La Pretura penale ha condannato il titolare della Purexis. La difesa annuncia il ricorso
BELLINZONA - Aveva avviato la vendita di canapa “light” (con valore di THC inferiore all’1%, quindi considerata legale dalla legge federale) senza essere in possesso della necessaria autorizzazione cantonale. Stefano Caverzasio, fondatore e amministratore della Purexis di Manno, dovrà pagare una multa di 2’000 franchi. Lo ha stabilito oggi la Corte della Pretura penale di Bellinzona, presieduta dal giudice Marco Kraushaar, accogliendo in toto la condanna proposta dalle autorità inquirenti. Ma saltano le spese di 1’500 franchi per l’analisi della merce, che ne aveva confermato la legalità. «I cantoni hanno il potere legislativo di limitare la vendita di determinati prodotti sul proprio territorio» ha ricordato il giudice. Questo è quanto avviene in Ticino «e l’imputato non poteva ignorarlo, anche considerando che agli inizi degli anni Duemila era già attivo nell’ambito della canapa con conseguente condanna alle Correzionali: le informazioni andavano richieste alle autorità cantonali». La difesa ha però già annunciato il ricorso in Appello.
«Nessuno sapeva» - «Ha agito in buona fede» ha detto il difensore Alexander Henauer, chiedendo l’assoluzione del suo assistito. A mente dell’avvocato, l’azienda aveva intrapreso i passi necessari per approfondire la questione prima di avviare la commercializzazione del prodotto, avvenuta all’inizio di quest’anno e interrotta il 25 gennaio dalla polizia: i titolari avevano a più riprese contattato l’Ufficio federale della sanità pubblica, che aveva quindi assicurato Purexis sulla libera vendita della canapa “light”. E a un legale avevano inoltre chiesto se vi fossero eventuali limitazioni a cui prestare attenzione. Limitazioni che tuttavia, ha spiegato la difesa, non erano emerse. «Prima dell’intervento di polizia alla Purexis, nessuno sapeva che in Ticino fosse necessaria un’autorizzazione alla vendita, sul sito della polizia non era nemmeno presente il modulo per la richiesta» ha detto, aggiungendo: «La dimostrazione che il mio cliente voleva sempre agire correttamente è data dalla richiesta di autorizzazione (poi ottenuta, ndr) presentata nel momento in cui è venuto a conoscenza della stessa».
L’accusa: «È un imprenditore agguerrito» - L’avvocato Dunja Valsesia, giurista della Sezione polizia amministrativa, ha parlato di «imprenditore agguerrito», che «si è lanciato con leggerezza nell’attività della canapa “light”, pur essendo conscio della delicatezza della materia». Chiedendo la conferma della multa proposta nel decreto d’accusa, ha affermato che «l’imputato non si era curato di informarsi su una versione attuale della legge cantonale, quando sarebbe stato sufficiente consultare la raccolta delle leggi online o comunque contattare le autorità ticinesi».
Il caso delle sigarette - Nella sua arringa, il difensore ha inoltre ricordato il caso delle sigarette a base di canapa “light” che lo scorso luglio Coop aveva messo in vendita pure in Ticino. Prodotto che nel giro di poche ore era poi stato sequestrato e ritirato da tutte le filiali ticinesi. «Nemmeno il colosso della distribuzione era al corrente della necessità di un’autorizzazione, pur avendo probabilmente avvocati più competenti» ha detto Henauer, che ha parlato anche di «disparità di trattamento» e di «apparente accanimento contro il mio cliente». È comunque irrilevante, secondo il giudice, che «altri possano aver commesso lo stesso illecito».
I fatti - Tra il 1. dicembre 2016 e il 25 gennaio 2017, come si evince dal decreto d’accusa, la Purexis aveva venduto quasi 1,5 chilogrammi di canapa “light”. Il prodotto era fornito in confezioni da 2,5, 5 e 10 grammi. La polizia aveva poi sequestrato oltre un chilogrammo di canapa con tenore di THC inferiore all’1% e altri svariati prodotti derivati.