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CANTONECattaneo: «Attenti adesso alla discesa dell'economia»

31.03.20 - 19:04
Il consigliere nazionale: «La liquidità erogata dalle banche rinvia solo il problema»
Keystone
Cattaneo: «Attenti adesso alla discesa dell'economia»
Il consigliere nazionale: «La liquidità erogata dalle banche rinvia solo il problema»
Il rischio: «È quello dei fallimenti a catena». Il rilancio: «Il turismo ticinese deve già ora pensare agli scenari dell'estate». L'eredità della pandemia: «Il lavoro a casa che migliora la vita familiare e scarica il traffico». La rinuncia? «Non la bici»

LUGANO - È un ex ciclista professionista che conosce la fatica del chilometro che precede la vetta e le insidie della discesa. Ma è anche consigliere nazionale e imprenditore nei settori più investiti dalla crisi, il turismo e la mobilità. Rocco Cattaneo assomma molte esperienze per dire la sua sull'emergenza attuale. E sul prima e il dopo che il coronavirus potrebbe imporre anche al Ticino. Il suo cambio di passo, verso nuovi progetti imprenditoriali, lo ha annunciato oggi lasciando la guida della City Carburoil dopo oltre trent'anni.  

Siamo spettatori e protagonisti di un momento che molti già definiscono epocale. Lei è più preoccupato o speranzoso?
«Io sono ottimista perché un imprenditore crede nel futuro e nelle persone. Resto fiducioso perché vedo il grande lavoro che stiamo facendo tutti. Si è scatenata una lotta positiva contro questa disgrazia, in primo luogo a livello sanitario. Non abbiamo sbagliato un colpo e sono state prese, con l'anima e col cuore, le decisioni giuste».

Certo non se ne vede la fine... o no?
«Parlando da corridore ho l'impressione invece che il Ticino stia arrivando al Gran Premio della montagna. Non siamo lontani, questione di una, due settimane. Ma poi, superato il picco sanitario, occorrerà procedere con precauzione e in discesa bisognerà stare attenti a non cadere».

C'è anche una discesa dell'economia che preoccupa. Qual è il suo pensiero?
«Durante la discesa, nelle settimane che seguiranno il picco, sarà decisivo dare ossigeno all'economia che sta veramente soffrendo. Dall'interno vedo la situazione dei piccoli imprenditori, specialmente nel ramo del turismo, ma anche i negozianti che da un giorno all'altro hanno dovuto chiudere le loro attività e ora non vedono più entrare liquidità. C'è un mondo, che ha magari protetto la propria salute, ma si trova alla canna del gas».

Berna ha erogato crediti importanti. Basterà?
«Quella è l'aspirina, ma presto servirà il ricostituente. Ciò che sta facendo la Confederazione, e anche il Cantone, non è secondo me sufficiente. La liquidità che esce dalle banche rinvia il problema. Servirà per pagare l'affitto o gli interessi, ma sono soldi che svaniscono subito. È un aiuto che va bene per superare queste settimane di stop, ma dopo occorrerà altro. Una parte di questi crediti andranno trasformati in aiuti a fondo perso. A maggio avremo una sessione straordinaria delle Camere e dovranno arrivare altri soldi».

Sennò quale potrebbe essere lo scenario?
«Altrimenti ci saranno dei fallimenti a catena e una recessione con risvolti sociali pesantissimi. Non dimentichiamo che questa chiusura, giusta, delle attività economiche ci è stata imposta dallo Stato. Non è il fallimento Swissair causato da manager incapaci o il caso dell'Ubs aiutata con denaro pubblico in prestito. Quella attuale è una situazione totalmente diversa, imposta per la salute pubblica e qualcuno deve risarcire per il danno causato».

Sarà una Pasqua mai vista, senza code al Gottardo, e anche sui mesi seguenti regna l'incertezza. Come vede il dopo per il turismo?
«Tutti gli attori del ramo si erano preparati alla riapertura della stagione con investimenti nel personale e nell'attrezzatura. Di colpo arriva la chiusura. E mi meraviglia non sentire i professionisti del turismo parlare di queste cose. Tutti sono abbacchiati, ma ora è il momento di iniziare a pensare alla ripresa. Andrebbero preparati degli scenari per giugno e luglio».

Scenari che lei come immagina?
«Bisogna già studiare un piano di rilancio e, anche, di promozione pubblicitaria per rilanciare il settore. Potrebbe anche succedere che gli svizzeri la prossima estate scelgano di trascorrerla senza viaggiare all'estero e il Ticino potrebbe beneficiarne. Ma bisogna pensarci prima. Anche con investimenti, ma senza indebitarsi troppo. Ripeto per tornare a camminare con le proprie gambe serviranno anche aiuti a fondo perso».

La pandemia potrebbe cambiare anche lo scenario professionale di molti ticinesi? A patto che ci siano occasioni di lavoro...
«Bisognerebbe riflettere sul fatto di dare più valore al lavoro da casa. Si sta vedendo che anche così si può fare molto, mantenendo anche il rapporto di fiducia con il proprio datore di lavoro. Si potrebbero flessibilizzare molto di più le presenze sul posto di lavoro. Penso al terziario, ma anche ai posti nell'Amministrazione pubblica».

Flessibilizzare potrebbe rimare con precarizzare?
«No. Invece questo permetterebbe di migliorare innanzitutto la vita familiare, ma anche di scaricare i momenti di punta del traffico privato e dei mezzi pubblici. Ma la condizione inaggirabile è che la rete fissa e mobile, che ora mostrano un po' di affanno, vengano potenziate. I Provider e lo Stato stesso devono investire».

Qual è la rinuncia che più le è costata in queste settimane... Magari l'andare in bici visto che qualcuno ha sconsigliato?
«Chiaramente non vado oggi a fare un downhill dal Tamaro. Ma gli incidenti in bici sono in gran parte causati dal traffico motorizzato che oggi in certe strade è quasi inesistente. Per cui continuo tranquillo e senza pericoli a pedalare. Che rinforza anche i polmoni».

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