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CANTONE"Ci sono allenatori che pensano alla fama, anziché al bene dei ragazzini"

09.04.14 - 07:16
Settore allievi del calcio ticinese nel caos dopo i fatti dello scorso weekend, sotto accusa anche i genitori. "I club facciano firmare ai padri e alle madri una carta dei valori", suggerisce lo psicologo Diego De Gottardi.
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"Ci sono allenatori che pensano alla fama, anziché al bene dei ragazzini"
Settore allievi del calcio ticinese nel caos dopo i fatti dello scorso weekend, sotto accusa anche i genitori. "I club facciano firmare ai padri e alle madri una carta dei valori", suggerisce lo psicologo Diego De Gottardi.

BELLINZONA – Grida, insulti, minacce, genitori e allenatori che sembrano impazziti, addirittura un’intera squadra di allievi che si schiera contro un giovane arbitro. Scene sconcertanti registrate lo scorso fine settimana nei campionati di calcio in cui giocano ragazzini di 12 o 13 anni. In totale ben sette episodi, che hanno spinto la Federazione a prendere una decisione forte, quanto triste. Per un weekend, il campionato della categoria D 9 sarà sospeso. “Una scelta che lancia un messaggio chiaro – spiega Diego De Gottardi, psicologo dello sport –. Così non ha senso andare avanti. Meglio fermarsi e riflettere”.     

Simili situazioni non sono nuove e si ripresentano a vari livelli. Stavolta, però, si è passato ogni limite. Come è possibile che un genitore da bordo campo si metta a insultare e a minacciare un arbitro di 14 anni?
"L’ambiente sportivo è sempre più esasperato, anche tra gli allievi. Molti genitori non riescono a stare al loro posto, proiettano sui ragazzini ambizioni e frustrazioni, vorrebbero che i loro figli raggiungessero grandi successi e non fossero mai vittime di ingiustizie. E per questo pretendono il top dagli arbitri e dagli allenatori. Sullo sfondo, c’è un mondo che va sempre più veloce. Oggi c’è tanta competitività su tutti i fronti, nella società, nel lavoro… " 

Sul banco degli accusati, per i fatti dello scorso fine settimana, ci sono anche alcuni allenatori. Cosa ne pensa?
"Non bisogna fare di ogni erba un fascio. Però ho la sensazione che ci siano alcuni allenatori che pensano soprattutto alla loro fama personale, anziché a dare la priorità ai bisogni dei ragazzini. Sono convinto che i migliori allenatori dovrebbero lavorare con i ragazzi più giovani. Questo, però, nella realtà non accade. L’allenatore in un simile contesto ha un ruolo chiave: dovrebbe fare capire ai ragazzi e ai genitori che cosa si sta facendo, il senso del gioco. C’è un aspetto educativo che troppo spesso viene trascurato".     

Insomma, sta dicendo che gli allenatori potrebbero fare di più?
"Non è mia intenzione giudicare. A parole sembra che ci sia sempre molta attenzione per simili aspetti, ma queste situazioni dimostrano che, di fatto, non ce n’è abbastanza".

È normale che nel settore allievi ci siano allenatori che fanno giocare solo i migliori?
"A volte succede. E anche questo esaspera, forse, alcuni genitori. A determinati livelli dovrebbero potere giocare tutti, anche i meno dotati. Ci sono allenatori che proibiscono ai ragazzi di praticare altri sport. Anche questo è discutibile. In ambito giovanile, personalmente, mi sembra che l’aspetto della selezione sia eccessivamente marcato. Formare è un’ottima cosa, selezionare in maniera troppo severa può essere dannoso".  

Come potrebbe ripartire il settore allievi del calcio ticinese, dopo la pausa forzata del prossimo fine settimana?
"Pensando, ad esempio, all’introduzione di una carta ‘simbolica’, un contratto dei valori da parte dei club. Tutte le parti coinvolte dovrebbero firmarla. Ragazzi, genitori, allenatori. E chi non si comporta bene viene allontanato. Con un simile provvedimento, anche un genitore che viene al campo per dare il cattivo esempio potrebbe essere portato a riflettere".  

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