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CANTONEViolentò la moglie, «oggi era il giorno per chiederle scusa»

18.04.18 - 16:34
L’accusa propone una pena detentiva di tre anni. La difesa punta al proscioglimento dai reati non ammessi
Archivio Tipress
Violentò la moglie, «oggi era il giorno per chiederle scusa»
L’accusa propone una pena detentiva di tre anni. La difesa punta al proscioglimento dai reati non ammessi

LUGANO - «Ogni parola della vittima ha trovato conferma negli elementi emersi in corso d’inchiesta: la sua versione è credibile». Lo sostiene la procuratrice pubblica Valentina Tuoni, proponendo una pena detentiva di tre anni - senza opporsi a un’eventuale sospensione - nei confronti del 45enne a processo alle Criminali per aver violentato, nel marzo 2014, la moglie. «Anche oggi l’imputato ha negato ogni addebito, perdendo così l’occasione per dimostrare di aver compreso i propri errori: oggi era il giorno per chiederle scusa».

«Sotto gli occhi di un bambino» - L’uomo avrebbe costretto la donna a un rapporto sessuale, oltre ad averla minacciata con un coltello da cucina e ad averle impedito di lasciare l’appartamento in cui si trovavano. Il tutto sarebbe avvenuto in presenza di un figlio minorenne. Da qui le accuse principali di violenza carnale, sequestro di persona e violazione del dovere d’assistenza o educazione. La procuratrice sottolinea che «la colpa dell’imputato è grave, anche perché gli atti sono stati commessi ai danni della moglie e sotto gli occhi di un bambino». E aggiunge: «Ha agito per soddisfare le proprie pulsioni sessuali».

La difesa: «Il racconto è fedele?» - In difesa del 45enne, l’avvocato Fiorenzo Cotti parla di «esagerazione». Dagli atti istruttori emergerebbe che la vittima è considerata come «una manipolatrice seriale, spesso una bugiarda». Ed è per questo che, secondo il legale, bisognerebbe chiedersi se «la vittima non abbia esagerato nel riportare i fatti». Per quanto riguarda poi il ritorno sotto lo stesso tetto di «vittima e aggressore», avvenuto pochi mesi dopo la scarcerazione del 45enne, il difensore afferma che «questo sviluppo si potrebbe in un certo senso considerare com un perdono». Per il suo assistito chiede il proscioglimento dai reati non ammessi e, in caso di condanna, che la pena non sia superiore ai diciotto mesi con la condizionale.

La richiesta di risarcimento - L’avvocato Francesca Lepori Colombo, rappresentante della vittima, afferma che «anche oggi da parte dell’imputato abbiamo sentito molte bugie». Nel suo intervento si china anche lei sull’attuale convivenza dei due: «Può stupire, ma lo hanno fatto per permettere al figlio di crescere con entrambi i genitori». La legale avanza infine una pretesa di risarcimento per torto morale di 15’000 franchi, oltre al rimborso delle spese legali.

La Corte, presieduta dal giudice Marco Villa, comunicherà la sentenza domani alle 11.

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