Tre iniziative ticinesi sono state giudicate inopportune e pericolose dal Consiglio nazionale
BELLINZONA/BERNA - Inopportune e, in alcuni casi, pericolose. Per questi motivi, evocati oggi dal relatore della commissione Jacques André-Maire (PS/NE), il Consiglio nazionale ha respinto tacitamente, seguendo l'esempio degli Stati in giugno, tre iniziative del Canton Ticino, una delle quali chiedeva l'abrogazione dell'accordo sui frontalieri con l'Italia. I tre atti parlamentari sono archiviati.
Per quanto attiene a quest'ultima iniziativa, Maire ha sottolineato che un'eventuale "sì" alla proposta ticinese farebbe cadere anche la Convenzione di doppia imposizione tra i due Paesi, e il protocollo appena approvato dal plenum circa lo scambio di dati fiscali su richiesta.
Oltre al fatto che un'abrogazione avrebbe un effetto paralizzante sui negoziati in corso tra Roma e Berna in merito a un nuovo regime di imposizione dei frontalieri, se approvata l'iniziativa ticinese impedirebbe la retrocessione all'Italia di una parte dell'imposta alla fonte prelevata sui salari dei frontalieri da parte del Canton Ticino.
"Una simile eventualità sarebbe inaccettabile per l'Italia", ha ricordato Maire, aggiungendo che il Vallese e i Grigioni - che ospitano anch'essi numerosi frontalieri italiani - si sono detti contrari a denunciare l'intesa con Roma.
Le altre due iniziative domandano, rispettivamente, l'istituzione di una regione a statuto speciale per il Ticino e il trasferimento ai cantoni della competenza per la fissazione dei contingenti e tetti massimi riguardanti i frontalieri.
Stando a Maire, le due proposte sono inopportune, dal momento che il Consiglio federale sta preparando il messaggio riguardante l'applicazione dell'iniziativa UDC contro l'immigrazione di massa, approvata da popolo e cantoni il 9 febbraio 2014. Come noto, il Governo intende applicare, se possibile in accordo con l'Ue, una clausola di salvaguardia.
Insomma, pur sollevando quesiti legittimi che preoccupano la popolazione ticinese che ha approvato a larga maggioranza l'iniziativa democentrista, queste due iniziative cadono in un momento "delicato poiché interferiscono" col lavoro dell'Esecutivo.
Maire ha ammesso che un "no" alle iniziative è senz'altro delicato, specie nei confronti di un Cantone che più di altri è sottoposto ad una forte pressione migratoria. Tuttavia, ha sottolineato, gli Stati hanno adottato un postulato, prontamente accolto dal Consiglio federale, volto ad approfondire i problemi che affliggono il cantone a sud delle Alpi.
Nel rapporto reso noto in ottobre, l'Esecutivo ribadiva di voler proseguire "l'intenso dialogo" con le autorità di Bellinzona per cercare soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti ai temi dei frontalieri, della doppia imposizione con l'Italia nonché per la libera circolazione delle persone.
Commentando il documento per l'ats, il presidente del Consiglio di stato ticinese Norman Gobbi (Lega) aveva affermato che "più che un rapporto, quello del Consiglio federale è una cronistoria degli eventi tra Svizzera e Italia e delle loro relazioni".
Pur avendo preso atto della situazione particolare del Ticino, anche se in ritardo, il documento del Consiglio federale "è pieno di buoni propositi, ma fornisce poche risposte".