Il Cantone le avrebbe impiegate ad una tariffa di 34 franchi l'ora. Inferiore a quella che ha fatto scoppiare lo scandalo
BELLINZONA - La vicenda Argo 1 ruota attorno ad un quesito centrale: per quale motivo la sorveglianza dei centri per richiedenti l’asilo è stata affidata per tre anni alla neonata agenzia? I dubbi infatti, inclusa quella tariffa oraria di 35 franchi l’ora - definita «da dumping» dai sindacati -, non mancavano.
Una vera e propria risposta però sembra non esserci. O questo è perlomeno quanto affermato - come riferisce oggi il Caffè - dall’amministratore unico della società durante l’interrogatorio da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). «La risposta alla domanda “Perché Argo1?” non c’è, nel senso che probabilmente l’aggressività del prezzo e la bontà del servizio hanno giustificato questa attribuzione. Non c’è niente di losco, se non qualche leggerezza amministrativa».
Tali “leggerezze” sono riferite alle accuse di infrazione dell’Avs e della legge sulla previdenza professionale per aver pagato alcuni stipendi in nero, nonché alla falsità in documenti e alla truffa. La cifra sarebbe pari a 400mila franchi in poco meno di tre anni di attività, dall’estate 2014 al febbraio 2017, su un totale fatturato al Cantone di circa 3,4 milioni.
La scintilla scaturita da quei 35 franchi, che ha dato il via allo scandalo, non sarebbe però un caso isolato. Secondo quanto affermato dal domenicale, citando alcuni documenti dell'inchiesta, in quel periodo altre due agenzie di sicurezza - di cui una con due mandati diretti - venivano impiegate dal Cantone nell’ambito della gestione del traffico ad una tariffa inferiore, pari a poco più di 34 franchi all’ora.