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SVIZZERAC’era una volta solo l’edicola....

02.11.13 - 15:27
Con l’avvento di internet, il mondo dell’informazione è radicalmente cambiato. Occorrono nuove regole.
Archivio Keystone
C’era una volta solo l’edicola....
Con l’avvento di internet, il mondo dell’informazione è radicalmente cambiato. Occorrono nuove regole.

LUGANO -«La rivoluzione di internet impone di ribaltare le vecchie regole. O almeno di provarci. Persino nel paese del Gattopardo dove, per tradizione, tutto cambia perché nulla cambi». Sono le parole conclusive del saggio “Morte e resurrezione dei giornali – Chi li uccide, chi le salverà”. L’autore Enrico Pedemonte è stato ospite di una serata organizzata da syndicom, in collaborazione con i Corsi di giornalismo della Svizzera italiana, dal titolo eloquente: “Dalla carta al tablet – una transizione epocale”.

Una lunga carriera giornalistica (ha lavorato per 25 anni come giornalista all’Espresso, per cui ha fondato e diretto il sito web del settimanale; è stato anche corrispondente da New York per sei anni) e un occhio attentissimo sulla stampa e le nuove autostrade dell’informazione: Enrico Pedemonte ha scritto un libro snello, interessante, visionario e anche critico, esattamente come deve essere un buon lavoro giornalistico di ricerca e di investigazione. Dimensione, questa, fondamentale per la salvezza della carta stampata.

Al suo fianco Natascha Fioretti (ricercatrice, giornalista freelance e collaboratrice dell’Osservatorio europeo di giornalismo) e Fabio Lo Verso ex direttore del quotidiano romando Le Courrier, fondatore del quindicinale La Cité e autore del “Manifeste pour une nouvelle presse”: entrambi condividono la posizione di Pedemonte secondo cui non è vero che internet e sinonimo di scarsa qualità; anzi in molti casi, ha sottolineato Natascha Fioretti, «eccelle per la qualità di contributi e approfondimenti che sulla carta stampata e sui tradizionali media elettronici non esiste. Il web, in questo senso, consente maggiore libertà di spazi». Parere condiviso da Fabio Lo Verso, che non lesina comunque critiche sulle trappole dell’immediatezza tipica del web, che possono favorire la superficialità.

Se è vero che il web si è scagliato come un meteorite sull’ecositema mediatico (per riprendere un’espressione cara a Ignacio Ramonet, direttore de Le Monde diplomatique) è altrettanto vero che la cultura giornalistica ha sempre mostrato una certa resistenza ai cambiamenti. Ma oggi siamo quasi condannati a cambiare, a individuare nuove regole. La moltiplicazione dei canali attraverso cui fluiscono le notizie e forme sempre più raffinate di interattività, sta trasformando in modo profondo il nostro rapporto con le notizie.
Alla serata del 18 ottobre all’USI, Pedemonte è stato chiaro: «Oggi la stampa attraversa una crisi irreversibile». Cifre e dati alla mano indicano infatti che riviste e quotidiani chiudono, le redazioni vengono decimate dalle ristrutturazioni e i ricavi della pubblicità continuano a calare. «Le cause – spiega Pedemonte - sono diverse: l'avvento dei nuovi media, la gratuità della rete e i giovani che leggono sempre meno i quotidiani».

Ma come giovani disinteressati? «Niente affatto. Loro, cercano notizie, ma purtroppo non giornali. La perdita di centralità dei giornali nella nostra vita – sottolinea il giornalista genovese - ha cause più profonde, legate alla rivoluzione negli stili di vita e ai cambiamenti nell'uso del tempo della nostra vita quotidiana. I quotidiani – ricorda – sono stati per molti anni il centro di relazioni sociali che si svolgevano a livello locale. L’edicola era il perno attorno al quale si sviluppavano anche discussioni, confronti. Un tempo bastava acquistare uno dei tanti quotidiani per essere informati su fatti ed eventi di rilievo. E oggi? Oggi, tutto questo sembra non bastare più».

In questa gigantesca ragnatela le informazioni diventano però merce povera. Il pubblico è abituato a considerarle gratuite e a scaricarle da internet senza pagare un penny.  Quali rischi per la qualità e la funzione storica della stampa? «Abbiamo bisogno – sottolinea Pedemonte - di un’informazione di qualità, libera. Bisogna salvare due cose indispensabili alla società e alla democrazia: il giornalismo investigativo che serve a controllare il potere, e il giornale come punto di incontro delle comunità e delle attività sociali».

In quest’ottica è fondamentale la funzione dell’informazione come servizio pubblico. «L’interrogativo – conclude Pedemonte - è verificare se il concetto stesso di servizio pubblico non debba essere urgentemente rivisitato, perché la nuova ecologia mediatica impone di ridefinire quali siano le cose a cui una società non può rinunciare. Perché c’è un’opinione pubblica da formare e una democrazia da salvaguardare».

 

 

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