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BERNA / CANTONE"Acquistate i prodotti locali"

07.03.14 - 11:24
Marco Romano spiega perché ha votato "No" alla legge sui cartelli: "Io non difendo i prezzi alti in Svizzera"
Foto d'archivio (Tipress) / Keystone
"Acquistate i prodotti locali"
Marco Romano spiega perché ha votato "No" alla legge sui cartelli: "Io non difendo i prezzi alti in Svizzera"

BERNA - Marco Romano in difesa dei prezzi alti in Svizzera? "Ma neanche per sogno! Quella che abbiamo respinto e rispedito ieri al Consiglio federale è stata una legge fatta male", ha commentato il giovane consigliere nazionale mendrisiense, che si difende da chi accusa lui e gli altri 106 consiglieri nazionali di avere votato contro la legge dei cartelli per assecondare gli interessi delle grandi lobby economiche.

"E' una riforma enorme, che è partita nel 2007, anno in cui è entrato in vigore il principio di equiparazione dei prezzi detto "Cassis de Dijon". Fu una grande vittoria. Le grandi marche internazionali non potevano più permettersi di applicare prezzi più alti in Svizzera rispetto all'estero".

Una riforma ambiziosa, quella della legge contro i cartelli: "Grandi intenti, ma come capita spesso, le varie associazioni di categoria hanno cominciato a fare lobbying, a metterci mano, chiedendo modifiche. Alla fine ne è uscito un minestrone annacquato per nulla soddisfacente. Tanto è vero che la maggioranza della commissione del Consiglio Nazionale dell'Economia e dei Tributi raccomandava di non entrare in materia e di rispedire il progetto al Consiglio federale, con la richiesta di un nuovo progetto".

Per il Ticino cosa sarebbe cambiato?
"In questa legge i grandi gruppi erano riusciti ad eliminare la possibilità di fare consorzi. In Ticino la possibilità di aggregarsi in consorzio permette spesso alle aziende edili locali di allearsi e di gareggiare alla pari dei grandi gruppi nazionali. Con questa legge creare consorzi sarebbe stato impossibile: vuoi perché in certi settori sarebbe stato vietato, in altri la burocrazia, resa ancora più complicata, avrebbe negato la possibilità alle piccole e medie imprese di concorrere contro quelle grandi".

Ed ora cosa succederà?
"Al Consiglio federale chiederemo che la legge non venga tutta buttata via. Dobbiamo combattere i prezzi alti, che in Svizzera rappresentano obiettivamente un problema. Una realtà in cui le paghe sono più alte, gli affitti sono più cari, eccetera. Ci sono troppi prodotti che in Svizzera hanno prezzi più alti rispetto all'estero e che non trovano giustificazione. Questo fenomeno va combattuto e bisogna riuscire a creare dinamiche già iniziate, timidamente, qualche anno fa. Negli ultimi anni i prezzi dei  prodotti importati stanno iniziando a scendere, seppure a mio avviso, non sufficientemente. La politica non basta per fare abbassare i prezzi. Il circolo dei costi del lavoro, degli spazi, dei prodotti è difficile da "addomesticare" in Svizzera. E' anche una questione di responsabilità degli attori in gioco".

Le multinazionali applicano prezzi più alti in Svizzera, alle volte il doppio rispetto a Germania e Italia, giustificandosi dicendo che noi possiamo permetterci di pagare di più, perché il tenore di vita è più alto. Così facendo esse possono applicare prezzi più bassi nei paesi dove si guadagna di meno
"A me sembra un'arrampicata sui vetri. Ridicolo. Io da politico dico: stop all’acquisto di prodotti di questi grandi gruppi e privilegiamo il locale. La grande lotta della politica è questa. La politica non può fissare il prezzo della Nivea, per fare un esempio. Quel giorno che succederà saremo tornati nella DDR, dove esisteva una marca di dentifrici, di sapone, di piselli, eccetera. Queste giustificazioni delle multinazionali mi fanno ridere. Un riso amaro e che mi preoccupa. Dobbiamo imparare ad essere selettivi quando andiamo a fare la spesa. Perché devo pagare due franchi un pacco di pasta Barilla quando in Italia costa molto meno? Allora anziché comprare questo prodotto dovremmo imparare a scegliere di acquistare un prodotto locale".

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