Cerca e trova immobili

MENDRISIO"Date un lavoro almeno ai miei figli"

13.05.14 - 09:17
Il dramma di un’intera famiglia in assistenza. Lo smarrimento del padre: "Nessuno ci dà la possibilità di rialzare la testa"
Archivio Ti Press
"Date un lavoro almeno ai miei figli"
Il dramma di un’intera famiglia in assistenza. Lo smarrimento del padre: "Nessuno ci dà la possibilità di rialzare la testa"

MENDRISIO – Un’intera famiglia senza impiego. Il padre di 56 anni, il figlio maggiore, 24 enne, il figlio minore, di 20 anni. Tutti senza lavoro. Tira un’aria pesante nella casa di Giulio D., un ex imprenditore di Mendrisio scivolato da tempo nel limbo dell’assistenza a causa di una 'fregatura' presa da un socio. E ora, dopo mesi a contare ogni singolo centesimo, lui ha deciso di uscire allo scoperto, invocando l’aiuto degli imprenditori della regione. “Date un lavoro almeno ai miei figli – sospira –. Stanno facendo una vita infame”.

Giovani volenterosi - Il ragazzo più grande ha un diploma di venditore, ma ha perso il lavoro. Il più giovane, invece, non ha portato a termine alcuna formazione dopo le scuole medie. “Ma questo – dice il padre – non significa che non sia volenteroso. È uno che non ha paura di sporcarsi o di rimboccarsi le maniche. Potrebbe fare qualsiasi cosa". Giulio è affranto. E quando pensa al futuro, gli viene da mettersi le mani tra i capelli. “È da anni che sto cercando di uscire dall’assistenza, facendo lavoretti qua e là. Ma poi io questi soldi li dichiaro e il Cantone me li scala dai sussidi. Certo, le autorità fanno il calcolo in base al minimo vitale. Però in questo modo non ne esci più. L’assistenza sembra un incubo da cui non si torna. Lo Stato ti dà tanti consigli su come metterti in proprio. Ma manca il lato economico, non esistono sussidi a fondo perso, prestiti d'onore, facilitazioni finanziarie”. 

Crescita drammatica - Una storia di ordinaria sofferenza. In Ticino il numero delle persone in assistenza cresce del 10% ogni anno. Attualmente sono circa 8.000 le domande attive verso lo Stato, 5.400 si riferiscono a economie domestiche. Da questo mare di cifre, spunta anche la storia di Giulio e dei suoi figli. “I miei ragazzi stanno cercando di rimettersi in gioco – fa notare il 56enne –. Ma non è facile. Ci sono aziende che li chiamano per lavorare quasi a gratis. Camuffando il tutto con la parola stage. È vergognoso. Il rischio di finire in depressione è altissimo. Il figlio più giovane da mesi deve andare dallo psicologo. È sfiduciato, scoraggiato. Vorrebbe avere solo un’opportunità per riprendere in mano la sua vita. Arriviamo a fine mese con 2.000 franchi al mese in tre”. 

Minimo vitale - Il sussidio d’assistenza è di regola definito in base al minimo vitale delle persone. Per il singolo individuo ammonta a 1.077 franchi più l’affitto e la cassa malati. “Quando si tratta di famiglie – spiega Sara Grignola Mammoli, collaboratrice scientifica della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie – ci si basa sulla dimensione dell’unità di riferimento. Si considerano, ad esempio, il numero e l’età dei figli”.

Fasce a rischio - La famiglia di Giulio è composta da persone che appartengono alle fasce più a rischio di dovere ricorrere all’assistenza. “E cioè i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 25 anni e le persone tra i 45 e i 55 anni. Un aspetto da non sottovalutare è che il 60% dei giovani che si ritrova in assistenza ha una formazione interrotta. E la formazione è una delle prime armi per potere uscire dall’assistenza”. 

Ritorno alla vita - Già, perché contrariamente a quanto ipotizza Giulio, dall’assistenza si può uscire. Lo sostiene Sara Grignola Mammoli. “Ogni mese 130 economie domestiche escono dall'assistenza. E di queste almeno 40 perché trovano lavoro. Non è poco. Altre passano a nuove rendite, come ad esempio l’invalidità o l’AVS. Dal 2012 abbiamo intensificato gli sforzi per fare in modo che più persone riescano a lasciare l’assistenza. È stata attuata una nuova collaborazione con gli Uffici di collocamento. Una svolta epocale per cui le persone in assistenza possono beneficiare delle misure di inserimento che hanno anche le persone in disoccupazione. Attualmente circa 260 persone approfittano di questa opportunità e altrettante svolgono lavori di utilità pubblica. Il reinserimento sociale e professionale della persona è parte integrante delle nostre prestazioni”. 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE