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LUGANOCome accenderemo la luce nel 2050?

22.05.13 - 10:05
Indagine dell'USI sull'energia vista dai cittadini
Come accenderemo la luce nel 2050?
Indagine dell'USI sull'energia vista dai cittadini

LUGANO - La prospettata chiusura entro il 2034 delle centrali nucleari svizzere, decisa dal Consiglio federale, chiede di ripensare completamente le strategie di approvvigionamento di energia elettrica per colmare un “buco” pari al 40% degli attuali consumi. Oltre al potenziamento delle energie rinnovabili e a un miglioramento dell’efficienza degli apparecchi elettrici, ogni cittadino sarà chiamato a riflettere sui propri consumi. Un’indagine realizzata da L’ideatorio dell’USI in collaborazione con Elettricità Svizzera italiana (ESI) e con ENERTI (Società delle aziende di distribuzione di energia elettrica in Ticino) mostra gli atteggiamenti e le percezioni dei cittadini in tema di energia.

 

Svolto presso 1’121 economie domestiche della Svizzera italiana, lo studio indica che abbiamo nei confronti dell’energia comportamenti incongruenti, riassumibili nel profilo del cittadino “sensibile ma sprecone”: nonostante una crescente attenzione a sostenibilità e risparmio energetico (il 64% degli interpellati si dichiara cosciente di sprecare energia), il singolo individuo non riesce infatti a modificare le sue abitudini, nemmeno davanti all’aumento dei prezzi (come ha mostrato l’esempio della benzina). Emblematico è il caso dell’energia ecologica certificata: il 72% degli interpellati si dice disposto a pagare di più per ricevere energia prodotta solo da fonti pulite, ma di fatto l’adesione reale a quest’opzione è tuttora molto marginale.

 

La necessità del risparmio energetico (uno dei pilastri della politica energetica prospettata), infatti, non pare un problema direttamente visibile e tangibile per il cittadino, a causa di una percezione distorta: l’energia elettrica è infatti considerata qualcosa di disponibile in modo facile e naturale e si crede che gli sprechi, o al contrario l’impegno di un solo individuo, abbiano conseguenze minime sulla problematica energetica globale. Una percezione alimentata anche dall’invisibilità delle azioni del singolo: il benessere medio presente nella nostra società non spinge a comportamenti attenti quando di fatto l’unico cambiamento visibile sarebbe la riduzione del 10% della bolletta (circa 7 franchi in meno al mese).

 

Incongruenze analoghe emergono anche rispetto al nucleare, il cui abbandono graduale è sostenuto dall’89% degli intervistati (soprattutto per evitare rischi legati a scorie, radioattività e incidenti, sia tecnici sia dovuti a catastrofi naturali o attentati). Nonostante valutino correttamente l’apporto fondamentale di questo tipo di energia, i cittadini non sono preoccupati più di quel tanto rispetto al futuro approvvigionamento perché credono alla semplice equazione sole e vento al posto dell’atomo, operando una chiara sopravvalutazione del solare e dell’eolico: mediamente pensano infatti che già oggi queste due fonti coprano circa il 10% della produzione, quando in realtà ne assicurano meno dell’1%.

 

Alla luce di tali incongruenze e degli obiettivi che la politica energetica svizzera si è prefissata, è dunque opportuno chiedersi come indurre atteggiamenti di risparmio nella società visto che la percezione gioca un ruolo decisivo nei cambiamenti e visto che, a questo livello, il problema di fatto non è visibile e nemmeno tangibile per il cittadino. Risultati efficaci potrebbero essere ottenuti creando quartieri attenti al risparmio, in cui gli sforzi adottati siano direttamente visibili in termini di soldi risparmiati: delle comunità che lottano per lo stesso obiettivo, in cui il singolo è sostenuto nella sua azione dalla visibilità dei risultati collettivi.

 

 

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