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GENESTRERIOIl trucco dell’acconto da mille franchi: "Costretti a firmare"

28.09.15 - 05:59
In una ditta di metalcostruzioni, i dipendenti "costretti a fingere di avere un salario più alto del reale"
Foto Ti-Press
Il trucco dell’acconto da mille franchi: "Costretti a firmare"
In una ditta di metalcostruzioni, i dipendenti "costretti a fingere di avere un salario più alto del reale"

GENESTRERIO - Sul suo sito internet, l’azienda si presenta così: a Genestrerio (sic) "progettiamo e realizziamo capannoni industriali e strutture ed opere di finitura per abitazioni". In realtà, nel comune di confine l’azienda italiana figura come "produttiva", ma non ha né un magazzino, né un’officina. Di produzione nemmeno l’ombra. Basta dare un’occhiata alle immagini da satellite per accorgersene. Lo hanno confermato recenti controlli effettuati dalla Commissione paritetica delle metalcostruzioni, da cui è emersa (tra l’altro) qualche irregolarità salariale. "Tutto il materiale viene acquistato in Italia e importato, l’azienda qui fa solo rifiniture" racconta un dipendente che chiede di rimanere anonimo. 

Ma c’è dell’altro. Da documenti che 20 minuti e  Tio hanno potuto visionare, risulta che l’azienda ha importato in Ticino molto più di un piccolo deposito a due minuti d’auto dal confine e qualche tonnellata di lamiere prodotte in Italia. Il trucco è l’ultima trovata in fatto di dumping. Buste paga in cui vengono conteggiati acconti fittizi da 1 000 franchi: i dipendenti, in sostanza, sono "costretti a dichiarare" di avere ricevuto come anticipo sulla busta paga dei soldi che in realtà non hanno mai neppure visto. La somma dell’acconto fantasma viene poi detratta dallo stipendio.

Risultato: se sul contratto e in busta paga figurano 4 000 franchi al mese, di fatto il dipendente ne incassa 3 000. E ciò accade "puntualmente ogni mese" stando alle testimonianze raccolte. Questi sono i patti, prendere o lasciare. Un modo originale per aggirare i minimi salariali del settore – 3 700 franchi al mese – sulla pelle dei dipendenti “consenzienti e mazziati”.

Due di questi, ora, si sono rivolti a un sindacato e hanno fatto causa all’azienda. I titolari, da noi contattati, affermano che "gli acconti vengono fatti, sì, ma in modo saltuario e sempre su richiesta degli stessi dipendenti". Per il resto "no comment". La proprietà si è rivolta all’avvocato Edy Grignola per ottenere il beneficio dell’anonimato nel presente articolo, che ritiene "dannoso per la propria immagine".

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