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BELLINZONACondannato a una pena sospesa il foreign fighter di Locarno

22.02.19 - 12:17
Novanta aliquote giornaliere sospese condizionalmente per tre anni e una multa da 500 franchi per Johan Cosar. Ma il suo avvocato non ci sta: «Faremo ricorso»
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Condannato a una pena sospesa il foreign fighter di Locarno
Novanta aliquote giornaliere sospese condizionalmente per tre anni e una multa da 500 franchi per Johan Cosar. Ma il suo avvocato non ci sta: «Faremo ricorso»

BELLINZONA - Il Tribunale militare presieduto dal colonnello Mario Bazzi ha condannato oggi a Bellinzona Johan Cosar, locarnese di origini siro-aramee, a 90 aliquote giornaliere sospese condizionalmente per tre anni e al pagamento di una multa di 500 franchi per aver combattuto in Siria contro l'Isis in una milizia cristiana. Assolto da ogni accusa il cugino dell'imputato.

Per la corte, con le sue azioni il "foreign fighter" ticinese ha effettivamente messo a rischio la neutralità della Svizzera, violando in particolare l'articolo 94 del Codice penale militare, che vieta di combattere per eserciti stranieri. A Cosar sono tuttavia stati riconosciuti i «motivi onorevoli» per aver difeso una minoranza minacciata. Ciò ha portato di fatto al dimezzamento della pena richiesta ieri dall'accusa, ovvero 180 aliquote giornaliere sospese con la condizionale.

La sentenza odierna - ha messo in guardia il colonnello Bazzi - non deve essere però interpretata come un lasciapassare per chi in futuro volesse recarsi nella regione a combattere l'Isis: questo è un caso particolare e la decisione è frutto di lunga ponderazione. Nessun cittadino svizzero può infatti combattere all'estero «senza il permesso del Consiglio federale».

Se il locarnese è stato riconosciuto colpevole di aver aderito a un esercito straniero, non ha per contro trovato conferma l'accusa di aver reclutato o tentato di reclutare «un numero imprecisato di cittadini svizzeri», per la quali il locarnese è quindi stato assolto.

Nel corso dei dibattimenti Cosar - 37 anni, nato a San Gallo e cresciuto a Locarno, dove ha seguito tutto il percorso scolastico prima di andare a studiare in Svezia - ha dichiarato di aver voluto aiutare i cristiani minacciati dall'avanzata dell'Isis. Nel 2011, quando le manifestazioni della "Primavera araba" sono sfociate in Siria in un conflitto armato, ha deciso di recarsi nel nord del paese per vedere cosa succedesse veramente.

Fino all'agosto 2012 il soggiorno di Cosar è stato dedicato ad azioni umanitarie, a reportage per una televisione svedese e a collaborazioni con media ticinesi. La situazione è degenerata alla fine del 2012. Forte della sua esperienza di sergente nell'esercito svizzero, Cosar avrebbe allora partecipato alla costituzione (ma l'interessato nega, affermando di avervi solo fatto parte) e all'addestramento della milizia cristiana "Syriac Military Council" di cui sarebbe divenuto uno dei leader e per la quale avrebbe reclutato soldati siriani in loco.

L'uomo è stato fermato nel marzo 2015 su un treno a Basilea, interrogato e rimesso in libertà dopo essere tornato dalla Siria. Ha rilasciato in seguito interviste a diversi media dopo il suo ritorno in Svizzera, esponendosi con nome e cognome e negando decisamente di essere un mercenario. Attualmente è attivo in una associazione umanitaria che opera nel nord dell'Iraq.

Suo cugino, alla sbarra perchè sospettato di aver aiutato Cosar a reclutare soldati svizzeri per la milizia siriana tramite appelli postati su diverse reti sociali come Facebook e Youtube, è stato completamente assolto. Il fatto non sussiste perchè la semplice pubblicazione - ha affermato Bazzi - non ha accresciuto la possibilità di arruolamento. Inoltre è stato stabilito che nessun cittadino elvetico è mai partito verso la Siria seguendo questi appelli.

L'uomo, nato a Locarno nel 1989 e laureato in scienze criminali dell'Università di Losanna nel 2015, risiede attualmente a Ginevra, dove lavora in una banca dopo che la carriera cui si era indirizzato dopo gli studi è stata bruscamente interrotta dal procedimento a suo carico. Per lui l'uditore aveva ieri chiesto una pena pecuniaria di 70 aliquote giornaliere e una multa di 1500 franchi con la condizionale

Il processo è stato molto sentito in Ticino: la comunità aramea locale è accorsa in forze per sostenere i due imputati ed ha reagito alla lettura della sentenza con acclamazioni e canti di gioia. Gli aramei sono un popolo cristiano antichissimo, che parla l'aramaico, diffuso in Medio Oriente soprattutto nel sud est della Turchia, ormai zona a maggioranza curda, quasi ai confini con la Siria.

Interpellato dall'agenzia Keystone-ATS al termine del processo, l'avvocato di Cosar, Yasar Ravi, ha detto che intende comunque ricorrere contro la sentenza: «Avevo chiesto l'assoluzione su tutta la linea. Il mio cliente è tuttavia stato condannato per violazione dell'articolo 94 del Codice penale miliare, presenteremo quindi ricorso».

La storia personale dell'ex sergente è tragica: suo padre, che si è recato in Siria nel 2011 per dare una mano alla sua gente, è stato arrestato nell'agosto 2013. Da allora, la sua famiglia non ha più avuto sue notizie. «Abbiamo tentato ogni strada: il Dipartimento federale degli affari esteri, le ambasciate, organizzazioni umanitarie, ma invano», ha concluso il legale.

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