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CANTONE«Mi ha messo la mano nelle mutande»

11.10.17 - 11:28
A processo un 39enne accusato di atti sessuali con fanciulli. L’accusa ha chiesto una pena sospesa. L’imputato: «Non sono colpevole»
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«Mi ha messo la mano nelle mutande»
A processo un 39enne accusato di atti sessuali con fanciulli. L’accusa ha chiesto una pena sospesa. L’imputato: «Non sono colpevole»

LUGANO – L’accusa è di atti sessuali con fanciulli per aver toccato nelle parti intime due bambine di nove e dodici anni. Ma l’imputato, un 39enne del Locarnese e amico delle famiglie, non ci sta: «Io non sono colpevole» ha detto oggi alle Correzionali di Locarno, riunite a Lugano e presiedute dal giudice Rosa Item. E ha così ritrattato le ammissioni fatte nella prima fase dell'inchiesta: «Allora non volevo smentire le bambine – ha aggiunto – ma so di non aver fatto nulla».

In ambito familiare - I fatti risalgono al 2015 e, come si evince dall’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, sarebbero avvenuti in momenti d’intimità in ambito familiare. Per le due bambine si parla di toccamenti sotto o sopra le mutande. Toccamenti, che secondo l’imputato, per una delle vittime sarebbero stati «inventati dalla madre, com’era già avvenuto in un’altra occasione», facendo riferimento a una vicenda che – come sottolineato però dalla Corte – era sfociata in una condanna.

L’accusa: «Racconti credibili» - «La versione fornita dalle due bambine è spontanea e credibile». Così la procuratrice Borelli, che nei confronti dell’imputato ha chiesto una pena detentiva di dieci mesi, sospesa per tre anni. L’accusa ha sottolineato che la vittima più giovane si è aperta spontaneamente con le persone a lei vicine e che il suo racconto è sempre stato «credibile, coerente e costante». È andata diversamente per la seconda bambina che – lo ha detto Borelli – è stata interrogata da un familiare con «domande inopportune». Ma i fatti sono stati «comprovati in seguito». E ha concluso: «Le parti intime e la pelle nuda di un bambino sono inviolabili, non vanno toccati mai».

La difesa: «Da assolvere» - Da parte sua, il difensore Felice Dafond ha fatto leva soprattutto sulla perizia giudiziaria, che «non ha riscontrato né impulsività né attrazione verso minorenni». L’imputato non avrebbe dunque un interesse sessuale per i bambini, «ma soltanto il desiderio di fare da baby-sitter». Parlando di toccamenti senza una connotazione sessuale, il difensore si è quindi battuto per l’assoluzione.

Il risarcimento – La rappresentante degli accusatori privati ha ricordato che «l’imputato ha violato la fiducia degli adulti, che lo consideravano uno di famiglia, e delle bambine». E ha chiesto, per ogni vittima, un risarcimento per torto morale di 2'000 franchi. Oltre al pagamento delle spese di patrocinio di 12'000 franchi.

La sentenza è attesa per oggi, mercoledì 11 ottobre, alle 17.30.

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