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Il contratto è di quattro mesi, ma tre sono di prova

CANTONEIl contratto è di quattro mesi, ma tre sono di prova

01.10.20 - 14:00
La denuncia del sindacato Syna: «I datori di lavoro scaricano il rischio imprenditoriale sui dipendenti»
Keystone - foto d'archivio
Il contratto è di quattro mesi, ma tre sono di prova
La denuncia del sindacato Syna: «I datori di lavoro scaricano il rischio imprenditoriale sui dipendenti»
«Se l’impresa si ritrova dinanzi a un afflusso ridotto di ospiti o addirittura a una chiusura, il personale può essere lasciato a piedi nel giro di una settimana».

BELLINZONA - Si avvicina l’inverno e con esso anche i lavori stagionali. Che quest’anno sono contraddistinti da (ancora più) precarietà, a causa della presenza del coronavirus. Le temute chiusure temporanee e le restrizioni nel settore della ristorazione e dell’alberghiera rappresentano dei rischi. Che «i datori di lavoro stanno scaricando sui dipendenti».

È la denuncia del sindacato Syna, secondo cui attualmente per la stagione invernale si stanno stipulando contratti di quattro mesi con periodi di prova di tre mesi. Questo, perché durante il periodo di prova il rapporto di lavoro può essere risolto con un termine di preavviso di soli sette giorni. «Se l’impresa si ritrova dinanzi a un afflusso ridotto di ospiti o addirittura a una chiusura, il personale può essere lasciato a piedi nel giro di una settimana».

Inoltre, pare che i contratti attualmente non indichino il grado di occupazione, che viene concordato solo a voce. «Così, però, i dipendenti subiscono forti fluttuazioni di reddito, fino alla perdita completa del salario - scrive il sindacato -. Il problema sta nella forma scritta: l’obbligo legale di continuare a percepire il salario non può essere rivendicato senza prove scritte».

Il Syna si rivolge pertanto alle autorità politiche affinché «creino un ambiente economico sicuro» nell’industria alberghiera e della ristorazione per la stagione invernale, «evitino la chiusura degli esercizi», «salvaguardino con misure di protezione i posti di lavoro» e permettano ai ristoranti di offrire più posti a sedere all’aperto ricorrendo a funghi riscaldanti, tende e altro.

Infine la richiesta ai datori di lavoro: «Non scaricate il rischio imprenditoriale su dipendenti, non utilizzate scappatoie e trucchetti legali nei contratti di lavoro, perché significa giocare con il reddito dei lavoratori».

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COMMENTI
 

comp61 3 anni fa su tio
Dove sta il problema? Contratto a ore.

Don Quijote 3 anni fa su tio
Queste sono le chiacchiere di chi in vita sua ha sempre vissuto bene grazie ai rischi degli altri. Provate voi ad aprire un'attività, iniziate a pagare le spesse fisse, l'affitto, il leasing, l'energia elettrica, le assicurazioni, i balzelli statali, ecologisti, rossi, verdi, cantonali e comunali, poi versate lo stipendio al personale anche se non avete clienti o ordinazioni o sono diminuite significativamente, in più, dovete pagare l’affitto della vostra abitazione e magari mantenere una famiglia. Cari signori del tutto è facile, smettetela di belare, le cose sono molto più complicate e l’80% delle aziende hanno meno di 10 dipendenti, non siamo tutti UBS, La Roche e compagnia bella che, oltre agli utili e riserve che sono in grado di accumulare, in caso di catastrofe arriva lo stato con il pannolino pagato dai contribuenti e dalle piccole aziende.

miba 3 anni fa su tio
Risposta a Don Quijote
Pienamente d'accordo con il tuo commento! Se fossero i sindacalisti a dover gestire determinate aziende il problema non si porrebbe nemmeno più perché avrebbero già fatto fallimento ancora prima del coronavirus. Bello stare seduti dietro una scrivania, ricevere un salario spesso troppo elevato in rapporto a quello che si fa, ed avere quindi il buon tempo per studiare come andare a scassare i marroni a chi lavora, da lavoro e soprattutto rischia

Equalizer 3 anni fa su tio
C'è poco da denunciare, non è una questione di scarico di rischio imprenditoriale, è semplicemente una questione che, se c'è lavoro ti do da fare, e se non c'è ti devo lasciare a casa, mica che i datori sono Babbo Natale, né devono sostituirsi allo stato per aiutare la cittadinanza.
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