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CHIASSO"Costretto a rubare per sfamare i miei figli"

11.10.13 - 07:23
Il grido disperato di un 61enne ticinese in assistenza che ora si vede dimezzare gli aiuti da parte dello Stato: "Ho due ragazzi che ancora sono in formazione e il Cantone considera i loro minuscoli salari come un’entrata per la famiglia"
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"Costretto a rubare per sfamare i miei figli"
Il grido disperato di un 61enne ticinese in assistenza che ora si vede dimezzare gli aiuti da parte dello Stato: "Ho due ragazzi che ancora sono in formazione e il Cantone considera i loro minuscoli salari come un’entrata per la famiglia"

CHIASSO – Sulla sua agenda ha fissato la data di mercoledì 16 ottobre come crocevia di un calvario che sta assumendo contorni grotteschi. In quel giorno, G.B., 61enne di Chiasso in assistenza, padre di due ragazzi ancora in formazione, si recherà a Bellinzona per avere un colloquio con chi da qualche mese gli ha dimezzato gli aiuti statali. “Hanno fatto errori con i calcoli. Adesso considerano i salari da apprendista dei miei due figli parte del budget famigliare. Mi pagano affitto e cassa malati, ma non ricevo più un franco per il sostentamento famigliare. Anzi, ora per ordine del Cantone devo versare ogni mese 140 franchi al mio locatario”. La situazione per G.B. è diventata insostenibile: “Addirittura qualche settimana fa sono stato costretto a rubare della carne in un negozio per sfamare i miei figli. Questo non è vivere”.    

Ristrutturazione aziendale - Tre anni fa G.B. perde il suo lavoro di carrozziere in seguito a una ristrutturazione aziendale. Dopo un determinato periodo in disoccupazione e la difficoltà nel reperire un nuovo impiego, si fa vivo lo spettro dell’assistenza. “Ci ho provato a non scivolare in quel limbo. Ho dato fondo alle mie risorse, mi sono fatto fare dei prestiti. Ma è stato tutto inutile. A un certo punto i soldi sono finiti e il padrone dello stabile ci ha sfrattati dal nostro appartamento di Melano. Ricordo ancora il giorno in cui è arrivata la polizia a farci uscire di casa. È stato umiliante. Per me, per mia moglie, per i miei figli”.

Vita da bordello – G.B., la moglie e i figli vengono trasferiti in un albergo di Capolago, scelto dallo Stato. Potranno vivere e dormire lì fino a nuovo avviso. “Di lì a qualche tempo ci hanno trasferito in un altro hotel di Paradiso. Ci siamo resi conto subito che era un posto losco. Un vero e proprio postribolo. Di notte c’era un sacco di gente che andava e veniva dagli appartamenti delle prostitute. Siamo rimasti lì un mese e mezzo”. 

Soldi contati - A metà 2012 finalmente G.B. e la sua famiglia si stabiliscono in un appartamento a pigione moderata, a Chiasso. Arriva un po’ di stabilità per lo sfortunato 61enne già alle prese con il dramma di non riuscire a reinserirsi nel mondo professionale. “Tutti fanno due conti e alla fine ti fanno capire che sei ‘vecchio’ e costi troppo”. Ma nuovi problemi sono dietro l’angolo. “Fino allo scorso agosto l’assistenza mi dava circa 500 franchi al mese. A un certo punto hanno iniziato a dirmi che c’era un errore di calcolo”. Da 500 si passa a 116 franchi mensili. “Poi qualcuno a Bellinzona ha deciso che i piccoli salari dei miei due ragazzi in formazione andavano compresi nel budget famigliare. Pazzesco, stiamo parlando di poche centinaia di franchi che servono a miei figli per coprire soprattutto le loro spese. Alla fine sono arrivati a dire che devo restituire dei soldi. Praticamente adesso sono io che dovrei versare 140 franchi al mese al mio locatario per poi mostrare la copia del bollettino di versamento al Cantone. Se non lo faccio, non mi rinnovano le prestazioni di assistenza. Niente più sussidi per affitto e cassa malati”. 

Figli senza futuro - Nella famiglia di G.B. si stanno valutando soluzioni drastiche. “Sto pensando di disiscrivere mia figlia dalla scuola infermieristica. Non posso più permettermi di pagare i 900 franchi a semestre di retta. È terribilmente scoraggiante non potere garantire un futuro ai propri figli”. G.B. attende ora l’incontro di mercoledì. “Voglio capire da dove arriva l’errore. Spero che capiscano la nostra situazione. Non si può andare avanti così, stiamo perdendo la dignità”.    

Entrate e uscite - Al di là delle possibili interpretazioni soggettive del 61enne di Chiasso c’è un dato di fatto che non va sottovalutato: e cioè che una famiglia ticinese è con l’acqua alla gola da mesi e chiede comprensione allo Stato. Per Renato Scheurer dell'Ufficio del sostegno sociale e dell'inserimento, tuttavia, le direttive  cantonali sono state rispettate, anche nel caso di G.B. e della sua famiglia. “Il sussidio di assistenza – fa notare – è concesso calcolando le entrate e le uscite dell’unità di riferimento. Quando ci sono ragazzi che vivono in casa, qualsiasi loro guadagno, anche se si tratta di una semplice paga da apprendisti, deve essere preso in considerazione come entrata”.

Minimo vitale - La legge stabilisce che in Ticino il minimo vitale per una persona singola è fissato a 1077 franchi al mese, più le spese per l’affitto e per la cassa malati. L’importo varia a dipendenza del numero di  persone che compongono la famiglia. “Bisogna considerare – afferma Scheurer – che l’assistenza  nella definizione del fabbisogno tiene conto dei costi dell’affitto, della cassa malati  e del forfait per il mantenimento. Da questo totale devono essere dedotti tutti i redditi, compresi quelli dei figli in formazione”.

Norme da applicare - Sull’eventualità che il calcolo del minimo vitale sia da rivedere, Scheurer non si sbilancia. “Le direttive riguardanti gli importi delle prestazioni assistenziali definite ogni anno dal Dipartimento della sanità e della socialità tengono conto delle norme emanate dalla Conferenza Svizzera delle Istituzioni dell’Azione Sociale che servono da termine di riferimento per garantire una certa uguaglianza di trattamento a livello nazionale”.

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