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LUGANO"Ambiguo e insicuro, Matteo era così dal nostro primo bacio"

10.12.12 - 15:31
Delitto Diebold: Maier racconta i dettagli della sua relazione con la vittima
ticinonline
"Ambiguo e insicuro, Matteo era così dal nostro primo bacio"
Delitto Diebold: Maier racconta i dettagli della sua relazione con la vittima

LUGANO - Un ragazzo ambiguo, insicuro. Così viene dipinto Matteo Diebold da Hans Peter Maier, l'uomo che la sera dell'11 novembre 2010 lo uccise a coltellate. Da stamattina Maier è alla sbarra, a Lugano, davanti al giudice Mauro Ermani e a una corte, accusato di assassinio.

 

Lo stesso Ermani lo invita a chiarire i suoi rapporti con la vittima. "Quando ho conosciuto Matteo Diebold - dice Maier -, mia moglie era già morta. Era il 2004. Frequentavamo lo stesso centro fitness. Tra noi inizialmente c'era solo qualche saluto, qualche sorriso. Lui era molto timido. Una sera, nello spogliatoio, io venivo dalla doccia e ci siamo parlati. Lui mi disse che ero interessante e io ricambiai il complimento. In un attimo è scattata la scintilla, è stata subito una cosa molto intensa, molto sentimentale".

 

Dettagli piccanti - Maier, con il consueto aplomb, racconta la sua versione dei fatti e cerca di fare capire al giudice che a spingerlo verso quel folle gesto è stato un movente unicamente passionale. Lo fa partendo proprio da quei primi giorni di passione. "È strano il modo con cui è stato rotto il ghiaccio perché, come detto, lui sembrava molto timido. Troppo bello per essere vero, abbiamo iniziato a frequentarci, siamo subito usciti a cena. Quella sera ero molto nervoso perché ci tenevo a fare una bella figura con lui, eravamo in una pizzeria". Maier rivela anche dettagli piccanti: "Abbiamo avuto sin da subito rapporti sessuali. La prima volta? Una sera a casa sua, stavamo ascoltando musica sul suo divano e lui era per terra appoggiato tra le mie gambe. A un certo punto mi dice: 'Io sento che di te ho bisogno'. Non avevo mai avuto una relazione omosessuale così coinvolgente".

 

Relazione difficile - La relazione tra Maier e Diebold tuttavia non decollerà mai veramente. Matteo in particolare fatica a farsi coinvolgere emotivamente. "Lui è sempre stato un po' distaccato, non gli piaceva essere abbracciato, a meno che non lo desiderasse lui. Era ambiguo e insicuro". A un certo punto, dopo neanche un anno dall'inizio della 'relazione', la svolta. "Un giorno sono venuto a sapere che Matteo aveva un altro. Era la sera del suo compleanno e io volevo chiedergli di avere una storia più seria. Prima ancora che io potessi parlare, Matteo mi guarda e mi dice che sta con un altro ragazzo, Marco. Per me è stata una botta terribile. Avrei dovuto andarmene, invece sono rimasto lì".

 

Contraddizioni - E così inizia un lungo periodo indecifrabile. Maier parla della sua sofferenza e di una specie di relazione clandestina tra lui e Diebold. "Io gli scrivevo lettere, a mano, in modo classico. Non voleva decidersi. Anche se io non gli ho mai detto di lasciare il suo ragazzo. In tutti quegli anni ho permesso a Matteo di tenermi nell'ombra, di vivere di briciole. Quando c'era in ballo Marco, lui diventava freddo e distante con me. Io però sapevo che Matteo aveva bisogno di me. Quando c'erano problemi e voleva sfogarsi mi contattava". Il giudice Ermani, tuttavia, non ci sta. E fa notare: "Dalle testimonianze raccolte non ci risulta che le persone attorno a lei e a Matteo avessero notato questa vostra storia clandestina. Al contrario, ci dicono che il rapporto tra Matteo e Marco andava molto bene. Ci dicono anche che alcuni le avevano detto di lasciare perdere Matteo perché tanto era innamorato di Marco. E poi nessuno dei vicini di Matteo ha mai notato la sua auto, signor Maier, sotto l'appartamento della vittima, a Besso. È strano visto che, secondo lei, portavate avanti una relazione".

 

Parigi segreta - Maier, tuttavia, cita altri episodi. "Nel 2009 siamo andati insieme a Parigi. Era uno di quei periodi in cui volevo staccarmi. Ma era stato lui a chiedermelo. In camera però non si sentiva a suo agio ad andare in bagno. Diceva che non ci riusciva se c'erano estranei nei dintorni. Mi ha dato dell'estraneo, un altro comportamento ambiguo. Ma se non mi voleva come mai non ci è andato con Marco a Parigi?" Poi, sempre più punzecchiato dal giudice, Maier sostiene: "Io e Matteo ci confidavamo. Io sapevo che lui aveva qualche assillo sul lavoro. E lui sapeva anche delle mie questioni di natura finanziaria".

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