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CANTONEBosia Mirra era «la regista» dei trasporti illegali

21.09.17 - 15:40
Lo sostiene la procuratrice Margherita Lanzillo, che chiede la condanna a una pena pecuniaria, sospesa, di 8'800 franchi
TiPress
Bosia Mirra era «la regista» dei trasporti illegali
Lo sostiene la procuratrice Margherita Lanzillo, che chiede la condanna a una pena pecuniaria, sospesa, di 8'800 franchi

BELLINZONA - «Chi aiuta un cittadino straniero senza documenti e senza un permesso a entrare in Svizzera, chi lo ospita, chi lo aiuta a lasciare il paese viola la legge federale sugli stranieri». Così la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, che chiede una pena pecuniaria, sospesa, di 8'800 franchi e una multa di 1'000 franchi nei confronti della deputata socialista Lisa Bosia Mirra (di fatto chiedendo così di confermare la condanna prevista dal decreto d’accusa) per aver facilitato a ventiquattro profughi l’ingresso illegale nel nostro paese. E davanti alla Corte della Pretura penale di Bellinzona, presieduta dal giudice Siro Quadri, la procuratrice ricorda che «questo non è un processo politico e non riguarda la giustizia etica, ma si tratta di un processo penale».

«Conosceva il rischio» - La procuratrice riconosce a Bosia Mirra di aver dato sostegno ai numerosi migranti che nell’estate 2016 erano approdati a Como. «È stata testimone delle loro condizioni, ha ascoltato le loro storie. E forse è stata troppo ingenua, troppo sensibile a dar seguito alle loro richieste, aiutandoli a raggiungere la Germania» sottolinea. «Sapeva i rischi che correva e che si trattava di azioni illegali».

Un’operazione organizzata - L’imputata non ha agito a fine di lucro e il suo movente era «umanitario», ma – come sostiene ancora l’accusa - «si è occupata dell’aspetto organizzativo, era la regista e gestiva l’attività illegale». E l’organizzazione non sarebbe infatti mancata: il territorio veniva perlustrato, i migranti erano preparati a dichiarare il falso, per i viaggi attraverso il confine lei e i correi si erano dotati di un linguaggio in codice (con “luna piena” comunicavano che i profughi erano giunti a destinazione) e avevano anche scaricato un’app per lo scambio di messaggi criptati.

Quale il destino dei migranti? – Aiuto umanitario? Non secondo la procuratrice. «L’imputata non ha voluto rendersi conto del fatto che con il suo agire non faceva del bene ai migranti, ma faceva loro correre dei rischi». Il suo aiuto non sarebbe quindi stato completo: «Non consegnava i profughi a un istituto o ai loro familiari, lasciava il loro destino al caso».

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