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LUGANOIl Centro Svizzero di Calcolo Scientifico certificato da Minergie

01.10.13 - 17:49
Il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico certificato da Minergie

LUGANO - L’edificio amministrativo del Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) entra da oggi nella lista degli edifici a basso consumo energetico. In occasione di una cerimonia ufficiale il Direttore dell’Agenzia Minergie della Svizzera Italiana, Milton Generelli, ha consegnato a Ladina Gilly, Direttore Associato CSCS, il certificato che attesta la costruzione dello stabile secondo i requisiti dello standard edilizio Minergie.

 

Composto da quattro piani che ospitano prevalentemente uffici e spazi comuni serventi la sala dei supercomputer e un piano interrato, l’edificio è una costruzione nuova che soddisfa i requisiti di efficienza energetica e alto comfort abitativo dello standard Minergie. Tra le principali caratteristiche che hanno permesso al CSCS di raggiungere lo standard edilizio Minergie vi è sicuramente il buon isolamento termico, garantito da un involucro prevalentemente in triplo vetro isolante, nonché da elementi costruttivi come pareti, tetto e pavimento, con spessori d’isolante da 10 a 20 cm, che consentono da un lato la riduzione a valori minimi delle dispersioni di calore e dall’altro di sfruttare al meglio gli apporti solari in inverno, diminuendo così il consumo di energia per il riscaldamento.

 

Altro requisito obbligatorio in ogni edificio realizzato secondo gli standard Minergie è un ricambio sistematico dell’aria; nel caso del CSCS si è optato per una climatizzazione ad aria con recupero di calore, che va ad affiancarsi ad un sistema di plafoni raffreddanti. Gli stessi plafoni garantiscono inoltre il riscaldamento dello stabile in inverno, oltre che a un sistema di serpentine a pavimento classico. Una pompa di calore acqua-acqua permette di fornire il calore necessario al riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. Il rendimento della pompa di calore è ben oltre la media, considerando che quale fonte di calore viene sfruttata l’acqua riscaldata dal processo di raffreddamento dei “supercomputer” e quindi sfruttando parte del calore residuo altrimenti smaltito nel lago di Lugano.

 

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