di vista su una banca che dispone e amministra un capitale “pubblico”».
Matteo Pronzini e Jacques Ducry interrogano dunque nuovamente il Consiglio di Stato, chiedendo se lo stesso non ritenga di essere stato superficiale nell’abbracciare senza approfondimenti la proposta di acquisto della BSI da parte di Banca Stato, e se non ritenga che tale situazione ponga problemi di fondo quanto ai meccanismi decisionali delle aziende la cui proprietà è detenuta dal Cantone. Chiedono inoltre se il Consiglio di Stato non ritenga che su tali questioni sia necessario riaprire una discussione politica: «Non ritiene il Consiglio di Stato che la proposta di Banca Stato fosse, alla luce dei fatti emersi, di fatto irresponsabile, segno di una scarsa conoscenza del mercato bancario cantonale, dei suoi attori, della loro situazione e delle loro pratiche, in particolare se con uno di questi attorni si vorrebbe celebrare un “matrimonio” finanziario?»